Fascisti su Marte, Casapound e ultras neri a Roma

Neofascismo. Ordinato il sequestro preventivo del quartier generale di via Napoleone III, a Roma. Nella foto a seguire la facciata del palazzo occupato abusivamente da 17 anni (tra molte vergogne politico giudiziarie), dopo la rimozione della scritta littoria con il nome dell’organizzazione. Sabato ultrà neri a Roma, «dalle curve alle piazze» contro il governo «globalista» al Circo Massimo.

Legalità ‘sofferta’  17 anni e neppure certa

Provvedimento di sequestro preventivo dello stabile di via Napoleone III, occupato il 26 dicembre 2003 da Casapound Italia (Cpi) nel quartiere romano dell’Esquilino. Atto richiesto dalla Procura nell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata all’istigazione all’odio razziale e all’occupazione abusiva. 17 anni a rifletterci per finalmente scoprire che i fascisti auto dichiarati di Casapound erano veramente fascisti, che violavano quindi la legge che vieta la ricostituzione del Partito fascista, e che occupavano senza pagare un soldo un intero palazzo, rubando milioni, tanti, allo Stato. Oltre alla denuncia presentata dall’Anpi per ricostituzione del partito fascista e dall’agenzia del demanio per danno erariale, l’imputazione è anche di uso della violenza nella lotta politica. Gli indagati sarebbero sedici e della lista farebbero parte i vertici nazionali dei «fascisti del terzo millennio», elenca Giansandro Merli:

Gianluca Iannone (fondatore e presidente), Andrea Antonini (vicepresidente) e Simone Di Stefano (segretario nazionale). Il provvedimento dovrà essere notificato dalla polizia giudiziaria agli interessati. A quel punto l’ordine di sgombero diventerà esecutivo, ma l’azione dovrà comunque passare per la prefettura e il comitato tecnico per l’ordine e la sicurezza.

Se 17 anni vi sembran pochi: sgombero difficile

Difficile prevedere i tempi dello sgombero, che oltre a essere legato alla vicenda giudiziaria dipenderà anche da decisioni politiche, ed è questo che alla fine suscita qualche preoccupazione nei denuncianti. «Il quartier generale di via Napoleone III ha sicuramente un peso simbolico e politico molto grande, ma è ormai solo un pezzo di un’organizzazione che, a 17 anni dalla prima occupazione, è molto più complessa», segnala il Manifesto.

Casapound è diffusa in diverse città, ha centinaia di militanti, esponenti inseriti in alcune amministrazioni locali (come il municipio di Ostia o il comune di Bolzano). Intorno alla sua galassia ruotano il Primato Nazionale, giornale online e mensile cartaceo, e la casa editrice Altaforte. Oltre alla vicenda specifica dello stabile, quindi, sarà importante capire quale ampiezza e profondità hanno le indagini sull’organizzazione nel suo complesso.

Applausi antifascisti ma senza illusioni

«Soddisfazione per il sequestro preventivo, ora sciogliere tutti i gruppi fascisti», chiede l’Associazione partigiani di Roma nelle celebrazioni per il 76esimo anniversario della Liberazione della capitale. Anpi che denuncia anche la recente occupazione di Cpi a Ostia, in via delle Baleniere (tutti distratti, forze di polizia a magistratura da quella parti?). Un non casuale sincronismo con il sequestro romano, e ipotesi diffusa, un tentativo di «exit strategy dell’organizzazione». Una sede abusiva dopo l’altra. Quello che ancora non è chiaro, è come sia stato possibile che nel mezzo del lockdown, in un territorio battuto a tappeto dai controlli delle forze dell’ordine, sia stata occupata un’area militare (a Ostia) e perché la denuncia sia arrivata solo il 28 aprile, diversi giorni dopo l’ingresso degli occupanti.

Storiaccia nera e imbarazzi  

L’intervento di sgombero –per ora ancora formale- dei Casapound Esquilino, litigato tra sindaca 5 stelle, «momento storico per la città», e il Pd che applaude a magistratura e forze dell’ordine. Intanto a destra nessuno difende esplicitamente Cpi, ma esponenti locali di Fratelli d’Italia e Lega rilanciano sullo sgombero delle occupazioni abitative e dei centri sociali. Tralasciando, però, le gravi accuse della procura, che vanno ben oltre oltre il tema dell’abusivismo: «L’associazione a delinquere finalizzata all’odio razziale». C’è un precedente che in qualche modo sembra anticipare questa vicenda: il sequestro disposto dalla procura di Bari della sede di Cpi del capoluogo pugliese e confermato in Cassazione. In quel caso le accuse erano di riorganizzazione del partito fascista e base operativa di raid squadristi. E quella era una sede affittata e non rubata.

Ultrà neri a Roma contro il governo «globalista»

Appello «dalle curve alle piazze» che chiama a raccolta l’estrema destra sabato pomeriggio al Circo Massimo di Roma. Tra i primi a sottoscriverlo la Brigata Leonessa del Brescia, legata al network del Veneto fronte skinheads e gli ‘Ultras Lazio’ filiazione diretta degli Irriducibili dopo lo scioglimento del gruppo in seguito all’omicidio di Fabrizio Piscitelli, «Diabolik», noto criminale romano assassinato nello scontro per il controllo dello spaccio. L’appello «dalle curve alle piazze» è stato lanciato sui social e attraverso un video, denuncia Guido Caldiron.

Laziali Diabolik e negazionisti Antivirus

«Giunto il momento di ribellarsi e innalzare il tricolore», contro coloro che «ci hanno messo prima le catene ed ora pure la museruola (la mascherina» e che «con la scusa della pandemia chi hanno arrestato e chiuso in casa per settimane». Infine, attraverso lettere inviate a testate locali online e a siti dedicati al calcio, i contorni nell’iniziativa sono emersi chiaramente come il tentativo di una parte dell’estrema destra di manifestare contro quello che viene definito come un «governo schiavo di consorterie economico finanziarie sovranazionali, legato al capitalismo finanziario globalista, che avrebbe instaurato niente meno che una deriva dittatoriale».

Ultrà del calcio ma non solo

A firmare l’iniziativa, «Ragazzi Italiani», sigla volutamente generica dietro cui si celano alcune sigle di destra del mondo degli ultrà del calcio. Presentato inizialmente come «la manifestazione degli ultras», l’appuntamento romano appare come uno dei molti segnali di risveglio della destra radicale che sta accompagnando la fine del lockdown, mentre in quest’area politica si moltiplicano i segnali di crisi e di ricomposizioni in corso. «Dall’annuncio dello sgombero di Casa Pound alla crisi che attraversa Forza Nuova, con gruppi di ex militanti alla ricerca di una casa comune, dalle proteste organizzate nella capitale il 30 maggio sotto l’insegna di «Marcia su Roma» alle piazze complottiste dei Gilet Arancioni».

Complottisti neri o arancioni unitevi

L’appello per manifestare a Roma ha raccolto soprattutto il sostegno di gruppi ultrà da sempre vicini alla militanza neofascista, a partire dalla Brigata Leonessa del Brescia, network del Veneto fronte skinheads e agli Ultras Lazio, rilanciato dalla «Voce della Nord». Con loro, ultrà notoriamente neri come quelli del Verona, del Varese e dell’Ascoli, ma si annunciano delegazioni anche di Juventus e Roma. Resta da capire se all’appello risponderanno o meno anche i diversi gruppi della destra radicale. Nel frattempo, l’Anpi provinciale ha chiesto a Prefetto e Questore di Roma «che venga impedita la manifestazione pericolosa ed eversiva» dei neofascisti.

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