Statue abbattute e revisione storica. Polemiche e valori che cambiano

Franco Cardini, storico e docente universitario non sospettabile di ‘sinistrismo’, su Avvenire. «L’iconoclastia è una costante. E senza revisione (che non è revisionismo) la storia è nulla». E l’accademico Alessandro Portelli sul Manifesto «Le statue della vergogna. Celebrano il passato, ipotecando il presente».

Le statue che celebrano il passato, ipotecando il presente

Il dibattito. Non solo i gerarchi sudisti negli Stati Uniti, ma i simboli del fascismo in Italia e del colonialismo in tutta Europa. Robert E. Lee e i suoi pari non sono pericolosi perché ricordano una guerra dell’Ottocento ma perché legittimano la centralità del razzismo ancora oggi, nel terzo millennio. Alessandro Portelli sul Manifesto.
«In questi giorni, molte persone colte che non avevano visto niente di biasimevole nella distruzione o rimozione delle statue di Marx e Lenin in Europa orientale si sono sentite offese dalla rivendicazione (e dalla pratica) dei movimenti afroamericani negli Stati Uniti di rimuovere le statue dei generali e degli uomini politici del Sud schiavista».

Cardini la storia e la scuola

Da eroi a cui dedicare statue e mausolei a simboli di poteri nefasti e vergogne varie. Personaggi controversi comunque protagonisti. «Ed è fino dalla scuola che bisogna imparare a riconoscerli, anche con una diversa lettura del passato. E ciò, attenzione, non è ‘revisionismo’. È puramente e semplicemente revisione alla luce di criteri di approfondimento e di lucidità», scrive Cardini.

«Perché se la storia non è revisione -vale a dire esame e verifica continua del passato alla, luce del presente e in funzione del futuro-, allora non è nulla».

La storia che cammina e gli uomini che la fanno

«L’iconoclastia, cioè l’abbattimento dei simboli di potere o la cancellazione delle immagini, sono una costante della nostra storia; e la dimensione simbolica di tale azione non può nemmeno essere posta alla stregua di una qualche conferenza erudita». Un busto danneggiato del re del Belgio Leopoldo II rimossa da una piazza. Antichi  simboli della nazione che allo stesso tempo si sono macchiati di crimini coloniali e schiavisti.

Storia e personaggi in bianco e nero

Cardini riassume la contraddizioni di molti dei personaggi attualmente contestati, senza sconti. «A Londra una statua di Winston Churchill è stata imbrattata con uno scritta che accusa lo statista inglese di essere stato un razzista, il che è noto è comprovato: Churchill definiva ‘bestie’ gli indiani e diceva che gli espropri dei Nativi americani e degli aborigeni australiani erano giustificati dalla necessità del trionfo della razza bianca». Peggio quando durante la Seconda guerra mondale non permise alle derrate alimentari di raggiungere il Bengala, sotto il controllo britannico, «un’azione che portò alla morte di quattro milioni di persone».

Il troppo che la storia non insegna

«Eppure per gli inglesi Winston Churchill significa la vittoria contro il nazifascismo: ecco che, dinanzi all’assenza di una memoria condivisa e al fenomeno per cui l’eroe secondo alcuni è un aguzzino secondo altri». Ancora meno sul Re belga Leopoldo II. I meno giovani tra noi ricordano ancora sull’Atlante il ‘Congo belga’. «La Force Publique, esercito privato sotto il comando di Leopoldo, terrorizzava gli indigeni per farli lavorare come manodopera forzata per l’estrazione delle risorse. Il mancato rispetto delle quote di raccolta della gomma era punibile con la morte. Le punizioni corporali, comprese crudeli mutilazioni, erano ordinarie. I miliziani della Force Publique erano tenuti a fornire una mano delle loro vittime come prova che ‘giustizia era stata fatta’».

Purificazione della memoria

Papa Giovanni Paolo II  quando aveva chiesto al genere umano perdono per i delitti dei cattolici nella storia. Lui per i cattolici, ma il messaggio riguardava tutti. Pochi l’hanno fatto, e ora in larga parte del mondo comandano i negazionisti. «Troppo comodo, anche nelle scuole, continuar a condannare genericamente il colonialismo senza conoscerlo e senza studiarlo, fingendo di non sapere che esso fu parte della marcia verso il ‘progresso’ e l’arricchimento dell’Europa liberista».

«Non esistono crimini ‘condannabili’ e crimini ‘giustificabili’: i crimini sono crimini e basta».

Verifica continua del passato

«Ed è fino dalla scuola che bisogna imparare a riconoscerli, anche con una diversa lettura del passato. E ciò, attenzione, non è ‘revisionismo’. È puramente e semplicemente revisione alla luce di criteri di approfondimento e di lucidità. Perché se la storia non è revisione – vale a dire esame e verifica continua del passato alla, luce del presente e in funzione del futuro –, allora non è nulla», conclude Cardini.

Re Leopoldo II e il Congo Belga

Obelischi e statue non ricordano ma esaltano

Più severo Alessandro Portelli, ordinario di letteratura angloamericana alla Sapienza. «Una statua, un obelisco, il nome di una strada o di una piazza non servono a ricordare che queste persone sono esistite ma a celebrarle». «Non ci sono statue di Hitler in Germania. Eppure se lo ricordano benissimo». «Un monumento esiste perché qualcuno l’ha eretto, e l’ha eretto con qualche intenzione: è un messaggio, un segno di quelle intenzioni». «La memoria non è semplicemente il deposito di un tempo passato, di un’epoca conchiusa, ma una forza attiva nel presente».

«Queste icone congelano la storia in un passato monumentale e negano tutta la storia che è venuta dopo».

Tags: razzismo
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