
Da giorni, l’aumento dei contagi cresce ad un ritmo sempre più lento, soprattutto nella regione di Mosca, dove si concentra il 70% dei casi. Appena individuati i primi casi, a metà febbraio erano stati blindati i confini con la Cina, e poi man mano quelli con il resto del mondo. La task-force allestita dal Cremlino ha poi attuato una politica di sistematico tracciamento e isolamento obbligatorio dei contagiati e di tutti i loro contatti, limitando sempre di più i visti d’ingresso per gli stranieri, fino alla decisione di sospendere tutti i voli internazionali, tranne che per il rimpatrio dei cittadini russi.
Da un mese, numerose regioni, a cominciare da quella di Mosca (con i suoi 20 milioni di abitanti), sono di fatto in lockdown, ma non totale. Ferie obbligatorie pagate oppure smart working, tranne che per i lavori ritenuti essenziali; e codici QR, concessi via Internet, per potersi spostare in macchina o sui mezzi di trasporto pubblico. Distanziamento obbligatorio in metro e sugli autobus. Tutti gli anziani, oltre i 65 anni, in quarantena precauzionale a casa, con la spesa ordinata sul web o al telefono, e consegnata dai volontari. Trasformati in reparti COVID interi ospedali, completamente isolati, assieme a medici e infermieri che dopo il turno di lavoro devono andare dormire in albergo, per non contagiare i propri familiari. Costruite a tempo di record anche numerose strutture come quella inaugurata pochi giorni fa alle porte di Mosca, che con 850 posti-letto diventerà il più grande centro ospedaliero russo per malattie infettive. A medici e infermieri, durante tutta l’emergenza COVID garantito uno stipendio triplo, oltre ad assicurazione, trasporto, vitto e alloggio. E in un mese effettuati quasi 3 milioni di tamponi. Uno sforzo economico e organizzativo gigantesco, che dalla sua residenza di Novo-Ogarёvo, Vladimir Putin segue di persona, ogni giorno, in diretta televisiva, collegato con ministri, governatori, primari, virologi e scienziati.
Molto più che la pandemia, quel che in realtà sembra preoccupare davvero il leader del Cremlino è la spaventosa crisi economica che ha già investito la Russia. Oltre ad un crollo verticale del PIL, che si stima in un allarmante -20%, in gioco ci sono milioni di posti di lavoro, e migliaia di piccole e medie imprese. Negozi, catene commerciali, concessionarie, ristoranti, bar, alberghi, terziario, taxi, cinema, palestre: a rischio povertà è una fetta consistente del ceto medio, quello che –soprattutto nei centri urbani- aveva rappresentato negli ultimi anni uno dei pilastri del consenso di Putin. A tutti, è vero, sono stati garantiti ingenti sgravi fiscali, aiuto economico a fondo perduto, prestiti a tasso zero.