Iran-Usa, dichiarazioni di guerra a colpi di Twitter

Beh, diciamo che anche nei periodi nei quali il barometro segna tempesta per motivi ben più seri (Coronavirus) Donald Trump trova il tempo di non farsi mancare niente.

Tutto e il suo contrario

Qualche giorno fa ha pescato le energie e l’occasione per tornare a minacciare gli ayatollah, addirittura via Twitter. Corto e netto, senza perdersi in troppi giri di parole, ha lanciato il suo avvertimento agli odiati iraniani: “Se le vostre navi da guerra dovessero mettere in pericolo le unità americane in navigazione nel Golfo Persico, allora darò l’ordine di affondarle”. La sparata (è il caso di dirlo) segue di poche ore una sorta di “incontro ravvicinato del terzo tipo”, durante il quale alcuni velocissimi barchini armati dei Pasdaran si sono avvicinati, incrociando le loro rotte, a un caccia lanciamissili Usa e a una nave appoggio della “Coast Guard”. Sembra che, almeno in un caso, i motoscafi d’assalto persiani abbiano addirittura rischiato di scontrarsi con la nave “Puller” e col cacciatorpediniere  “Paul Hamilton”, passando a una decina di metri dalle loro prue. Gli americani, però, hanno saputo mantenere la calma, non senza avere invitato perentoriamente ad allontanarsi i miliziani segnalando, prima con i fari e poi con i megafoni, la loro intenzione di reagire a qualsiasi provocazione. Anche le armi di bordo, compreso l’ultraveloce e precisissimo cannone da 127 mm. e le mitragliere pesanti “Bushmaster” e  “Phalanx”, sono state puntate sui barchini, “consigliando” loro di distanziarsi. Così il caccia “Hamilton” e la nave appoggio “Lewis Puller” hanno potuto proseguire indisturbati la loro rotta.

Il conto Soleimani non ancora saldato

Il brusco innalzamento della tensione segue di alcune settimane l’omicidio “mirato” del generale Qassam Soleimani, ucciso durante un’incursione aerea condotta da jet Usa in Irak, con la più probabile assistenza degli israeliani. Soleimani era ormai diventato una specie di figura leggendaria in tutto l’Iran e comandava le brigate “Al Qods” dei Pasdaran, le unità sciite impegnate in Irak e nella guerra civile siriana. Da allora la tensione non è mai scemata e le Guardie Rivoluzionarie di Teheran, poste sotto il comando del Maggior Generale Hossein Salami, si sono fatte più intraprendenti, con spericolate azioni dimostrative nelle acque intorno allo stretto di Hormuz. Proprio in un articolo apparso sul Teheran Times, Salami è tornato a minacciare gli americani. Il generale, non a caso si è recato in visita alle basi delle Guardie Rivoluzionarie che sorgono nei pressi delle isolette di Tunbs e di Abu Musa, quasi all’imbocco di Hormuz. Salami era accompagnato dal comandante della Marina militare dei miliziani, Alireza Tangsiri. In quell’occasione, l’altro esponente della teocrazia persiana è tornato a sottolineare il successo ottenuto dal suo Paese con il lancio del satellite “Noor 1”, che evidentemente consentirà al regime degli ayatollah di aumentare il suo potere contrattuale in campo bellico. E proprio la messa in orbita del “Noor 1” deve avere tolto il sonno al Presidente Trump, che ha rimesso l’Iran in cima alla lista dei suoi bersagli preferiti.

Pentagono tra Teheran e Casa Bianca

Inutile dire che il successo ottenuto dai tecnici di Teheran con il lancio del satellite ha provocato profonda costernazione al Pentagono, anche se i servizi segreti americani avevano già avvisato la Casa Bianca. Ma siccome nell’annoso conflitto con la potenza sciita si continua ad andare avanti con un ritmo da “stop and go”, a bilanciare le minacce di Salami sono arrivate le parole del Presidente Hassan Rohuani, secondo il quale la sicurezza regionale in tutta l’area del Golfo Persico può essere raggiunta solo attraverso “una seria politica di cooperazione e amicizia” tra tutti gli Stati interessati. La dichiarazione segue una fitta rete di consultazioni, in particolare col Kuwait e col Qatar, che mirano a costruire un consenso allargato intorno alla cosiddetta “Coalizione per la speranza e la pace a Hormuz”, un’iniziativa politica iraniana che tende a coinvolgere direttamente gli Stati del Golfo Persico in un trattato per la libera navigazione. Naturalmente, l’obiettivo di Teheran è quello di escludere gli Stati Uniti da qualsiasi accordo che, secondo gli ayatollah, può essere raggiunto benissimo su basi locali. La mossa di Rohuani, appare chiaro, può essere considerata come un tentativo di scavare il terreno sotto i piedi a Trump, obbligandolo a rivedere tutto il piano delle sanzioni economiche, che stanno mettendo in ginocchio l’economia iraniana.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro