Contro virus globalista vaccino sovranista?

Perché il nazionalismo rischia di rallentare la lotta al coronavirus, si domanda di Giulia Belardelli sull’Huffington Post. Trump punta sull’America First compra tutto, Xi sugli scienziati del Dragone. Dietro il caso Sanofi

Altro che Covid, la vera guerra è sul vaccino

L’America First di Donald Trump col vaccino salvavita che ancora non c’è ma che dovrà essere mio perché sono più groppo potente e ricco. Poi, ad esempio la Cina di Xi Jinping, che punta a far diventare il suo Paese-continente, da prima origine del virus a salvatore del pianeta col vaccino salvatutti.  «In mezzo ci sono l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unione Europea e le tante istituzioni che invocano una stretta collaborazione per far sì che la corsa al vaccino non si trasformi in una gara tra Stati».

Grandi Nani e noi piccola gente

«Sullo sfondo ci sono i comuni mortali, che si affannano a rispettare le distanze di sicurezza e far quadrare i conti, sperando che presto arrivi il vaccino, panacea di questa crudele pandemia».

Corsa al vaccino e spietati nazionalismi

«Il guaio è che la corsa al vaccino ha già preso i tratti di una competizione spietata, intrisa di nazionalismi», ammonisce Belardelli. Ricordate le crisi e le denunce per spedizioni di mascherine bloccate alle frontiere? Proviamo a immaginare una quantità di vaccini veramente salvavita che va verso un solo Paese?  Tutti noi e il coronavirus  cancellati assieme a colpi di bombe atomiche.

Business is business, realtà criminale

La vicenda della casa farmaceutica francese Sanofi che dice al mondo, chi paga prende, e la valuta privilegiata per la multinazionale è il dollaro Usa. Macron fa il boy scuout, “Un vaccino deve essere sottratto alla legge del mercato”. La Commissione Europea insegue: “Si tratta di un bene pubblico, il suo accesso deve essere equo e universale”.

Tutti a non dirci perché oggi l’eccellenza della ricerca scientifica non è più nelle università ma in azienda private. Un po’ come la sanità lombarda tra pubblico e privato.

Il cinismo della politica negli affari

«Ma business is business, come ha ammesso candidamente il presidente di Sanofi France, Olivier Bogillot». Affermazione abbastanza disumana e meschina, ma l’America First di Trump non è forse la stessa cosa?  Peggio, sul fronte Usa, il legittimo sospetto che tanto accanimento presidenziale sul vaccino sia più una rincorsa alla rielezione che a risparmiare un po’ di vite, dopo quelle briciate da stupide spacconerie dell’incapace.

Operazione Warp Speed

«È in questa cornice che nasce l’operazione Warp Speed, il piano con cui la Casa Bianca vuole ottenere il suo Santo Graal con una deadline ben precisa: 100 milioni di dosi a novembre e altri 200 milioni da distribuire nei due mesi successivi negli Stati Uniti». Umanitarismo ritrovato? No, rielezione. «Il piano dovrebbe essere annunciato dalla Casa Bianca nei prossimi giorni, ma intanto la prestigiosa rivista scientifica Science ne ha svelato a grandi linee il contenuto».

14 progetti di vaccino

 «La commissione di Warp Speed ha già selezionato 14 progetti di vaccino “promettenti per profilo di sicurezza e velocità di produzione su larga scala”, con l’intenzione di ridurre ulteriormente la lista a 8 entro luglio». Scienza finalmente al comando anche con l’isterico Trump? Manco per ridere. «Non ci sarà spazio per i progetti made in China, anche se 4 degli 11 prototipi in fase di sperimentazione sugli esseri umani sono cinesi». Versione ritoccata dell’America first, “mettiamoci in sicurezza noi per poter mettere in sicurezza gli altri”. Insomma, anche qualche dose extra di vaccino per il mondo.

Il Mondo di Trump senza la Cina

«Va da sé che in quel “mondo” non rientra la Cina, nemica giurata di Donald Trump fin da tempi non sospetti, quando ciò che faceva paura agli economisti era la guerra commerciale, e non ancora una pandemia».  

Usa-Cina remake di Usa-URSS

«Tra Stati Uniti e Cina sta andando in scena qualcosa di molto simile alla competizione tra Usa ed ex Urss per la corsa allo spazio», scrive il Financial Times. Una nuova Guerra Fredda con a capo dei protegonistri, certamente uno, da far paura. «In mezzo a questa gara ci sono i Paesi europei e l’Oms, che stanno cercando di mantenere viva l’opzione multilaterale con una serie di vertici di raccolta fondi».

Vaccino sovranista e reazionario

«Il nazionalismo applicato ai vaccini, rischia di rallentare la lotta al coronavirus», denuncia sempre il Financial Times. Ma i precedenti ricordati da Giulia Belardelli sull’HoffPost, non promettono nulla di buono.  L’influenza suina del 2009, quando i Paesi più ricchi del mondo quasi si azzuffarono per firmare accordi con le case farmaceutiche, lasciando le nazioni più povere in coda alla lista.

Scott Gottlieb, primo direttore della Food and Drug Administration sotto Trump:

«Pensare che i Paesi possano condividere un vaccino prima di aver soddisfatto i propri bisogni locali è pura utopia». E la nazionalizzazione, a Washington, sembra un fatto inevitabile.

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