
«Una mini Baia dei Porci. Un goffo tentativo, ancora tutto da chiarire, di sbarcare sulla costa caraibica di La Guaira, nord del Venezuela», scrive Daniele Mastogiacomo dall’America latina su Repubblica. «È stato respinto dalla Marina e dai reparti speciali del Faes, il braccio antiterroristico creato da Nicolás Maduro. Da sabato notte si rincorrevano voci su un presunto piano portato avanti da un gruppo di 300 mercenari addestrati in Colombia e da qui partiti, con il sostegno Usa, verso Macuto, località balneare a 30 chilometri da Caracas». 300 arruolati, soltanto 30 allo sbarco suicida, sembrerebbe. Con l’americano al comando, ovviamente.
«Stiamo attaccando dalla Colombia, ci serve il vostro aiuto». Appello alla rivoluzione o controrivuluzione interna, come fu con Cuba, stesso finale. Allora, aprile 1961, all’armi via radio, adesso video WhatsApp. L’ex ufficiale della Guardia Nazionale venezuelana, Javier Nieto Quintero e l’ex ‘Green Beret’ Usa, Jordan Goudreau, hanno annunciato l’avvio della “Operation Gideon” per abbattere il governo di Nicolas Maduro.
Sui risultati della nuova ‘Baia dei porci’ versione venezuelana, stesso formato (possibili stessi mandanti), la versioni contraddittorie raccolte dall’agenzia Ap con molti dettagli su un’operazione che tuttavia alla fine era naufragata. Uno sbarco, sostenuto dalla ribellione della popolazione locale che si sarebbe conclusa con l’arresto di Maduro, nelle intenzioni. Finito male.
«E di naufragio, stando alle dichiarazioni del ministro degli Interni e della Giustizia venezuelano, Néstor Reverol, si può effettivamente parlare», scrive Mastrogiacomo. «Un gruppo di mercenari terroristi provenienti dalla Colombia che hanno preteso realizzare un’invasione per via marittima con lo scopo di commettere atti terroristici, assassinare leader del governo rivoluzionario, incrementare la spirale della violenza, generare caos e confusione e con questo avviare un nuovo tentativo di colpo di Stato», la denuncia pomposa del ministro.
Secondo Caracas, il commando era formato da una trentina di persone, mercenari assoldati dal capitano Roberto Colina Ybarra, detto “Pantera”, 36 anni, un ufficiale riparato in Colombia assieme a tanti altri militari in questo ultimo anno e legato al maggior generale Clíver Alcalá. «Quando sono sbarcati dalle lance con cui erano arrivati sono stati accolti dai corpi speciali della Marina e del Faes. Otto sono morti sulla spiaggia, molti sono fuggiti e due sono stati catturati. Avevano 10 fucili automatici, una pistola, due mitragliatrici, cartucce, radiotrasmittenti e un elmetto con lo stemma Usa».
Un testimone a bordo di un peschereccio ha raccontato a un giornalista del posto che diversi agenti del Faes sono piombati sulla zona sparando raffiche verso il mare. «Sparavano all’impazzata -ha detto in un video postato sui social-. Noi siamo fuggiti e ci siamo rifugiati a casa di un nostro collega».
Il progetto abortito sarebbe nato il 31 marzo dell’anno scorso, il giorno dopo la tentata rivolta delle caserme organizzata da Juan Guaidó e da Leopoldo López, fallita per la defezione del ministro della Difesa e del presidente del Tribunale Superiore di Giustizia che speravano di aver coinvolto nella sommossa.
Ufficiali e soldati reduci da quella bruciante sconfitta rifugiati in Colombia, iniziano a programmare un’incursione via mare. Loro riferimento, Jordan Goudreau, un cittadino americano, ex medico nelle Forze speciali dell’esercito approdato poi nel mondo dei mercenari con la sua agenzia di sicurezza. «Sarebbe stato lui a raccogliere i fondi e a tentare di coinvolgere gli uomini di Guaidó. Tra questi Lester Toledo, coordinatore degli aiuti umanitari internazionali, che avrebbe presentato Goudreau al generale Cliver Alcalá».
«Goudreau rompe con la cerchia di Guaidó e assieme al generale Alcalá pianifica i dettagli», scrive Mastrogiacomo da fonti Associated Press, vangelo giornalistico Usa. Con dettagli caricaturali. Due mesi fa, il camion con 26 fucili d’assalto statunitensi con i numeri di serie cancellati viene fermato dalla polizia colombiana che li sequestra. E Alcalá è arrestato per traffico di droga e estradato negli Usa dove era ricercato. Guaidó ha negato di conoscerlo.
L’autonominato presidente e ormai ex presidente del parlamento venezuelano Guaidò, ha definito l’operazione una bufala, una trappola del regime. Invasori e mercenari improvvisati e pasticcioni, è un fatto. Da Caracas: «Sapevamo tutto». «Cercavano fondi. Dei nostri uomini si sono spacciati per sostenitori e si sono infiltrati nel gruppo. Li abbiamo lasciati fare e li abbiamo attesi al varco».