Da alcune settimane a questa parte è aumentata l’attività dei siti nordcoreani nei social network occidentali. Naturalmente si sa che, quando si parla di Corea del Nord, è alto il rischio di essere esposti alla disinformazione. Il cosiddetto “Regno Eremita” è infatti ermeticamente chiuso per quanto riguarda i rapporti con l’estero, e ciò vale anche per la Repubblica Popolare Cinese, che di Pyongyang è, in pratica, l’unico alleato.
L’attivismo di cui sopra si nota particolarmente a causa dell’incertezza circa le condizioni di salute del suo giovane leader Kim Jong-un, 36nne, che secondo informazioni (non controllate) provenienti da fonti sudcoreane, americane e di Hong Kong, sarebbe deceduto dopo aver subito una delicata operazione chirurgica.
Al momento non ci sono tuttavia conferme, mentre si sono avute smentite di circostanza da parte del regime. Difficile quindi formulare ipotesi precise, anche se i guai fisici di Kim sono noti da tempo, a dispetto della sua giovane età.
Il fatto che più colpisce è tuttavia un altro. Nelle notizie diffuse in occidente dai suddetti siti nordcoreani appare costantemente, e in posizione dominante, la sorella del leader, Kim Yo-jong. Anche lei giovanissima – 32 anni – vanta già una notevole carriera alle spalle.
Ha accompagnato infatti il fratello in tutti i recenti, e numerosi, incontri internazionali con leader stranieri, inclusi quelli con Donald Trump. Ha inoltre rappresentato, in assenza del fratello, la Repubblica Democratica Popolare di Corea all’inaugurazione dei XXIII Giochi olimpici invernali che si sono tenuti, nel 2018, a PyeongChang nella Corea del Sud.
Kim Jong-un e Kim Yo-jong appaiono molto legati. Lei mostra sempre un atteggiamento deferente nei confronti del fratello maggiore che, dal canto suo, si dice riponga molta fiducia nel suo giudizio. Pur così giovane, nel 2017 è diventata membro supplente del Politburo.
Ma, fatto ancora più importante, dal 2014 ha assunto un ruolo di assoluto rilievo nel Dipartimento per l’agitazione e la propaganda del Partito comunista (Partito del Lavoro). Gli analisti le attribuiscono una funzione essenziale nell’elaborazione della politica estera di Pyongyang, e avrebbe anche contribuito in modo determinante a rafforzare il culto della personalità del fratello.
Una fedeltà a prova di bomba, dunque, che ora la porrebbe in prima fila nell’eventuale successione qualora la notizia della morte di Kim venisse confermata. E, dalla lettura attenta di quanto scrivono i siti nordcoreani, pare che le cose stiano proprio così. In uno di essi viene addirittura chiesto ai lettori se ritengono che spetti a lei assumere la leadership in caso di impedimento del fratello.
La Corea del Nord è, come del resto la grande maggioranza delle nazioni asiatiche, un Paese fortemente maschilista. Si conferma però che, a Pyongyang, il sesso del leader conta assai meno del sangue. L’importante è mantenere la continuità dinastica che parte dal nonno e fondatore dello Stato Kim Il-sung, poi continuata con il padre Kim Jong-il, per giungere a Kim Jong-un.
In questo senso l’avvento al potere di Kim Yo-jong sarebbe, dal punto di vista nordcoreano, del tutto naturale e legittimo. In attesa di sapere se il decesso del fratello è realmente avvenuto, sarà interessante vedere come si comporterà una donna al vertice di un Paese finora dominato da uomini.