
Alla fine, dopo un lungo silenzio durante il quale una ventina di candidati democratici se le sono date di santa ragione, Barack Obama ha scelto il momento giusto per esprimere tutto il suo sostegno nei confronti di Joe Biden, in vista delle Presidenziali Usa di novembre. L’ex senatore dell’Illinois, che finora si era tenuto in disparte, ha avuto parole di grande incoraggiamento per il front-runner democratico. L’intervento di Obama, misurato, quasi chirurgico, è servito a tracciare la via maestra che tutto il Partito dell’Asinello dovrà seguire nei prossimi sei mesi: unirsi attorno a Biden e dimenticare i diversi approcci che spesso hanno portato i candidati alle primarie a scontrarsi violentemente. Dopo il sostegno offerto dall’ala sinistra di Bernie Sanders e il probabile “endorsement” di Elizabeth Warren, quello di Obama e il sigillo posto sulla strategia di un partito che vuole scendere in campo più unito che mai.
Senza ripetere gli errori che nel 2016 costarono la Casa Bianca a Hillary Clinton. Proprio quest’ultima, sembra in procinto di esprimere pubblicamente il suo appoggio a Biden. Il quale, in questa fase dominata dall’emergenza pandemica, paga dazio in termini di audience.
Infatti, e non poteva essere altrimenti, Trump appare tutti i giorni in televisione ad annunciare provvedimenti, misure economiche e distribuzione di prebende sotto forma di “helicopter money”, cioè dollari distribuiti a pioggia come se fossero gettati da un elicottero. Alcuni analisti fanno notare la grande sproporzione attualmente esistente tra la visibilità di Trump e quella di Biden. Il presidente, ad esempio, batte il suo sfidante su Twitter per 77 milioni a 5 milioni. In molti nel Partito Democratico pensano che Biden (“Sleepy Biden”, cioè “Biden il sonnolento”) debba darsi una mossa. Pare che un annuncio a sorpresa potrebbe essere quello relativo ad alcuni posti chiave nella sua ipotetica Amministrazione. Non solo quello relativo al nome del Vicepresidente (sicuramente una donna), ma anche quelli che riguardano altri posti chiave (Pentagono, Dipartimento di Stato) e che in genere vengono resi noti come “transition team” nei due mesi che vanno dalle elezioni fino all’insediamento di gennaio.
Finora Biden ha anticipato di volere una donna di colore alla Corte Suprema, mentre già circolano diversi nomi per la Vicepresidenza: le senatrici Kamala D. Harris (California), Elizabeth Warren (Massachusetts), Amy Klobuchar (Minnesota) e Catherine Cortez Masto (Nevada). Da segnalare anche la Governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, e l’ex candidata Governatrice in Georgia, Stacey Abrams.
Tempi duri quelli del Coronavirus, anche per i dibattiti sul rispetto dei diritti fondamentali. In questi giorni, a proposito delle Presidenziali Usa, ha fatto molto discutere un articolo apparso sul sito della prestigiosa e austera BBC (la televisione di Stato britannica) sulla possibilità che Donald Trump si dia da fare per ottenere un rinvio. Intendiamoci: la discussione per ora è solo accademica e giocata in punta di diritto costituzionale, ma, visti i chiari di luna, nelle prossime settimane potrebbe accalorarsi. Anche perché gli Stati Uniti rischiano di arrivare a novembre spremuti come un limone. E così, Trump si è travestito da keynesiano, anzi, da vero e proprio Zio d’America, elargendo in anticipo una sorta di strenna natalizia.
Il suo attivismo, però, si rivolge in tutte le direzioni, compresa anche quella di un possibile, anche se difficilmente praticabile, rinvio delle elezioni. A spiegarne tutti i risvolti è il politologo Richard Hasen, intervistato da Anthony Zurcher. Hasen è autore di un best seller che sta avendo grande successo e il cui titolo è tutto un programma: “Election Meltdown: Dirty Tricks, Distrust, and the Threat to American Democracy”. E cioè “Crollo del sistema elettorale, sporchi trucchi, diffidenza e minaccia per la democrazia americana”. Nel report della BBC si analizzano gli scenari più estremi, anche una crisi sanitaria catastrofica indotta dalla pandemia, che costringerebbe a massimizzare il “distanziamento sociale” più di quanto fatto finora. Ma la necessità di avere un accordo bipartisan sul molto ipotetico rinvio delle elezioni rende qualsiasi soluzione, in questo senso, praticamente impercorribile.
Lo sanno bene i Democratici e lo sa bene anche Joe Biden che, nonostante tutti i dollari già distribuiti da Trump (e quelli che ancora potrà distribuire) sente che il Coronavirus forse gli sta servendo la vittoria su un piatto d’argento.