
Nella testa il violino di Amandine Beyer a costeggiare ogni curva, a elevarsi come dolce arcana lingua a precedere ogni lingua.
Poi il mare, la Val d’Orcia sensuale somiglia a un mare di improvvisi scenari, di profondità e suoni distanti, di magia, di vascelli pirata che veleggiano e di incontri improvvisi indelebili languidi a tessere la storia.
Dormono velieri dall’estro vagabondo giunti qui da mille latitudini.
In un tempo profondo c’era davvero il mare e nelle vigne si possono raccogliere le conchiglie. Si sente nel vino questo profumo salmastro di una terra antica.
I profumi. La pietra. Il verde dei campi punteggiato dal giallo dei fiori. I primi papaveri, per la distesa rossa è ancora presto. Spedaletto, il profilo di Pienza, oltre la curva Monticchiello, gli amici, il pollaio con vista sul futuro e sulla vita e sull’amicizia. I luoghi dove abbiamo visto tramontare il sole esaltando Montalcino, dove tagliando salame e pecorino abbiamo bevuto il Capitoni e parlato di mille avventure.
Le sfumature di verde al passaggio, percorrendo una mappa dell’amicizia, dei ricordi, del futuro. Una mappa dell’agire comunitario. Nell’attesa. Il sole alto, il vento muovendo le fronde.
Ancora più avanti la Querciona, poi la strada della Foce con i cipressi serpeggianti. E in un punto preciso, ad aspettare il viandante perso nella sua lentezza e col cuore scintillante di voci, chiacchiere, memorie, progetti, ecco Asia.
Asia è un’amica bellissima. Con la mascherina, sia io che lei. Due chiacchiere scambiandoci libri e doni. Una delle prime persone che ho conosciuto in questa nuova vita nella magnifica terra. Appena arrivato, passando su quella strada, prima ancora di sapere degli Origo e della fantastica storia di Iris, dei poderi e della bonifica, l’occhio sceglieva la scritta Dopolavoro rurale La Foce. Mi ha affascinato a lungo. Fin quando con mia moglie Valentina siamo entrati. E non siamo più usciti.
Sugli scaffali di Vald’O, tra i libri e i vini, c’è un cuore disegnato a mano sulla carta paglia delle tovaglie. Ce l’ha disegnato proprio Asia prima che la Vineria Letteraria aprisse. Prima di tutto.
Mancava qualcosa. Così, a distanza, con un gesto improvviso Asia ha calato la mascherina e mi ha sorriso. E anch’io. E in quel sorriso il patto di amicizia rinnovato. Nel viaggio di ritorno verso San Quirico, verdeggiante, di fiori, curve eleganti, caprioli nei campi, respiro di primavera e orizzonti magici, il pensiero di quel sorriso da portare in dono a casa. Un dono per Vale.
Qui, nella magnifica terra, non ripartiremo dalle cose pessime dove si è inceppato il mondo. Ripartiremo da quello che siamo, da questo spirito, dal rispetto per la natura, per la vita, per la bellezza. Senza mediazioni.