‘Epidemic Intelligence’, anche i servizi segreti contro il nemico virus

«L’allarme coronavirus pare (condizionale d’obbligo) fosse stato diramato forte e chiaro. Purtroppo, pare (sempre condizionale) che la gran parte dei governi abbia fatto orecchie da mercante». Eugenio Santagata, Andrea Melegari, specialisti prudenti, ne scrivono in Cyber, su Analisi Difesa.

Covid-19 non un fulmine a ciel sereno

«Gli unici a dare l’allarme sono stati le agenzie di intelligence di molti paesi del mondo. Insomma, secondo molti esperti, la pandemia CODIV-19 non deve essere confusa con un fulmine a ciel sereno che ha folgorato le leadership mondiali».

Spie avvertire e mondo in mutande?

No, politici superficiali o incapaci o disattenti o le tre cose assieme.  «Secondo “The Washington Post” la Casa Bianca ha ricevuto i primi segnali di “allarme rosso” già il 3 gennaio scorso. Avvertimenti precisi (e super segreti) che la CIA e l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale americana hanno continuato a fare risuonare nelle settimane successive fornendo informazioni precise sulla diffusione del virus in Cina e sulla campagna di disinformazione delle autorità cinesi impegnate a minimizzare la serietà del pericolo».

Non solo Trump e Cia a sapere

«Appare sensato immaginare che Trump non fosse il solo leader mondiale a conoscenza della situazione». Non è un segreto che la CIA e le altre agenzie di intelligence mondiali  hanno sempre prestato grande attenzione alla minaccia biologica. Perché i germi non rispettano le frontiere e -naturali o creati- possono avere veloce impatto globale, precisano i due specialisti del settore che possono anche avere interessi diretti sulla materia ma che sanno di cosa parlano.

Arsenali biologici arma a doppio taglio

Pochi i Paesi che sarebbero detentori di arsenali biologici, ma troppo facile farlo e quasi impossibile distinguere tra una ricerca biologica finalizzata a curare o ad uccidere. «Lo stesso team di ricercatori, le stesse attrezzature possono essere utilizzati per entrambi gli scopi. Probabilmente, a livello globale, la maggior parte dei laboratori farmaceutici possiede know-how e mezzi per produrre e diffondere (magari involontariamente a causa di un incidente) un’arma letale».

Arma veloce ed invisibile

Superbatteri che possono diffondersi silenziosamente e colpire uomini, animali, vegetali, e senza bisogno di un messile per colpire un eventuale nemico. «Arma efficace, costo limitato, trasmissione semplice e impatto sociale devastante». I tecnici spiegano che, nella maggior parte dei casi, i virus hanno origine naturale, ma pochissimi governi hanno investito su sistemi di bio-sorveglianza. Salvo adesso, Covid ancora in corso, sperando in un vicino a certo ‘dopo’.

Il ‘Che fare’ come sempre incerto

Da subito, una «Epidemic Intelligence». Con tre elementi cardine di questa nuova branca dell’intelligence.

1, arricchire l’organico degli specialisti CBRN (Chemical Biological Radiological Nuclear). 2, la rete di sensori dedicati alla raccolta di dati (collection) dalle organizzazioni sanitarie senza dimenticare i dati veterinari, vista l’elevata trasmissibilità verso l’uomo di molti virus di origine animale. 3, ‘fonti aperte’ dai social ai satelliti a scoprire città chiuse, inquinamento  in calo improvviso, e poi leggere i paper scientifici.

Più occhi e più testa

«I segnali deboli degli ultimi 5 anni sul COVID-19 sono tantissimi, e tutti contenuti su fonti aperte», sostengono i due autori. Nel frattempo, potenziare le organizzazioni sanitarie, i laboratori di ricerca delle case farmaceutiche. Oltre a una buona ‘Epidemic Intelligence’. E forse, da parte dei nostri leader, di una maggior capacità di percepire gli allarmi lanciati dalle strutture di sicurezza e difesa nazionale, ma qui le parole usate sono in americano.

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