Dopo emergenza sanitaria: più democrazia o più ‘soluzionismo’ autoritario?

Sino al covid-19 c’era un bel pezzo di mondo che da trent’anni insisteva a credere  al capitalismo globale e democrazia liberale come unico scenario immaginabile. E un altro pezzo di società minoritario, che sperava e faceva qualcosina perché le cose potessero andare meglio, ma con la paura potessero andare anche molto peggio, e con molte buone regioni. Negli ultimi quattro anni l’elezione di Donald Trump, la Brexit  e Boris Johnson, sovranisti e bigotti ringhianti in Europa, nani in Italia, sistemi autoritari e dittature scoperte a crescere un po’ ovunque.

Impegnati a trasformare le nostre abitudini di vita per sopravvivere alla pandemia globale, ancora non abbiamo preso chiaramente atto che anche quando tutto questo sarà finito, probabilmente non sarà il ritorno alla ‘normalità’ come la conoscevamo sino a ieri. Avremo una normalità nuova di zecca, e chi non ha paura pensandoci, si faccia avanti. Il dubbio riguarda ovviamente, per primi, gli intellettuali chiamati a pensare e disegnare un nuovo futuro, e i politici chiamati a realizzarlo.

Vigilia di apocalisse politica e naturale?

Scriveva nei giorno scorsi su Internazionale la collega turca Ece Temelkuran, nota editorialista di  Milliyet poi cacciata per troppa autonomia intellettuale: «È ormai qualche tempo che la storia ha avuto un’accelerazione. Il capitalismo si è praticamente disgregato, a causa di leader incapaci o autoritari, e la crisi climatica ci ha già fatto intravedere la tragica fine della storia del genere umano. La crisi dei rifugiati, con il suo epico fallimento morale globale, ci ha messo di fronte al fatto che la fine dell’umanità non ha bisogno di drammatiche apocalissi, ma può avvenire nella maniera più banale, come un reality show trasmesso in televisione».

Due i cambiamenti che starebbero prendendo forma, per Ece Temelkuran: «La giustizia sociale percepita come una cosa necessaria (semplicemente non vogliamo morire come vittime di un sistema sanitario pubblico senza risorse) e la scienza ha ritrovato il suo onore (non vogliamo morire in un mondo dominato dall’idiozia)». che, per sopravvivere, deve abbandonare l’avidità istituzionalizzata e seguire i fatti, la verità e la morale.

Basta alla politica degli improvvisatori o degli ignoranti e aggressivi. «Dopo aver rifiutato la scienza e marginalizzato gli esperti con l’aiuto dei leader della destra populista di tutto il mondo, oggi il pianeta pende disperatamente dalle labbra di studiosi e medici».

Evgeny Morozov

Per il sociologo bielorosso Evgeny Morozov  (sempre su Internazionale), il rischio è quello delle aspettative troppo alte. «Dal reddito di base al new deal verde, gli interventi proposti sono ragionevoli e necessari. La realtà, semmai, è che sottovalutiamo la resilienza dell’attuale sistema e sopravvalutiamo la capacità delle idee di trasformare il mondo in assenza di solide infrastrutture tecnologiche e politiche che rendano effettivi questi interventi».

Troppa fiducia nella forza delle idee rispetto ad una mediocre classe politica, è il succo finale di Morozov. ‘Post ideologia’ e ‘soluzionismo’. L’illusione di poter mantenere in funzione la macchina del capitalismo globale risolvendo le contraddizioni che emergono nel corso del suo funzionamento, alla Trump o alla Johnson o peggio, alla brutalità dei Bolsonaro nel mondo. L’idea che si possa evitare di affrontare le cause di un problema, concentrandosi invece sull’“adeguare” i comportamenti alla crudele, ma immutabile, realtà. (Clima, nascondi, rinvii e nuove tecnologie sono a guadagno. Migrazione di popoli, un po’ li lasci affogare e per gli altri muri e filo spinato).

Oggi tutti soluzionisti

«Il covid-19 sta allo stato soluzionista come l’11 settembre sta allo stato di sorveglianza. Il mantra della emancipazione attraverso il sapere, il fondamento del liberalismo classico, oggi può significare solo una cosa: più soluzionismo».

«Il soluzionismo non è altro che una versione applicata del famoso slogan di Margaret Thatcher “non c’è alternativa”. Negli ultimi quarant’anni i pensatori di sinistra hanno rivelato la crudeltà e l’impraticabilità di questa logica. Ma l’incoerenza logica non impedisce l’accumulazione di potere politico. E così il mondo tecnologico in cui viviamo oggi è stato progettato per garantire che non possa emergere alcuna alternativa a un ordine globale basato sulle logiche di mercato».

«L’idea di costruire questo nuovo ordine sulle fondamenta digitali offerte da Amazon, Face-book o dall’operatore di telefonia mobile del vostro paese può sembrare allettante, ma non ne verrà niente di buono. Sarà, nel migliore dei casi, l’ennesimo parco giochi per soluzionisti. Nel peggiore, una società totalitaria fondata su controllo e sorveglianza diffusi».

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