
Che fare? Si è chiesta tenace. Mai perdere tempo. Per prima cosa ha deciso di scrivere il libro della vita. Poi un giallo in cui l’investigatrice era una furbissima giornalista che le somigliava un sacco, il poliziotto aveva le fattezze del geometra Sorichilli e il serial killer somigliava fortemente al signor Cerbetti. Poi, stremata dalle file alla Coop, dall’appuntamento tragico con la conferenza stampa di Borrelli, dal dover mettere la bandiera tricolore, togliere la bandiera tricolore, mettere l’inno di Mameli, togliere l’inno di Mameli, mettere Azzurro e poi Finché la barca va, ha scelto i social. Definitivamente.
Siamo in guerra. E in guerra si combatte sulle chat. Così ha scritto al suo eroe vendicatore di torti virtuali e teorico della delazione come valvola di sfogo della democrazia sana, nonché compaesano e geometra. Sorichilli, per l’appunto. Insieme hanno scatenato l’inferno. Hanno comprato anche un drone per meglio visionare i concittadini pregiudicati e spregiudicati, hanno attivato una linea diretta con i vigili urbani e spammato in lungo e largo ogni loro diretta a tema su facebook.
La signora Cerbetti è diventata una star della contestazione a punti esclamativi sparati a raffica, la regina del VERGOGNATEVI tutto maiuscolo e, in virtù di questo successo politico-mediatico basato sul: vi siete mai chiesti.. , ha dichiarato alla Gazzetta di Siena: “Codesto lockdown è stato il periodo più felice della mia vita. Mi ha aiutata a riscoprire i valori veri e non effimeri, il controllo dei malfattori runner e degli spacciatori di cani, l’inutilità delle botteghe ormai sostituite brillantemente da Amazon in lungo e largo. La necessità di battersi per rendere Google luogo di sapienza protetto dall’Unesco e valido come laurea in virologia, in postitologia applicata ai saperi casuali, in fisica tantistica e quantistica, in poetica dantica, in tuttologia superba e rimata, in direttologia facebookiana e instagramiana kantiana. Insomma in quel che vuoi…
E poi l’amore.
Ho scoperto che si celano nella rete dei pesci di gran lunga più interessanti di quelli che ricordavamo nella metafora dei pani e dei pesci. Altro che amor cortese, ho scoperto la lussuria del sexting, la bellezza narcotica del geometra Sorichilli che mi ha reso partecipe della sua ricerca spirituale, in una sera piovosa di primavera, tra la fase uno e la fase due, mentre il signor Cerbetti netflixava a caso e la signora geometra era andata in visita di cortesia presso la sorella del ragionier Colosimo, figlio unico.
E ora? Ora non so. La vita è cambiata. Un po’ mi spaventa questo ritorno alla normalità, noiosa, visto che non posso più denunciare i vicini. Ma ho messo la mascherina chirurgica appesa allo specchietto retrovisore, al posto dell’arbre magique. E mi sembra un bel modo per celebrare la vita.
Scriva tutto quello che le dico. Non facciamo censure e nemmeno fake news. Come si scrive? Così: effe, u, ci, kappa, spazio, news… ma dove vi prendono a fare i giornalisti? Attenzione che chiamo il suo direttore che è anche impiegato nell’agenzia di Sorichilli eh…”
Di contro il barbiere è rimasto col rasoio affilato e inutilizzato. Avrebbe potuto battersi, ha preferito tacere. Più volte denunciato dalla Cerbetti per le sue passeggiate filosofiche, utili per la pressione e per mettere in ordine le idee, non ha mai replicato alle delazioni. Le uniche parole che sono state catturate durante un tramonto ventoso sono state queste: “Hai presente il virus? Agisce nella storia con una forza invisibile ed enorme. Secondo me il linguaggio umano è una forma di virus. Qualche coronavirus strano che millenni fa si è impadronito della nostra specie animale trasformandola in quello che siamo. Devastando l’anima e occupando per generazioni e generazioni i nostri esseri, trasformandoci in androidi guerrieri in nome di chissà quale Dio”.
In quel momento è passata in macchina la signora Cerbetti, col suo amante. Ormai viaggia in macchina anche per fare venti metri per non contagiarsi. E ha coperto casa di plastica, non solo i divani del salotto buono. Alla faccia di Greta! Dice ogni volta e specifica che si può essere verde anche senza impiccarsi in una difesa antistorica dell’ambiente, dei boschi e della natura.
Il barbiere soave: “Quando la sconfitta è evidente occorre saggiamente prenderne atto, scegliendo il silenzio. Il deserto. Solo azzerando tutto, forse, potremo tornare a essere vivi”. E lentamente si è avviato verso la sua casetta di pietra e fiori. Salutando noi che ci aggiriamo sereni nella valle, l’amico furtivo con mascherina, seduto sulla panchina da solo. O il canetto che gli fa le feste.
Non riaprirà il barbiere alchimista di campagna. Il domani è delle Cerbetti, ha detto ridendo. Poi ha aggiunto beffardo: ma chissà… La storia è fatta anche di certezze assolute che si sono infrante sul futuro. Di eroi sovversivi e anonimi, inimmaginabili, che non si sono arresi, che quando tutto sembrava perduto hanno saputo trovare una strada. Senza enfasi, task force e rulli di tamburi. Nel silenzio.