Repubblica versione Agnelli: solo cambio di direttore?

Carlo Verdelli non è più il direttore di Repubblica, al suo posto Maurizio Molinari. Il Consiglio di amministrazione del Gruppo Editoriale Gedi (della famiglia Agnelli) ha nominato Maurizio Molinari direttore di Repubblica in sostituzione di Carlo Verdelli. La decisione al perfezionamento della vendita delle azioni di Cir, la società di De Benedetti.

Sciopero dei giornalisti di Repubblica

Cari lettori, Repubblica non sarà in edicola venerdì 24 aprile per lo sciopero deciso a larghissima maggioranza dai suoi giornalisti dopo la decisione del Cda del Gruppo Gedi di sostituire il direttore Carlo Verdelli come primo atto della nuova compagine proprietaria nel giorno del suo insediamento.
L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale.
Ciò nonostante, la Redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante.

Verdelli, Molinari, Giannini

Il saluto di Carlo Verdelli ai lettori di Repubblica

Cari lettori,
non è difficile immaginare che cosa state provando, che sacrifici state facendo, quanti dolori e privazioni state sopportando, senza neanche sapere bene quando questo avrà fine. Non è difficile immedesimarsi nella sofferenza dei bambini, costretti a una lunga stagione senza gli amici, senza la scuola, senza l’aria da mangiarsi a bocca aperta correndo in un cortile o in un prato.
Non è difficile patire insieme a quell’Italia ferita e smarrita e smagrita, che sa bene cosa l’aspetta alla fine del tunnel dell’epidemia: sacrifici, sacrifici e ancora sacrifici. E poi le scene delle bare, delle corsie con esseri umani stremati dentro a strani caschi, dei medici e degli infermieri che hanno dato letteralmente la vita cercando di salvare quella degli altri.
La falce del coronavirus ha spezzato in due le nostre esistenze, in un prima che sembra lontanissimo e in un dopo, quello nel quale siamo ancora immersi, che richiederà molta forza e altrettanto coraggio per essere affrontato senza lasciarsi prendere dallo sconforto o dalla furia.
Da Repubblica abbiamo cercato di raccontare tutto questo, come è nella storia lunga di questo grande giornale. Raccontare, cercare di capire, provare a spiegare in modo trasparente: il giornalismo non è un affare complicato. E’ un mestiere civile, che richiede devozione e passione. La redazione che ho avuto l’onore di guidare in questi 14 mesi è stata formata su questi principi, li applica in automatico, che si tratti di politica o di finanza, di cultura o di qualsiasi altro argomento di cui è intrecciato il nostro presente.

Eugenio Scalfari, nel 1976, ha creato il dna di questa scuola di giornalismo e i pochi direttori che gli sono succeduti, a cominciare da Ezio Mauro e poi da Mario Calabresi, l’hanno fatta crescere, gli hanno aggiunto ingredienti, ne hanno rafforzato l’identità.
Ho parlato tante volte, durante questo mio viaggio, con Eugenio e Ezio, e molto ho imparato dalla sapienza di entrambi. Soprattutto ho imparato, in un corso accelerato, quale sia l’anima profonda di questo giornale, quanto abbia a che fare con i valori forti della democrazia, dell’indipendenza, della libertà.
Sabato sarà il 25 aprile, la festa sacra e laica della Liberazione. Repubblica la onorerà con un impegno particolare, visto il momento che il Paese sta attraversando. Sarà il nuovo direttore, Maurizio Molinari, a cui va il mio in bocca al lupo, a guidare il giornale in un momento che sarà insieme di memoria e di voglia di rinascita.
Lo seguirò da lettore, con l’attaccamento appassionato per un giornale che è qualcosa di più di un giornale, per una comunità di lettori che ne è la ragione prima di esistenza, per una redazione con la quale è stata una fortuna condividere questo viaggio.
Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo.

Giuseppe Giulietti, Fnsi: «Scelta infelice sostituire Verdelli il giorno della maratona di solidarietà per le minacce»

«La sostituzione di Carlo Verdelli alla direzione di Repubblica nel giorno in cui c’è stata una maratona social per esprimere al direttore solidarietà è apparsa a molti una scelta quantomeno intempestiva», una tra le tante reazioni in queste ore. Dalla della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti.
«Premesso che ho la massima stima professionale per Carlo Verdelli, per Maurizio Molinari e per Massimo Giannini (Molinari neo direttore di Repubblica e Giannini a La Stampa), – sottolinea Giulietti – mi sento di dire che se lo stile significa ancora qualcosa. La contemporaneità tra il licenziamento di Verdelli e le minacce a lui rivolte è davvero infelice, sebbene casuale».


«Proprio oggi infatti cade il giorno in cui le minacce a Verdelli (prima attraverso una falsa pagina di wikipedia, poi con un finto manifesto funebre) fissavano la data della sua morte. Da stamattina con l’hashtag #iostoconverdelli a migliaia su twitter manifestano solidarietà al direttore».

AVEVAMO DETTO

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