«Tanto è costata la guarigione dal coronavirus per un cittadino di Seattle», segnala al mondo France Presse. La vicenda di Michael Flor, 70 anni, è raccontata dal Seattle Times. 62 giorni di ricovero partendo da condizioni disperate. Poi, la sorprendente guarigione. «Ora Flor è in convalescenza nella sua casa di West Seattle, dove ha ricevuto il conto dei 62 giorni nello Swedish Medical Center in Issaquah: 1.122.501,04 dollari. Ogni centesimo documentato in un ‘libro’ di 181 pagine. Spiccano i 9.736 dollari spesi per ogni giorno in terapia intensiva, i 408.912 dollari per garantire l’isolamento della stanza, gli 82.215 dollari per garantire la respirazione assistita per 29 giorni». Il 70enne ha un’assicurazione privata, che si farà carico di una quota rilevante dei costi. Altrimenti per i parenti il conto del funerale. «Mi sento in colpa per essere sopravvissuto», commenta Flor. Decine di migliaia, forse centinaia di altri come Flor senza assicurazione sono semplicemente e silenziosamente sepolti.
Apparentemente meno minacciose le scelte in controtendenza di Trump rispetto alle sensibilità del mondo verso la difesa dell’ambiente. Vedremo dopo che anche su quel fronte il prezzo in vite umane potrebbe risultare addirittura più feroce del virus. Una attenta inchiesta di Stella Levantesi sul Manifesto.
«Sotto Trump, l’EPA, l’equivalente del nostro ministero dell’Ambiente, rappresenta lo 0,2% del budget federale, il più basso degli ultimi quarant’anni». Ancor più grave è che mentre gli occhi dell’America e del mondo sono concentrati sulla crisi di coronavirus e sulle proteste contro violenza poliziesca e razzismo, «l’amministrazione Trump sta revocando centinaia di leggi di protezione ambientale dell’EPA, assicurandosi che l’azione contro la crisi climatica sia, ancora una volta, rimandata e ostacolata». «E con le elezioni in arrivo a novembre, Trump dovrà concludere rapidamente queste manovre».
Il peggio che già è stato fatto
Secondo le ricerche dei dipartimenti di giurisprudenza dell’università di Harvard e Columbia, durante l’amministrazione Trump più di 60 leggi e normative ambientali sono già state revocate e annullate e, per un totale di 100 leggi, altre 34 revoche sono ancora in corso. Allo stesso tempo, il ministero degli interni statunitense ha aumentato le concessioni di terreno per gas e petrolio, riducendo le aree protette e mettendo a repentaglio la biodiversità.
Trump ha revocato la normativa che impediva alle compagnie di carbone di scaricare i detriti delle miniere nei corsi d’acqua locali, ha annullato una legge per ridurre le sostanze inquinanti, compreso l’inquinamento atmosferico, negli impianti di trattamento delle acque reflue e ha proposto un provvedimento che possa esentare alcuni tipi di centrali elettriche dalle limitazioni sugli scarichi tossici nei corsi d’acqua pubblici. «Tra le leggi di protezione ambientale che riguardano le infrastrutture, Trump ha annullato una direttiva che imponeva alle agenzie federali di ridurre al minimo l’impatto sull’acqua, la fauna selvatica, la terra e le altre risorse naturali al momento dell’approvazione di progetti di sviluppo».
«Trump ha smantellato interi decenni di legislazione ambientale in appena tre anni, distruggendo l’eredità di protezione ambientale delle amministrazioni precedenti per la quale movimenti di cittadini, scienziati e attivisti si sono battuti per decenni. Tutte queste leggi che garantivano la protezione dell’ambiente, della fauna e flora selvatica e della salute dei cittadini americani e che Trump ha revocato non costituiscono neanche la metà del totale dei rollback ambientali completati dall’amministrazione».
Tra le leggi per la protezione degli animali, l’amministrazione Trump ha approvato delle modifiche nell’applicazione dell’Endangered Species Act, rendendo così più difficile proteggere la fauna selvatica dalle minacce a lungo termine dal cambiamento climatico, ha annullato il divieto di caccia sui grandi predatori in Alaska, ha proposto di rivedere i limiti sul numero di tartarughe marine e mammiferi marini in via di estinzione che possono essere uccisi o feriti involontariamente con reti da pesca e ha revocato una legge, varata circa 40 anni fa per proteggere gli uccelli migratori.
L’amministrazione Trump ha respinto la proposta di vietare il clorpirifos, un pesticida che causa disabilità nello sviluppo dei bambini, nonostante diversi stati americani l’abbiamo comunque messo al bando.