
A sera, infatti, è il presidente Ashraf Ghani ordinare di riprendere l’offensiva delle forze di sicurezza contro i taleban e gli altri gruppi fondamentalisti.
L’annuncio di Ghani è l’epilogo di una giornata aperta questa mattina a Kabul con l’attacco di un commando di jihadisti: nel mirino dei terroristi il reparto gestito da Medici senza frontiere all’interno del Barchi national hospital. Il quartiere Dashti Barchi della capitale è abitato dagli Hazara sciiti ed è già stato teatro di attentati. Nella struttura, ieri mattina, era in visita il viceministro della Salute.
«C’è stata una esplosione all’entrata e uomini armati hanno fatti irruzione nell’ospedale», ha riferito in seguito Marco Puntin di Emergency, organizzazione da anni presente a Kabul e che ha accolto alcuni dei feriti. Almeno tre gli assalitori che, secondo Reuters, indossavano uniformi da poliziotto. Pesantissimo il bilancio di una strage fra le corsie dell’ospedale e la sala parto durata alcune ore: 16 persone sono morte – numerose donne, un bambino, almeno due neonati, infermiere e un membro delle forze di sicurezza – e numerosi i feriti. Le vittime avrebbero potuto essere molte di più, se le forze afghane non avessero tratto in salvo oltre 100 persone, in gran parte donne e bambini, oltre al personale sanitario.
Sangue e morte anche nell’Afghanistan orientale. Un kamikaze si è fatto esplodere durante un funerale nella provincia di Nangarhar: almeno 24 morti e 68 feriti il bilancio di questa seconda strage. L’attacco kamikaze è avvenuto mentre una gran folla stava dando l’ultimo saluto a un comandante delle forze dell’ordine. Oltre alla dura reazione del governo afghano, da registrare la condanna delle Nazioni Unite che con la missione Unama hanno espresso «choc e repulsione» per il duplice attacco, chiedendo che i responsabili vengano consegnati alla giustizia.