
Con la delegazione russa già arrivata sabato ad Istanbul, ora rischio vacanza. Turchia e Russia litigano e il vertice sulla Libia slitta e non si sa quando. A combinare guai, ancora una volta, il generale cirenaico-americano Haftar. Almeno così vogliono che appaia. Mosca che sostiene con soldi e armi la parte della Cirenaica, lo vorrebbe tra i protagonisti politici dopo il fallimento militare. Mentre Ankara vuole escluderlo dal tavolo negoziale. Questa la versione semi ufficiale ma dietro c’è ben altro.
Ankara cerca di capitalizzare al massimo il momento favorevole sul terreno e intende far proseguire l’offensiva militare verso Sirte e la Cirenaica per mettere Haftar all’angolo, sostiene Marco Ansaldo da Istanbul su Repubblica. A si affaccia un primo retroscena. «Tutta da discutere anche l’intenzione russa di installare due sue basi, una navale e una aerea, in Cirenaica. Un asse considerato essenziale da Mosca per potersi affacciare sul Mediterraneo, dotandosi di una prospettiva strategica capace di infastidire la Nato».
Ankara armata spende e a sua volta si espande. Al soldo turco 1.500 militari e contractors, 11 mila mercenari siriani oltre a decine di droni, blindati, artiglieria, sistemi di difesa aerea e navi da combattimento e continua a far affluire armi, mezzi e munizioni inclusi carri armati M-60, annota Analisi Difesa. Dare avere, e a quanto scrive il quotidiano filo governativo Yeni Safak, la Turchia occuperà e gestirà due basi militari in Libia: nel grande aeroporto di al-Watiya e nel porto di Misurata.
Doppio triplo gioco. «Non è da escludere che al-Watya possa venire utilizzata, forse non a tempo pieno, anche dalle forze statunitensi dell’Africa Command (Africom) dopo le intese tra Ankara e Washington dei giorni scorsi e il colloquio tra Donald Trump e Recep Tayyp Erdogan», scrive Gaiani. Washington che cerca di prendere due piccioni al costo di una sola fava: rimediare alla sgarberie reciproche Trump-Erdogan, mettere una pezza alla Nato sul fronte sud e incassare un supporto militare quasi gratis.
Era stato il ministro dell’interno del governo di Tripoli, Fathi Bashaga, febbraio scorso con guai militari allora alle porte, a offrire una base militare agli Stati Uniti ‘utile alla stabilizzazione della Libia’. Ora si concretizza il sospetto di una Turchia che torna con maggiore coerenza alle sue radici Nato. Mosca ovviamente non gradisce, e non soltanto lei. Proposta egiziana di un nuovo Consiglio presidenziale che estrometterebbe i turchi da ogni attività in Libia. Il ministro turco, «iniziativa nata morta».
Nota l’intenzione russa di installare due basi, una navale e una aerea, in Cirenaica. A ognuno il suo pezzo di Libia a uso militare, quello di Mosca con qualche problema in casa Nato. La cancellazione a sorpresa del vertice a rendere pubbliche le divergenze. L’impressione -segnala Ansaldo dal fronte turco- che la Russia abbia qualche fastidio con la Turchia verso la Cirenaica alla caccia di Haftar, senza accettare il cessate il fuoco. Troppo ‘alla Erdogan’, e la guerra in Libia prosegue verso altre sorprese.