F-35 versione navale dati all’aeronautica, pasticcio all’italiana, guerra interna e ministro silente

«Negli ultimi anni, pur di fronte una guida politica ‘non molto attenta allo strumento militare’ – scrive il Comandante Renato Scarfi, Capitano di vascello ora a riposo- erano stati salvaguardati gli equilibri professionali negli organi interforze e la pianificazione dell’ammodernamento tra le varie armi». Ieri. Adesso non più, è la denuncia da parte della Marina a cui starebbero tagliando le ali.

F-35 versione navale all’aeronautica

Il primo scossone a questo delicato equilibrio, faticosamente raggiunto nel corso degli anni, è avvenuto lo scorso gennaio, con la decisione di assegnare all’Aeronautica i caccia F-35B (versione navale) destinati ovviamente alla Marina. Una decisione decisamente strana, dato che tali aerei hanno un’autonomia inferiore rispetto all’F-35A, già in uso dell’Aeronautica. Una versione, quella navale progettata per le esigenze della Marina che con le sue portaerei, si trova immediatamente in area di operazioni e i cui velivoli non sono costretti a lunghi percorsi per raggiungere l’obiettivo, come invece quelli dell’Aeronautica, destinati a raggiungere la zona operativa da una base su terraferma.

Proditorio attacco aeronautico

Difficile capire il perché dell’improvvisa decisione non concordata o pianificata tra le due Forze Armate di dirottare verso l’Aeronautica i velivoli a decollo corto e atterraggio verticale, sottraendoli alla Marina, a meno che non si vogliano far decollare tali velivoli da basi con piste estremamente corte ma molto molto larghe, come nella famosa barzelletta (il pilota per traverso sulla pista che fa confusione). Sarebbe quasi da ridere se non si trattasse di una scelta che compromette gravemente l’operatività delle portaerei. Una scelta contro l’interesse della Difesa nel suo complesso, dato che togliendo i velivoli alla Marina si dilaziona, appunto, il raggiungimento della capacità operativa delle nostre portaerei.

L’assordante silenzio ministeriale

Un fatto, grave, che non ha mancato sollevare numerose reazioni da parte di numerosi esponenti del mondo militare. Un fatto che, da solo, avrebbe dovuto suggerire un intervento chiarificatore da parte di chi guida politicamente il Dicastero. Ma l’assordante e silenzio del titolare della Difesa non ha fatto altro che permettere che lo scontro in atto dietro la porta accanto diventasse ancora più profondo.

Stato maggiore difesa senza marinai

È di questa settimana la notizia che dai mezzi aerei la contrapposizione si sarebbe spostata alle persone, con la sostituzione (anche questa sembra non concordata) di due Ammiragli in servizio allo Stato Maggiore della Difesa. Uno di questi, in aperto dissenso contro l’atteggiamento ‘poco interforze’ dell’attuale vertice, avrebbe deciso di rassegnare le dimissioni. Alcuni analisti ipotizzano anche una profonda rivisitazione del bilancio ordinario della Difesa, a favorire l’Aeronautica e penalizzare pesantemente sia la Marina che l’Esercito. Scelte che sembrano più il frutto di una rivalsa punitiva che il risultato di un ragionamento strategico ponderato.

Marina senza copertura aerea e politica?

Tutto ciò accade mentre le missioni navali italiane nel mondo tendono a crescere (Missione Ue di embargo armi alla Libia, ad esempio, e antipirateria ormai anche sull’Atlantico). Ciò nonostante, lo scontro interno a livello interforze non sembra aver provocato alcuna reazione o intervento da parte di chi ha la responsabilità politica della Difesa. Una reazione ormai indispensabile per evitare che, scelte incaute, apparentemente dettate da interessi di parte, possano danneggiare la funzionalità delle forze armate nell’interesse della sicurezza nazionale.

Tags: difesa F35 marina
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