
La visita ad Ankara del Ministro degli Esteri Di Maio , che segue quella ad Atene e cade un paio di giorni dopo la missione a Tripoli guidata dal suo omologo turco Cavusoglu , sarà auspicabilmente servita a far capire al nostro Governo che , indipendentemente da chi sieda a Palazzo Chigi , gli interessi prioritari italiani sono nel Mediterraneo e innanzi tutto in Libia.
Oggi Libia vuol dire Turchia e Russia, contrapposte ma destinate ad intendersi come in Siria. Direttamente o indirettamente hanno messo “gli stivali sul terreno “ e quindi sono destinate a rimanervi, né la debole missione navale europea potrà certo intimorirle. Gli assi nella manica per la futura conferenza di pace ce l’hanno loro, e in particolare gli ultimi sviluppi sembrano confermare che sia Ankara ad aver puntato sul cavallo giusto.
Quindi sussistono fortissime ragioni per cooperare con la Turchia, dato che entrambi sosteniamo il Governo di Tripoli. Ankara ci chiede una cooperazione anche nel Mediterraneo Orientale perché inevitabilmente connesso al filone libico. Per quanto più complesso da attuarsi, coinvolgendo Paesi come Egitto, Israele, Grecia e l’intera Unione Europea per via della irrisolta questione di Cipro , è imperativo saperci destreggiare in questo ambito. Il punto di partenza non può che essere il riconoscimento che per la Turchia è vitale non esserne esclusa.
Cominciamo da ciò per fare finalmente una politica estera non appiattita sugli interessi di altri partner che in questo caso divergono dai nostri come nel caso Gheddafi , ma saldamente ancorata agli interessi nazionali.