Le Case dell’Eterno riposo, noi anziani arrabbiati e una parolina a Colao

Dato mondiale Oms, ‘se sei vecchio crepa’. «Nei ricoveri per anziani nel mondo, metà dei morti per Covid-19». In Italia il mattatoio ‘Pio Albergo Trivulzio e altri sparsi per la penisola. All’estero la tutela dei più deboli non migliora. Anzi. La scelta terribile tra vite da salvare in alternativa tra loro o l’esclusione preventiva per età di chi tanto ha già vissuto?

Carabinieri e case di riposo

Case di riposo e strutture per anziani al vaglio dei carabinieri dei Nas in tutto il Paese, scrive oggi l’ANSA. «Da Catanzaro a Pescara a Cagliari, i militari hanno effettuato sopralluoghi in numerose strutture riscontrando irregolarità e, in vari casi, “gravi non conformità” relative alle misure necessarie per la prevenzione del COVID-19» Segue un elenco di nefandezze perpetrate ai danni di vecchi spesso abbandonati e sempre indifesi.  Quelli sopravvissuti al coronavirus, e forse ancora per poco. Disumanità assoluta.

Con l’attenzione di autorità giudiziaria e di polizia e funzioni amministrative di controllo sino a ieri -pre coronavirus- in vacanza? Vergogna anche a voi, nonostante l’attuale tentativo di riscatto.

Non solo il Pio Albergo Trivulzio

Il direttore europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge, parla di «tragedia umana inimmaginabile» consumata nelle residenze socio-sanitarie assistenziali del mondo. Direttore Oms Europa. Non solo in Italia ma in tutta Europa e nel mondo «fino alla metà delle morti per Covid-19 è avvenuta nelle residenze di assistenza per anziani o a lungo termine». Le persone più deboli, non solo anziani ma anche disabili gravi, malati di Alzheimer o di patologie gravi vengono sempre più scartate nella nostra società e adesso, con l’emergenza coronavirus, questa realtà diventa sempre più evidente. Non solo Italia, ripetiamo, e non consola.

Spagna. Oltre 80 anni niente ricovero

«Anziani come scarti, i nuovi paria dell’umanità, sottratti alle cure ospedaliere e isolati per il Covid–19 in residenze ridotte a morgue». Non solo l’ecatombe di almeno 15mila delle 21.717 vittime di coronavirus, decedute nelle case di riposo. Una circolare del governo catalano, che esortava a non ricoverare gli ultra 80enni in terapia intensiva per evitare la saturazione, ha suscitato indignazione. Giusto ritenere che i giovani diano e gli anziani ricevano soltanto?

Nell’immaginare una improbabile alternativa tra salvare la mia vita già abbondantemente vissuta rispetto ad un’altra tutta ancora da vivere, non avrei dubbio a proclamare ‘avanti i giovani’. Ma il porre preventivamente un limite ai miro diritto alle cure, sarebbe invece eutanasia.

GB, «Scheda a punti» per la terapia intensiva

Non regola ma ‘raccomandazione’ alla discrezione dei medici. ‘Modello a punti’ pensato dagli esperti del Sistema sanitario britannico (Nhs) per valutare l’opportunità di un ricovero in terapia intensiva per Covid–19. E con un po’ più di ipocrisia rispetto al governo catalano, la sanità britannica verso la stessa impietosa conclusione:  l’accesso a trattamenti vitali, come la ventilazione meccanica, ‘per gli anziani non è scontato’. Cinismo accademico  dell’Università Dalhousie di Halifax  pubblicate dal Financial Times, con classificazione dei pazienti a tre variabili: età, fragilità clinica e patologie pregresse, e punteggio a seguire.

Punteggio tra vivere e morire

«I pazienti da ammettere alle cure intensive non devono superare 8 punti». Ognuno di noi, ‘diversamente giovani’, faccia i sui conti.  Il fattore che ha più peso, come già avevamo capito, è l’età: 4 punti per chi ha tra 71 e 75 anni, 5 per la fascia 76–80 e 6 per gli over 80. E lì siamo già quasi esclusi dalla rianimazione.  «Calcolando che, nella migliore delle ipotesi, il punteggio relativo alla fragilità clinica è compreso tra 2 e 3, e che per ogni patologia pregressa (diabete, ipertensione o demenza) si aggiunge un punto, è verosimile che l’accesso degli anziani alle cure sia limitato», denuncia Angela Napoletano, su Avvenire. Polemiche e una finta retromarcia: ‘era solo una proposta. Salvo poi scoprire che la British Medical Association dichiara illegale contro gli anziani, salvo poi precisare che «gli over 75 hanno rispetto ai giovani una più bassa priorità di ammissione alla terapia intensiva».

Francia, mezzi e cure insufficienti

«Si è fatto il possibile in Francia per prendersi cura degli anziani e offrire loro la massima protezione?», si chiede da Parigi Daniele Zappalà in collegamento con Tv2000.  In queste settimane l’interrogativo tormenta migliaia di famiglie transalpine, alla luce anche del fatto che più di un terzo della mortalità legata al coronavirus è rappresentata dai decessi di anziani ospitati in case di riposo paraospedaliere». In Francia al momento non risultano dati precisi, altro sintomo di trascuratezza. «Ma diverse associazioni hanno già lanciato l’allarme, come nel caso di Alliance Vita, da decenni punto di riferimento nella difesa proprio delle persone più vulnerabili».

‘Sos fine vita’,  derive etiche

Secondo l’associazione ‘Sos fine vita’, si profila una «situazione grave» alimentata da una somma di disfunzioni: «Data la mancanza d’esperienza e di formazione sufficienti di alcuni medici, la moltiplicazione dei protocolli di sedazione precipitosi, decisi solo per via dell’età avanzata dei malati, evitando ogni tentativo di cura, si lega a una discriminazione, a una negazione di cura, con il rischio di una forma d’eutanasia».

Usa, Louisiana e Utah, Costituzione e ‘priorità’

«L’età avanzata può portare all’esclusione dal ricovero o dall’accesso a terapie intensive in caso di infezione da coronavirus in vari Stati americani», e ritroviamo Elena Molinari. L’Ufficio federale Usa per i diritti civili che chiede agli ospedali di non discriminare i pazienti in base a sesso, etnia o età ma le autorità sanitarie locali fanno quello che possono (o che vogliono). La Louisiana, modello un po’ nazista, non offre respiratori ai pazienti affetti da demenza grave o da Alzheimer avanzato. I criteri adottati in Maryland cercano di valutare la sopravvivenza dei pazienti e assegnano la “priorità più bassa” ai pazienti di età pari o superiore a 85 anni. Le linea guida diffuse a marzo in Pennsylvania mettono all’ultimo posto i pazienti con Alzheimer o meno di 10 anni di sopravvivenza prevista.

Sistema a punti per sperare di sopravvivere

Anche negli Usa il ‘sistema a punti’ già visto in Gran Bretagna. Lì si chiama ‘Sofa’, e misura il funzionamento di cuore, polmoni, reni, fegato, sangue e sistema neurologico. «In Pennsylvania, Maryland, Tennessee e Alabama, se due persone hanno lo stesso punteggio il respiratore o il diritto di essere ammesso all’ospedale va al più giovane», spiega Molinari. L’ordine di priorità nei pazienti dello Utha sull’età: «I pazienti cominciano a ricevere meno punti dopo i 30 anni e ne perdono la maggior parte dopo i 60.

Noi ‘meno giovani’ in clausura?

Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali dopo l’ipotesi di bloccare a casa i lavoratori dopo i 60 anni. «Questa pandemia ha prodotto una ecatombe di gran parte di una generazione che ha permesso lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese […]. Ci sono delle voci tra cui quella di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha proposto di ‘tenerli al sicuro’, in casa, sino a Natale. La motivazione è preservare dal contagio, ma è un approccio che considera la difesa della vita solo dal punto di vista clinico. La vita non è solo l’assenza del contagio o la cura per evitare una ricaduta: la vita è un insieme di relazioni, di affetti, di sguardi e possibilmente di abbracci e di carezze».

Teste canute contro zucche vuote?

L’aricivescovo di Taranto che è stato anche missionario in Brasile (se potesse mai dirci cosa pensa di Bolsonaro), è duro usando parole morbide: «Ci sono persone anziane con una ragionevole salute fisica, un acume intellettuale e un intenso vigore spirituale come papa Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI». Tifoseria tra preti, forse, ma mille altri esempi laici o miscredenti possibili. Con una annotazione medica decisiva: «Rinchiudere chi ha possibilità di movimento non fa che aumentare tutta una serie di patologie. Cresce il rischio cardiovascolare, possono peggiorare le patologie metaboliche, il diabete, ecc». Per non parlare della sottrazione degli affetti (per colpa di quel ‘Mostriciattolo cattivo’, come lo chiamano i miei due nipotini da me lontani).

Colao forse frainteso, e quando ci chiamavano «Saggi»

Sulle competenze e sui valori espressi ieri e in campo ancora oggi, gentile dottor Colao, lei, la Vodafon e quant’altro, mi scuso, ma non c’è gara. Per lei ovviamente. E non è immodestia ma dovuta coscienza di noi stessi, migliaia, una marea di anziani portatori di intelligenza, ingegno, valori ed esperienza. Ma Lei, sono certo, voleva solo tutelarci e non disprezzarci.

(Nelle comunicazione esterne forse qualche vecchio giornalista saggio ed esperto, potrebbe risparmiare a Lei e anche al Presidente Conte, qualche inciampo da relativa giovinezza o da inesperienza).

Sul tema generale della tutela/ruolo degli anziani tra coronavirus e futuro, mi piace citare una collaboratore di Remocontro, un arabista di altro prestigio che -pensi un po’ lei – è stato generale delle nostre forza armate spesso all’estero, con responsabilità decisamente rilevanti.

Giuseppe Santomartino scrive: «La proposta di imporre orari o altre limitazioni SOLO IN BASE ALL’ETA’ (che sembra comunque non abbia seguito) mi ricorda un capitolo di un libro da Bertrand Russell, circa un secolo fa, “La minaccia della vecchiaia”, in cui lamentava il problema dei troppi anziani (che lui definiva “vittime dell’abilità medica”), si prevedeva di privare gli 80enni del voto e delle proprietà e di inviarli tutti in un’isola caraibica facendogli credere che il resto del mondo stava andando allo sfascio…. così avrebbero accettato l’ eliminazione con più gioia…».

«Il titolo del libro di Russell ??? …..IL TRIONFO DELLA STUPIDITÀ».

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