Migranti, patto segreto di Malta con Tripoli

A Malta il premier Abela ammette l’esistenza del patto segreto con Tripoli. Nello Scavo su Avvenire: dalla Libia ora fuggono i bengalesi che da anni ci lavoravano. Pessimo segnale.

Patto segreto ed ignobile

Neville Gafà, il mediatore maltese ha ammesso di avere negoziato già tre anni fa con Tripoli un accordo segreto per il respingimento dei migranti  

E mentre a Malta si allarga lo scandalo per i respingimenti segreti di migranti, dalla Libia continuano le partenze, avverte Nella Scavo. «Un barcone in legno con 67 persone è stato soccorso sabato mattina al limite delle acque territoriali, 12 miglia a sud di Lampedusa. E lunedì è previsto lo sbarco a Palermo dei 183 migranti confinati a bordo della nave quarantena Rubattino. Altri barconi vengono segnalati nel Canale di Sicilia di cui almeno uno con 90 persone in area di ricerca e soccorso maltese».

Grazie alle inchieste giornalistiche è oramai noto che da tre anni Malta operava dei respingimenti, vietati dal diritto internazionale, appoggiandosi a una flottiglia di imbarcazioni private. Il New York Times ha rilanciato venerdì l’inchiesta di Avvenire, trovando nuove conferme all’esistenza di una “flotta fantasma”.

Vergogna politica non solo a Malta

A La Valletta l’inchiesta sulle responsabilità politiche e militari intanto procede a singhiozzo. Il premier laburista Robert Abela, subentrato da poco al predecessore Muscat, travolto dallo scandalo dell’assassinio mafioso della giornalista  Dafhne Caruana Galizia, prova a sminuire le ammissioni del mediatore maltese Neville Gafà e si da la zappa sui piedi. Gafà ‘semplice esecutore’ dei rapporti con Tripoli. «Dunque il respingimento, che Abela si rifiuta di definire come tale, è avvenuto su ordine del primo ministro, che deve rispondere dell’accusa di omissione di soccorso e della morte dei profughi».

Nazioni Unite e diritto del mare

Dalle Nazioni Unite arriva la netta condanna. «Il salvataggio in mare è un imperativo umanitario ed un obbligo del diritto internazionale», si legge in una nota di Gilian Triggs, assistente dell’Alto Commissario per la protezione dell’Unhcr–Acnur su ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. «Ritardi nei soccorsi o impedimenti agli sbarchi di imbarcazioni in difficoltà mettono a rischio le vite delle persone». E se per un verso occorre «condividere la responsabilità tra gli Stati per l’accoglienza delle persone, per l’altro nessuno dovrebbe essere riportato in Libia dopo essere stato soccorso in mare».

Malta europea a convenienza

«Un’imbarcazione in pericolo con circa 90 persone a bordo nella SAR maltese ha appena contattato Alarmphone. Abbiamo allertato le autorità perché si attivino per un salvataggio immediato senza ritardi”, si legge in un tweet trasmesso alle 22.45 dall’organizzazione che raccoglie le richieste di aiuto. Il timore è che possa ripetersi un nuovo respingimento illegale verso la Libia, come già avvenuto con la ‘Strage di Pasquetta’: 12 morti e 51 superstiti». Salvati dalla Alan Kurdi, i 183 superstiti hanno concluso il periodo di quarantena, tutte senza Covid, e tutti in attesa di sbarco e ricollocamento in Europa.  

Libia sempre peggio

Il ritorno in campo di alcuni capi milizia ritenuti tra i più noti trafficanti di uomini, petrolio e armi, sta di nuovo generando instabilità, avverte Scavo. «Nei giorni scorsi i miliziani di al Nasr, guidati tra gli altri dal comandante della guardia costiera di Zawyah Abdurhaman al Milad, conosciuto come Bija, hanno guadagnato terreno negli scontri contro il generale Haftar».

Asiatici in fuga segnale pessimo

«L’intensificarsi delle partenze nelle ultime settimane, tra cui un gran numero di bengalesi che da anni lavoravano in Libia, è un pessimo segnale», segnala ancora Nello Scavo.

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