AAA – Base per missili raggio intermedio Usa cercasi, area Asia fronte Cina

Il governatore di Okinawa, isola giapponese su cui il Pentagono stava pensando di installare missili in grado di minacciare la Cina, non sembra disponibile, avverte Elvio Rotondo su Analisi difesa. Il governatore, Denny Tamaki, ha già in casa più della metà dei 50.000 militari statunitensi in Giappone e chi sa quali armamenti, e gli basta e avanza.

Okinawa o altrove, interesse Usa pronta cassa

Dopo che Trump lo scorso anno ha ritirato il Paese dal Trattato INF firmato con la Russia da una Reagan con un tale Gorbaciov, 33 anni fa e ben altre glorie e credibilità personali, ora i missili balistici o da crociera a raggio intermedio vietati in Asia, da qualche parte li devi pur schierare se vuoi davvero rompere le scatole e peggio. Ad esempio i nuovi Tomahawk versione terrestre che cambierebbero rapidamente l’equilibrio di potere nel Pacifico occidentale a favore degli Stati Uniti. L’America di Trump prima provoca poi scopre di dover inseguire. Ad esempio l’espansione dei missili  cinesi che hai liberato dai limiti e che non puoi neppure denunciare a ora possono minacciare le basi statunitensi nella regione.

Missili a parole e fatti cinesi attorno  

L’America della diplomazia a spintoni che litiga con tutti, e gli alleati asiatici Usa che iniziano ad aver paura delle mattane dell’ingombrante personaggio alla Casa Bianca. La Cina fa paura ma forse quell’ingombrante alleato ne fa altrettanta. Quello grida e rompe tutti i trattati che non ha firmato lui (neppure uno, per la storia), ma le forze militari cinesi restano le più numerose del mondo e negli ultimi anni hanno potenziato le capacità aeree, navali e missilistiche. Lo scorso anno spese ufficiali per la Difesa, +7,5%, 1,2 trilioni di yuan, 178 miliardi di dollari, «ma alcuni esperti hanno stimato che la spesa reale abbia superato i 220 miliardi di dollari», segnala Elvio Rotondo.

Inaffidabile che nessuno vuole in casa

Secondo quanto riporta il Los Angeles Times, Australia e Filippine avrebbero escluso pubblicamente di voler ospitare missili americani, «mentre anche la Corea del Sud potrebbe non offrire questa opportunità agli USA». Secondo Star & Stripes, il Pentagono ha testato diversi nuovi tipi di missili a corto e medio raggio da piattaforma terrestri, operative entro due anni, ma che nessuno sa ancora dove andare a piazzare. Nessun pacifista attorno, ma pochi si fidano delle ’estrosità’ dell’attuale ‘comandante in capo’, prima di provocare Pechino e l’opposizione interna. E i missili da crociera per ora restano su navi e aerei.

Alleati renitenti e atomiche col trucco

Gli Stati Uniti hanno un trattato di mutua difesa con Giappone, Corea del Sud, Filippine e l’Australia oltre a stretti rapporti militari con Taiwan. Potrebbero anche decidere di fare tutto di nascosto, come già spesso accaduto. Vedi proprio Okinawa, «dove centinaia di testate nucleari sono state tenute segretamente per decenni anche se la Costituzione giapponese ne proibiva la presenza sul proprio territorio», scrive Analisi Difesa e noi ci crediamo. Nel 1987 il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) di Reagan. Usa e URSS vincolati, la Cina no. Ma allora era alla fame, ora no più.

Accuse alla Russia temendo Pechino

L’amministrazione Trump strabica che si è ritirata dal trattato dopo aver accusato la Russia di sviluppare nuovi missili terrestri, ma l’occhio di Washinton guardava più ad oriente. Tensioni Usa Cina a crescere: la diffusione dell’epidemia di Covid, la repressione di Pechino a Hong Kong, le manovre militari vicino a Taiwan, la disputa di confine con l’India e la pretesa sovranità di Pechino nel Mar Cinese. Fondamentali vie d’acqua del commercio mondiale ma un arcipelago di quasi scogli nell’immensità dell’oceano Pacifico. «Funzionari e analisti affermano che la dipendenza americana da basi, navi da guerra e campi di aviazione nella regione è diventata sempre più a rischio». E adesso la minaccia potenziale sembra essersi rovesciata. E la Rajatnam School of International Studies di Singapore (molto americana) sostiene che le forze potrebbero «minacciare di sopraffare le forze americane in caso di conflitto armato».

Sospetti più che legittimi sugli interessi finanziari e industriali che si muovono dietro questa nuova corsa al riarmo ufficializzata da Donald Trump.

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