
Le lunghe colonne di mezzi della protezione civile russa che salgono lungo l’autostrada verso la Lombardia, sulle fiancate hanno i disegni di cuori con i tricolori dei due Paese e la scritta in tre lingue “Dalla Russia con amore”, come il film di 007. Ma non tutti gli 007 e dintorni, forse apprezzano.
La mobilitazione è stata rapidissima. Sabato Putin ha chiamato il premier Conte, domenica pomeriggio il primo dei 9 giganteschi ‘Ilyushin’ 76 è decollato dalla grande base di Chkalovskij, alle porte di Mosca e dopo una strana deviazione a sud, verso Sochi, sul Mar Nero nella serata è arrivato all’aeroporto militare di Pratica di Mare, alle porte di Roma.
Tutti i materiali verso la Lombardia via autostrada. Perché non volo diretto Mosca Milano? Aeroporti militari nel nord inidonei? Dubbi analoghi alla strana rotta dei voli da Mosca verso sud prima di poter raggiungere Roma. Come se il sorvolo di quegli aiuti militari russi verso alla roccaforte Nato italiana non fosse gradito a qualche meno disponibile e generoso alleato.
Ognuno dei nove Ilyushin 76 può caricare circa 45 tonnellate tra merci e uomini. «Sono “i muli” volanti, protagonisti della storia dell’Armata Rossa sovietica», ricorda qualcuno, aerei tutt’ora in servizio dopo essere stati modernizzati. Personale della Protezione Civile, unità per fronteggiare le catastrofi e addestrate a una ipotetica ‘guerra batteriologica’, in grado di operare con efficacia nella battaglia contro il coronavirus.
L’elenco degli aiuti annunciato da Mosca comprende anche veicoli speciali e strumenti per la ‘sanificazione dei trasporti’: «una bonifica fondamentale per i reparti militari impegnati in zone contaminate e adesso utilissima anche negli ospedali lombardi», annota Repubblica. I camion inoltre trasportano scorte di mascherine, tute protettive e tamponi per i test.
Il ministro degli Esteri Di Maio, che ha accolto all’aeroporto militare di Pratica di Mare l’aereo russo, ricorda che da mercoledì inizieranno ad arrivare i 100 milioni di mascherine dalla Cina. «Questo dimostra che l’Italia non è sola e che coltivare amicizie con altri Stati è fondamentale». Stati amici e meno amici. Da rileggere a fine coronavirus.
Di Maio probabilmente non lo sapeva, ma la notte scorsa stava sulle piste della storia. Maggio 2002, stessa base militare, fu firmato un impegno di collaborazione fra la NATO e la Russia, ci ricorda il Post. «Silvio Berlusconi, che allora guidava il governo italiano, ha ripetuto spesso in questi anni che fu proprio a Pratica di Mare che finì la Guerra fredda».
«NATO-Russia Relations: A New Quality», fu a suo modo un momento storico. «La Russia era all’inizio della ripresa economica dopo la caduta dell’Unione Sovietica, e la sfida delle influenze sul piano globale sembrava vinta dagli Stati Uniti in modo definitivo». Nella edizione del 28 maggio, il TG1 annunciò: «è passata poco più di un’ora dalla firma che ha trasformato NATO e Russia da nemici a partner per la pace, sancendo la fine di mezzo secolo di Guerra fredda».
Ma le cose non sono andate esattamente come speravano i firmatari dell’accordo. Rapporti fra NATO e Russia sono iniziati a peggiorare quando quest’ultima ha rivendicato un suo ruolo internazionale, crisi incrociate di espansionismi attuati o temuti, e ora con la Nato schierata ai confini della Russia stessa (ad impedire anche voli umanitari diretti?). Ma questa era il ‘pre coronavirus’. Il dopovirus proporrà certamente nuovi scenari politico economici per l’Italia e per il pianeta.