«I rischi dei contraccolpi economici della pandemia di coronavirus continuano a preoccupare il principe Carlo, la cui figura di erede al trono britannico appare ormai avviata a evolvere fino a una posizione di co-reggente: visto l’isolamento precauzionale dalla scena pubblica che la regina Elisabetta, 94 anni compiuti, dovrà continuare a osservare per chissà quanto tempo».
«Reduce dal contagio e tornato in ottima forma, il 71enne principe di Galles ha lanciato nei giorni scorsi un appello in favore delle tante istituzioni culturali del Regno minacciate di essere travolte dagli effetti del lockdown. E adesso, attraverso il suo trust, i suoi collaboratori politici, una sorta di ‘consiglieri di corte’, ha fatto trapelare sul Telegraph un allarme sul pericolo ancor più vasto che incombe a livello sociale e di disoccupazione soprattutto su milioni di giovani».
Nel testo del quasi Re, si paventa lo scenario di «una terribile spirale al ribasso in grado di alimentare nuove povertà, di lasciare più persone senza tetto, di colpire molti bambini». Detta in politica, nel silenzio dello spettinato attualmente residente al 10 di Downing Street numero 10, disagi e tensioni sociali tali da innescare un clima di proteste analogo a quello che lo stesso trust aveva denunciato nel 1976 prima della cosiddetta stagione del ‘Winter of Discontent’ sull’isola.
Il principe Carlo, in veste di capo dello Stato supplente a ricevere il presidente francese Emmanuel Macron, in visita nel Regno per gli 80 anni dello storico appello alla Bbc del generale Charles De Gaulle alla resistenza contro il nazifascismo, costretto a fare i conti con certi dati economici a cui il governo Johnson cerca di non dare rilievo, apparentemente ignorandoli.
La pubblicazione dei dati sul dopo-pandemia nel Paese da parte dell’Office for National Statistics, l’Ons, equivalente britannico dell’Istat. «Dati che indicano in 12,5 milioni le famiglie già colpite pesantemente dal lockdown e stimano in un 26% i giovani destinati nei prossimi mesi a un peggioramento delle condizioni occupazionali e economiche».