
Conte con altri otto capi di stato chiede il via libera agli eurobond. Preoccupazione per la coesione sociale in vista della crisi economica. «La pandemia non conosce confini, la risposta economico-finanziaria dev’essere poderosa, coesa e tempestiva» scrivono nove leader europei al presidente del Consiglio Ue
Nove leader europei, tra i quali il premier Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere, in vista del vertice europeo di domani, la creazione dei ‘Coronabond’ per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia. La lettera è firmata da Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia. Lo conferma Palazzo Chigi.
«Dobbiamo riconoscere – scrivono i leader – la gravità della situazione e la necessità di un’ulteriore reazione per rafforzare le nostre economie oggi, al fine di metterle nelle migliori condizioni per una rapida ripartenza domani. Questo richiede l’attivazione di tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali e a garanzia della solidarietà finanziaria, specialmente nell’Eurozona. In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia».
«L’emergenza che stiamo vivendo non conosce confini. A livello europeo c’è necessità di uniformare le prassi sanitarie e di aumentare lo scambio di informazioni, soprattutto adesso, nella fase più acuta dell’epidemia. La risposta, anche sul piano economico-finanziario, deve essere poderosa, coesa, tempestiva».
La presidente della Bce Christine Lagarde, nella videoconferenza dell’Eurogruppo di ieri, ha spinto i ministri a considerare la creazione di Coronabond sotto forma di ‘una tantum’, per aiutare l’economia della zona euro. Secondo quanto si apprende da fonti Ue, bisognerebbe esplorare ulteriormente i Coronabond, non a tempo indeterminato, ma legati soltanto a questa emergenza.
«Tremula e lontana, la luce in fondo al tunnel, forse». I decessi sono ancora tantissimi, ieri 683, ma in decrescita anche i nuovi casi di positività, 5.210. Soprattutto scendono, e di oltre 100 unità, i ricoveri in terapia intensiva. Lotta al virus il fronte principale, ma c’è spazio anche per altre preoccupazioni, meno urgenti, potenzialmente non meno gravi.
Lça tenuta del Paese a fronte di un’emergenza prolungata. «Non arriveremo al 31 luglio», ha promesso Conte. «Ma per moltissime persone anche arrivare a maggio sarebbe disastroso e quella è un’eventualità che nessuno, al governo o alla Protezione civile, se la sentirebbe di scartare», annota Andrea Colombo sul Manifesto. «Per quelle persone la crisi economica non è dietro il prossimo angolo: è già il presente. I 600 euro di sostegno del governo non bastano e non arriveranno neppure a tutti».
L’obbligo di garantire la coesione sociale, politica e istituzionale. Sembra chiuso il contenzioso con i sindacati. La lista delle attività considerate essenziali e per le quali non vige la sospensione delle attività sarà rivista e modificata. Rapporto con le Regioni: il governo mantiene la guida della lotta contro il virus ma lascia ampi margini di autonomia, ha stemperato le tensioni con la Lombardia e il nord.
L’Istat prevede «uno shock economico inimmaginabile». La Corte dei Conti profetizza la necessità di interventi «come quando si esce da una guerra».
Per l’ex presidente della Bce livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente. Draghi, scrive la sua analisi sul Financial Times nel quale esprime la sua opinione sugli effetti e sui come contrastare la crisi provocata dal coronavirus. «È già chiaro che la risposta» alla guerra contro il coronavirus «deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico» afferma Mario Draghi. «La perdita di reddito del settore privato – scrive l’ex presidente della Bce sul Financial Times – dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi. Livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato».