
Credo di sapere, avendone scritto e parlato spesso nei miei corsi universitari, che la gestione degli eventi in diretta, in primis quelli del mondo reale, e subito dopo quelli che la televisione stessa a crea e produce, costituiscono il fulcro della televisione, il suo ruolo predominante, ciò che ne ha fatto il medium vincente nella seconda metà del secolo scorso. Sono lo storytelling della realtà, il punto di incontro tra il reale e l’immaginario, e in qualche modo tra la politica e le coscienze che creano opinione pubblica. Sono il luogo principe della coesione sociale e della sua capacità di costruire il futuro.
È evidente che la frantumazione dell’offerta televisiva, per sua evoluzione interna, e soprattutto l’attuale predominio della comunicazione interpersonale e dell’autoproduzione non professionale hanno profondamente cambiato il quadro. Tuttavia, la tele-visione diretta degli eventi e anche delle opinioni, lo vediamo bene nell’emergenza della pandemia, conserva un ruolo sociale rilevantissimo, e continua ad essere il luogo che orienta, anche attraverso la rete e i social, il comune sentire, anche in termini di variazione: dunque nel rapporto con la democrazia, la politica e le istituzioni.
Veniamo ai fatti di oggi. Questa mattina il nuovo ponte di Genova si è completato nella struttura portante. Un fatto di qualche rilievo simbolico che è stato senza sforzo connesso alla emergenza attuale, speranza nella ripresa.
Logico e legittimo dunque affidare al nuovo ponte di Genova il ruolo simbolico di segno della ripresa e di capacità dello Stato di gestirla. Perché questi ruoli funzionino, lo insegnano la teoria e l’esperienza, devono però essere gestiti con competenza. La diretta televisiva, ancor più con milioni di persone costrette a casa, è il cardine della comunicazione, il punto di massima spinta, quello al quale si ispirano e dal quale continuano a operare tutti gli altri luoghi della comunicazione e della informazione, su tutti i media.
Qui purtroppo abbiamo assistito al disastro. Un disastro le cui responsabilità vanno condivise tra diversi soggetti. Tento una analisi, in assenza di informazioni dirette, collegando le mie esperienze passate con quello che ho visto questa mattina saltellando con il telecomando tra i canali televisivi (cosa che avrei evitato volentieri se da qualche parte avessi trovato desiderio di fermarmi).
La RAI conserva una pallida memoria del proprio ruolo. Dunque, dedica nominalmente due canali, Raiuno e Rainews, al racconto della inaugurazione del ponte di Genova?
Cosa fa la RAI? Non sappiamo se qualcuno abbia tentato con energia di pretendere un ruolo nella produzione televisiva dell’evento. Se ciò fosse avvenuto sarebbe utile venisse raccontato. In mancanza di questo, è legittimo pensare che nessuno ci abbia provato.
Nel nostro caso sia Raiuno sia Rainews hanno fatto transitare la telecronaca da studio, con esiti che definirei disastrosi.
La testata giornalistica TG1 del tutto estromessa, su Raiuno è toccato alla trasmissione di rete Storie Italiane aprire ampie ma confuse finestre alla cerimonia del ponte di Genova. Bisogna dare atto alla conduttrice Eleonora Daniele, costretta su uno scranno dalla imminente maternità, per aver fatto il possibile per supplire alle carenze: della regia (assurdamente assente una regia sul posto), di commento, di coordinamento (con sipari informativi del tutto scoordinati rispetto al racconto principale).
È quindi la RAI nel suo insieme ad aver disperso una competenza, e una capacità produttiva, che è essenziale al ruolo e alla possibilità di sopravvivenza del servizio pubblico. Se la RAI avesse conservato questa competenza e la facesse valere forse le istituzioni farebbero scelte diverse.
Una esagerazione chiamare questa una débâcle? In fondo, era solo una cerimonia per il nuovo ponte di Genova…
Certo, ci sono state e ci saranno occasioni più importanti. Ma a parte che questo credo fosse, o almeno avrebbe potuto essere, un momento molto utile nella generale depressione degli animi da quarantena, è utile nell’occasione marcare le cause della disfatta di un rilevante meccanismo di comunicazione pubblica.