
Nel giorno del 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Jasenovac, in Croazia, per la prima volta dopo i conflitti che hanno cancellato la Jugoslavia e dopo governi croati ultranazionalisti legati alla memoria del registe nazi fascista Ustascia che commise quegli orrori, oggi –evento polito scxhiacciato dal coronavirus- gli eredi le comunità serba, Rom ed ebrea hanno deciso di partecipare alla commemorazione per le vittime del più grande campo di concentramento e di sterminio dell’ex Jugoslavia.
Una “Auschwitz dei Balcani”, nata nell’omonima cittadina sulle sponde della Sava a un centinaio di chilometri a Sud di Zagabria nel 1941 durante il regime ustascia di Ante Pavelic, alleato della Germania nazista, e dove, fino al 1945, morirono in più di 80mila tra ebrei, serbi, rom e oppositori politici croati. I numeri delle vittime citati nella storiografia serba e di altre fonti sono anche dieci svolte maggiori.