Genova, il ponte dell’orgoglio e la débâcle televisiva. LA VIDEO SIMULAZIONE DEI LAVORI

L’orgoglio di Genova che diventa segnale di speranza oltre il virus. Impresa tecnica esaltate, qualche sbavatura politica sui meriti, il racconto tv mal gestito. Completato il tracciato del ponte con l’ultima campata. Conte: ‘Mai più tragedie così’ . Il sindaco: ‘Celebriamo il ricongiungimento della città’. A nemmeno due anni dal crollo del Morandi, il 14 agosto 2018 (43 morti), Genova è ricucita.

Dopo il ponte Morandi, il ponte Renzo Piano

La diciannovesima campata d’acciaio del nuovo viadotto di Genova, e ora il tracciato del nuovo ponte è completato, 1067 metri di viadotto, un grattacielo da terra usando 17.500 tonnellate di acciaio. L’operazione è stata salutata dal suono delle sirene del cantiere e delle navi alla fonda di fronte ad un porto che tornerà presto ad affollarsi. La sintesi da tv dell’evento da Euronews, e una molto più severa analisi di ciò che ci ha raccontato la Rai, nei modi, nell’approccio all’informazione di troppi protagonisti, compresa la comunicazione politica via social dai risultati spesso pericolosi.

Andrea Melodia

Ho gestito negli anni decine e decine di trasmissioni televisive in diretta della RAI. Lo premetto perché credo si debba parlare e scrivere di cose che si conoscono.

Gli eventi in diretta tv

Credo di sapere, avendone scritto e parlato spesso nei miei corsi universitari, che la gestione degli eventi in diretta, in primis quelli del mondo reale, e subito dopo quelli che la televisione stessa a crea e produce, costituiscono il fulcro della televisione, il suo ruolo predominante, ciò che ne ha fatto il medium vincente nella seconda metà del secolo scorso. Sono lo storytelling della realtà, il punto di incontro tra il reale e l’immaginario, e in qualche modo tra la politica e le coscienze che creano opinione pubblica. Sono il luogo principe della coesione sociale e della sua capacità di costruire il futuro.

È evidente che la frantumazione dell’offerta televisiva, per sua evoluzione interna, e soprattutto l’attuale predominio della comunicazione interpersonale e dell’autoproduzione non professionale hanno profondamente cambiato il quadro. Tuttavia, la tele-visione diretta degli eventi e anche delle opinioni, lo vediamo bene nell’emergenza della pandemia, conserva un ruolo sociale rilevantissimo, e continua ad essere il luogo che orienta, anche attraverso la rete e i social, il comune sentire, anche in termini di variazione: dunque nel rapporto con la democrazia, la politica e le istituzioni.

Oggi attorno a quel ponte

Veniamo ai fatti di oggi. Questa mattina il nuovo ponte di Genova si è completato nella struttura portante. Un fatto di qualche rilievo simbolico che è stato senza sforzo connesso alla emergenza attuale, speranza nella ripresa.

Il presidente Conte era reduce da giornate di pesanti polemiche, a causa di errori di valutazione e soprattutto delle disastrose procedure di comunicazione governativa. Per giorni sono trapelate informazioni ottimistiche, spesso riferite dai giornali e dalle TV (compresa quella di Stato!) come verità acquisite e non come ipotesi. La doccia fredda delle smentite poteva solo riversarsi sulla sua persona.

Logico e legittimo dunque affidare al nuovo ponte di Genova il ruolo simbolico di segno della ripresa e di capacità dello Stato di gestirla. Perché questi ruoli funzionino, lo insegnano la teoria e l’esperienza, devono però essere gestiti con competenza. La diretta televisiva, ancor più con milioni di persone costrette a casa, è il cardine della comunicazione, il punto di massima spinta, quello al quale si ispirano e dal quale continuano a operare tutti gli altri luoghi della comunicazione e della informazione, su tutti i media.

Disastro comunicativo

Qui purtroppo abbiamo assistito al disastro. Un disastro le cui responsabilità vanno condivise tra diversi soggetti. Tento una analisi, in assenza di informazioni dirette, collegando le mie esperienze passate con quello che ho visto questa mattina saltellando con il telecomando tra i canali televisivi (cosa che avrei evitato volentieri se da qualche parte avessi trovato desiderio di fermarmi).

  • La prima responsabilità è del Governo e delle altre istituzioni coinvolte, e dei loro apparati informativi. Continuano a credere che siano più importanti i loro tweet, le loro pseudo dirette mal gestite su Facebook di una vera diretta televisiva professionale, e non fanno nulla per assicurarsela.
  • La seconda responsabilità, in questo caso, è delle aziende che ricostruiscono il ponte. Anch’esse sottovalutano il ruolo della diretta televisiva, non fanno scelte (ma cosa esiste a fare allora un servizio pubblico?) e preferiscono produrre in proprio, con la modalità smart, ovvero nel modo più abborracciato e non professionale possibile. Non lasciano intervenire sul posto: facciamo tutto noi.
  • La terza responsabilità – non parliamo delle altre televisioni che neppure ci provano – è del Servizio Pubblico.

La RAI conserva una pallida memoria del proprio ruolo. Dunque, dedica nominalmente due canali, Raiuno e Rainews, al racconto della inaugurazione del ponte di Genova?

Cosa fa la Rai (attuale)?

Cosa fa la RAI? Non sappiamo se qualcuno abbia tentato con energia di pretendere un ruolo nella produzione televisiva dell’evento. Se ciò fosse avvenuto sarebbe utile venisse raccontato. In mancanza di questo, è legittimo pensare che nessuno ci abbia provato.

I capisaldi della telecronaca diretta di un evento sono tre: regia, coordinamento e commento. Se l’evento è concentrato in un luogo e non necessita di particolari commenti regia, coordinamento e commento devono essere locali, il coordinamento riguarda soprattutto i momenti di connessione con il palinsesto di rete. Se i luoghi si moltiplicano o se si prevede che la trasmissione transiti da uno studio regia, coordinamento e commento sono multipli, più soggetti a errori e bisognosi di cura.

Nel nostro caso sia Raiuno sia Rainews hanno fatto transitare la telecronaca da studio, con esiti che definirei disastrosi.

Le Testate contro il muro

La testata giornalistica TG1 del tutto estromessa, su Raiuno è toccato alla trasmissione di rete Storie Italiane aprire ampie ma confuse finestre alla cerimonia del ponte di Genova. Bisogna dare atto alla conduttrice Eleonora Daniele, costretta su uno scranno dalla imminente maternità, per aver fatto il possibile per supplire alle carenze: della regia (assurdamente assente una regia sul posto), di commento, di coordinamento (con sipari informativi del tutto scoordinati rispetto al racconto principale).

Quanto a Rainews, sembra che la testata resti aggrappata alla sola modalità narrativa nota, quella del TG e delle rubriche, e non abbia sviluppato – o forse abbia perso – il senso della diretta e della connessione con gli eventi, dunque la capacità di stravolgere il palinsesto ordinario, capacità che richiede peraltro l’esistenza di una competenza specifica e di una struttura produttiva a ciò dedicata.

È quindi la RAI nel suo insieme ad aver disperso una competenza, e una capacità produttiva, che è essenziale al ruolo e alla possibilità di sopravvivenza del servizio pubblico. Se la RAI avesse conservato questa competenza e la facesse valere forse le istituzioni farebbero scelte diverse.

Esagerato dire ‘débâcle’?

Una esagerazione chiamare questa una débâcle? In fondo, era solo una cerimonia per il nuovo ponte di Genova…

Certo, ci sono state e ci saranno occasioni più importanti. Ma a parte che questo credo fosse, o almeno avrebbe potuto essere, un momento molto utile nella generale depressione degli animi da quarantena, è utile nell’occasione marcare le cause della disfatta di un rilevante meccanismo di comunicazione pubblica.

Per concludere, un particolare per capire quello che si è fatto e non si deve fare. Il cronista precariamente collocato nella vicinanza del cantiere, su Raiuno, ha ripetuto alla noia che il culmine della cerimonia sarebbe stato il suono di una sirena, alla quale si sarebbero unite tutte le sirene dal porto di Genova. Beh, nella telecronaca la sirena non si è sentita, né la prima né le altre, e nessuno ha pensato di aprire una telecamera e un microfono sul porto, o almeno a far tacere il cronista.

Tags: ponte
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