
Secondo indiscrezioni la presidente Ue sarebbe pronta a mettere in campo una proposta da 1,6 trilioni di euro (agenzia Ansa). La proposta francese è di un fondo temporaneo con garanzie comuni, per prestiti a lunga scadenza. Parigi condivide con l’Italia la proposta di finanziamento con bond comunitari, che può essere accettata anche dalla Germania. La Spagna immagina uno strumento finanziato con un debito perpetuo della Ue (fonte Il Post).
«E’ l’inizio, non la fine, di un viaggio che porterà alla nascita dello European Recovery Fund, il nuovo strumento che dovrà finanziare la ricostruzione e poi il rilancio delle economie europee, …». «Nessuno si fa più illusioni da tempo alla vigilia di un vertice europeo, anche nel mezzo di una crisi pandemica, economica e sociale come quella in cui siamo sprofondati nel giro di poche settimane. Il consiglio Ue del 23 aprile non sarà un’eccezione in questo senso perché non è nemmeno previsto che lo sia».
Per l’agenzia AGI, con ogni probabilità ogni decisione sarà rimandata a giugno. «È quasi certo che il vertice di domani non partorirà nemmeno una dichiarazione comune dei 27 per non complicare il dibattito politico», scrive Massimo Maugeri. Ancora litigi attorno al Recovery Fund (che è il modo diverso con cui ora chiamano i coronabon bond), e con ogni probabilità ogni decisione sarà rimandata al Consiglio europeo di giugno. Nel frattempo, il 29 aprile, la Commissione europea metterà sul tavolo la sua proposta che costituirà la base del nuovo negoziato.
La frattura che continua a dividere il fronte sud dell’Europa, Italia e Spagna in testa, dai ‘rigoristi’ del nord, resta principalmente quella della ‘mutualizzazione’, la condivisione del debito. Solo il debiti nuovi da emergenza coronavirus, precisano Roma, Parigi e Madrid, ma i sospetti prevalgono. «I paesi del Sud hanno l’impressione che alcuni stati oggi più forti useranno questa crisi per esserlo ancora di più. E quelli del Nord pensano che i loro vicini del Sud trarranno vantaggio dalla pandemia per lasciare loro il peso del debito del passato».
Ancora un Nein detto in tedesco/olandese sempre più a uso interno, ma con pronuncia morbida. Quella di Ursula von der Leyen. Tuttavia, non c’è intesa nemmeno sulla dimensione del Fondo. Si ipotizza una ‘potenza di fuoco’ tra i 1000 e i 1500 miliardi di euro, ma una certezza ancora non c’è. «Abbiamo visto molte cifre e ordini di grandezza non comparabili, la discussione non è ancora sulle cifre, ma a cosa serviranno i soldi, a quali settori saranno destinati e a chi. Bisogna capire a cosa serve prima di dire quanto costa».
L’esecutivo di Ursula von der Leyen dovrà presentare un piano per collegare il Fondo per la ripresa al bilancio Ue 2021-27. Ma un tentativo di accordo sul bilancio pluriennale era fallito a fine febbraio, poco prima dell’esplosione della pandemia. Alla vigilia del vertice, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha chiesto ai leader «di accettare di lavorare su un Fondo per la ripresa il più rapidamente possibile». Ma prima di giugno è difficile che si arrivi a un accordo.
Deputati tedeschi manifestano a sostegno. La manifestazione davanti all’ambasciata italiana di Berlino alla vigilia del vertice decisivo sugli strumenti anti-Covid dell’Europa. L’ex presidente del Parlamento europeo e parlamentare Spd, Martin Schulz: «I coronabond non arriveranno subito, quindi il Recovery Fund è un buon punto di partenza». In Germania è sempre più insistente il fronte che chiede un passo verso la posizione di Roma. «l’Europa ha bisogno di titoli di Stato comuni», ha aggiunto sottolineando che «questo non ha nulla a che vedere con il pagare i debiti degli altri, ma è uno strumento di consapevolezza della valuta comune».
«Non si dovrebbe mettere in discussione il principio di solidarietà in Europa per ragioni politiche interne, altrimenti si diventa il becchino dell’Europa. E il governo dell’Aja lo fa quando rifiuta categoricamente i coronabond», scrive il quotidiano Tagesspiegel.
Su Der Spiegel è apparso un editoriale firmato dal direttore che ha definito il rifiuto degli eurobond «non solidale, gretto e vigliacco».
Un fronte a favore dell’Italia che va dai Verdi agli industriali e che vede tra i contrari soprattutto l’Alternative für Deutschland, amici della Lega di Salvini, sovranismi ad opposta convenienza.