
No, politici superficiali o incapaci o disattenti o le tre cose assieme. «Secondo “The Washington Post” la Casa Bianca ha ricevuto i primi segnali di “allarme rosso” già il 3 gennaio scorso. Avvertimenti precisi (e super segreti) che la CIA e l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale americana hanno continuato a fare risuonare nelle settimane successive fornendo informazioni precise sulla diffusione del virus in Cina e sulla campagna di disinformazione delle autorità cinesi impegnate a minimizzare la serietà del pericolo».
«Appare sensato immaginare che Trump non fosse il solo leader mondiale a conoscenza della situazione». Non è un segreto che la CIA e le altre agenzie di intelligence mondiali hanno sempre prestato grande attenzione alla minaccia biologica. Perché i germi non rispettano le frontiere e -naturali o creati- possono avere veloce impatto globale, precisano i due specialisti del settore che possono anche avere interessi diretti sulla materia ma che sanno di cosa parlano.
Pochi i Paesi che sarebbero detentori di arsenali biologici, ma troppo facile farlo e quasi impossibile distinguere tra una ricerca biologica finalizzata a curare o ad uccidere. «Lo stesso team di ricercatori, le stesse attrezzature possono essere utilizzati per entrambi gli scopi. Probabilmente, a livello globale, la maggior parte dei laboratori farmaceutici possiede know-how e mezzi per produrre e diffondere (magari involontariamente a causa di un incidente) un’arma letale».
Superbatteri che possono diffondersi silenziosamente e colpire uomini, animali, vegetali, e senza bisogno di un messile per colpire un eventuale nemico. «Arma efficace, costo limitato, trasmissione semplice e impatto sociale devastante». I tecnici spiegano che, nella maggior parte dei casi, i virus hanno origine naturale, ma pochissimi governi hanno investito su sistemi di bio-sorveglianza. Salvo adesso, Covid ancora in corso, sperando in un vicino a certo ‘dopo’.
Da subito, una «Epidemic Intelligence». Con tre elementi cardine di questa nuova branca dell’intelligence.
«I segnali deboli degli ultimi 5 anni sul COVID-19 sono tantissimi, e tutti contenuti su fonti aperte», sostengono i due autori. Nel frattempo, potenziare le organizzazioni sanitarie, i laboratori di ricerca delle case farmaceutiche. Oltre a una buona ‘Epidemic Intelligence’. E forse, da parte dei nostri leader, di una maggior capacità di percepire gli allarmi lanciati dalle strutture di sicurezza e difesa nazionale, ma qui le parole usate sono in americano.