Yemen, tregua saudita e fuga dal coronavirus

Tregua dei sauditi in Yemen per la minaccia coronavirus. Nel Paese ridotto alla miseria da anni di guerra feroce e da una epidemia di colera, ora l’incubo coronavirus con il nulla per combatterlo e rischio strage su più fronti.

Fuga dall’armata Coronavirus

La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha proclamato una tregua unilaterale nello Yemen, dove da cinque anni si combatte una sanguinosa guerra civile, che finora è costata oltre 100 mila morti. Il conflitto, nel quale si mischiano ragioni tribali e religiose, è nato dalla ribellione della maggioranza sciita Houthi, che si è sollevata contro il governo sunnita sostenuto da Riad. Naturalmente, lo Yemen è solo il campo neutro di uno scontro molto più vasto, dove si gioca una partita mortale tra l’Iran e gli Stati dirimpettai del Golfo Persico. La posta in palio è molto alta: gli ayatollah, che già controllano lo stretto di Hormuz, avrebbero il controllo anche lo Stretto di Bab-el-Mandeb e la navigazione che va dal Golfo di Aden fino al Canale di Suez. Il contenzioso è senz’altro strategico, anche se le secolari inimicizie sedimentate dal confronto tra l’Islam sunnita e quello sciita hanno un peso non indifferente.

Il portavoce dei sauditi, Turki al-Malki, ha dichiarato che il cessate il fuoco di due settimane potrà essere prolungato e che esso è stato deciso in considerazione della catastrofica situazione umanitaria esistente nello Yemen e, precauzionalmente, in vista della possibile esplosione della pandemia da Coronavirus.

Condizioni igienico sanitarie impossibili

Nel Paese dove un secchio d’acqua potabile è un miraggio e un pezzo di sapone un vero e proprio lusso, la prima morte accertata da Coronavirus è arrivata quasi sincronicamente a giustificare la tregua. Per la verità, il comando dei ribelli Houthi, che controllano il centro e il nord del Paese, ha accolto l’annuncio della coalizione guidata dei sauditi con grande scetticismo. E, anzi, quasi a rimarcare lo stato d’animo della maggioranza sciita, qualcuno ha anche parlato di una sorta di presa in giro. La decisione di Riad è un successo personale del segretario generale dell’Onu Gutiérrez e del suo inviato Martin Griffith, che avevano lanciato un appello urgente per un cessate il fuoco che consentisse di riorganizzare le infrastrutture sociali e sanitarie del Paese in vista di un possibile dilagare della pandemia. D’altro canto, le preoccupazioni manifestate dagli osservatori internazionali sono assolutamente fondate: gli ospedali yemeniti sono ridotti ai minimi termini e la dotazione di apparecchiature e farmaci molto carente. La crisi sanitaria e più evidente nelle regioni occupate dalle milizie sciite, le quali, se dovesse manifestarsi un’estensione del contagio, potrebbero subirne gli effetti devastanti.

Umanitari sul fronte del petrolio

Gli sforzi dell’Arabia Saudita non sono, ovviamente, solo di tipo umanitario, ma mirano anche a mettere in sicurezza i confini del Paese e, soprattutto, oleodotti e terminali petroliferi. Negli ultimi mesi il principe bin Salman ha tentato, con le buone e con le cattive, di sottrarre i ribelli Houthi alla sfera d’influenza iraniana. Ma non si può dire che il disegno gli sia riuscito, nonostante il grande spargimento di… petrodollari. Anzi, i primi mesi di quest’anno hanno segnato un rinfocolarsi del confronto, con gli sciiti che non vogliono saperne di demordere.

 L’obbligo di controllare la pandemia può avere delle ricadute positive in campo diplomatico. I sauditi sono stanchi di dovere tenere alta la guardia entro i propri confini e vorrebbero arrivare a un accordo complessivo, per congelare tutte le frizioni sul fronte sud.

‘Paziente zero’, in Yemen

La tregua arriva quasi profeticamente (e non per caso) nel momento in cui si è registrato il primo caso di infezione da Coronavirus. Il paziente, un uomo di 60 anni della regione di Hadramawt, nel sud, è stato messo subito in quarantena, mentre in tutta l’area è stato imposto un coprifuoco notturno. Come dicevamo, le infrastrutture sanitarie yemenite, molto deboli, fanno temere il peggio.

In passato, epidemie di colera, dengue e difterite hanno fatto strage, soprattutto tra i bambini che, a causa della guerra civile, versano in una strutturale condizione di malnutrizione.

Particolarmente grave la situazione si presenta nelle aree controllate dalle milizie sciite, che denunciano continuamente presunte omissioni delle agenzie di soccorso coordinate dalle Nazioni Unite, che dovrebbero garantire mensilmente la distribuzione di prodotti alimentari di prima necessità. Ora, l’arrivo del Coronabirus potrebbe sommare emergenza a emergenza, scatenando una catastrofe umanitaria di dimensioni epocali.

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