Ue, stop Patto di Stabilità, cosa vuol dire

La Commissione Ue ha attivato la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, che consentirà ai Governi di “pompare nel sistema denaro finché serve”: lo ha annunciato oggi la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un videomessaggio.

Acquisto titoli e Patto di Stabilità

Vediamo di chiarire questa combinazione tra acquisti di titoli sul mercato secondario da parte della BCE e sospensione del patto di stabilità europeo, con conseguente allentamento dei vincoli di bilancio, annunciata oggi. Come abbiamo già scritto, la Banca centrale europea si è impegnata ad acquistare titoli di Stato dei Paesi aderenti fino ad un importo di 750 miliardi. La finalità è principalmente quella di tenere bassi i rendimenti (diciamo, il famoso spread) e spuntare le ali alla speculazione che, invece, ha tutto l’interesse a farli salire. Con enorme sollievo per le casse statali, specialmente dei Paesi più indebitati. Per l’Italia, si stima un risparmio di circa due miliardi.

Spendere senza vincoli

Adesso, la Commissione europea, per la prima volta nella sua storia, ha sospeso le regole del patto di stabilità, “per dar modo ai governi di combattere il coronavirus”. “Ciò significa – ha detto la presidente, Ursula von der Leyen – che i governi possono immettere nelle loro economie tutto quello di cui hanno bisogno. Si parla dell’accordo a suo tempo sottoscritto dai Paesi dell’Unione per cui ogni Stato è tenuto a rispettare una serie di vincoli nelle politiche di bilancio, a partire dal deficit pubblico che non deve superare il 3% del Prodotto interno lordo. Insomma, i governi sono autorizzati ad allargare i cordoni della borsa senza preoccuparsi di quel che pensa e dice l’Europa. In Italia, il provvedimento è stato accolto con entusiasmo, a partire dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal ministro dell’economia, Roberto Gualtieri

Ma spendere cosa?

Il punto è: come le finanziamo queste nuove spese? Ovvio, con l’emissione di altri titoli pubblici, approfittando del paracadute offerto dal “quantitative easing”, gli acquisti sul mercato da parte della Bce. Ecco la connessione tra i due dispositivi! Per far fronte all’emergenza va bene, anzi benissimo. Ma dopo cosa succede?

Altri debiti ad economia in crisi

Il debito pubblico cresce ulteriormente, l’economia intanto -a causa del virus- ha subito una fortissima battuta d’arresto. L’ottimismo fa propendere per una rapida soluzione dell’emergenza ed una robusta ripresa dell’economia reale e produttiva, oltre che la stabilità del sistema bancario e finanziario. Ipotesi ottimistiche ed auspicabili che producono una conseguente ripresa degli afflussi di liquidità nelle casse statali in conseguenza del riavvio del meccanismo di tassazione. Diamo per scontato che tutto vada per il verso giusto. Ma anche in questo caso il futuro non è affatto roseo. Questo nuovo debito, cumulato a quello mostruoso che avevamo in precedenza, bisogna in qualche modo pagarlo o, quantomeno, pagare gli interessi. Dove trovare tutti questi soldi?

Bond per ‘socializzare’ il debito

Una prima ipotesi è che l’Europa, una buona volta, si accorga di essere tale e si decida finalmente a corpose emissioni di eurobonds (c’è chi parla addirittura di un “bond coronavirus”) che socializzino parte dei debiti nazionali. Accadrà questo? Non sappiamo. Se ogni Stato verrà lasciato a se stesso, in Italia dovremo seriamente confrontarci con due ipotesi: 1) ridurre sprechi, ruberie e spese pubbliche assurde; 2) pensare ad una tassa straordinaria una tantum per fronteggiare almeno questa nuova e non prevista quota del debito. Soltanto a sentirne parlare, già ci sentiamo a disagio. Per rendere la pillola meno amara, una gestione avveduta del Paese potrebbe pensare a mettere in pratica la prima ipotesi (e la possibilità tecnica, se non quella politica, ci sarebbe, come ha dimostrato Sergio Cottarelli) e, una volta dato questo pesante segnale, chiedere anche un sacrificio ai cittadini.

Ossimoro meno tasse più investimenti

Al momento, questo quadro mal si concilia con le richieste di parte della politica di procedere, piuttosto, ad una riduzione delle tasse. Non sappiamo su quali basi di fattibilità. La realtà del momento ci riporta, piuttosto, all’emergenza sanitaria. Al sacrificio di tanti operatori ed al dolore ed alla sofferenza di moltissimi italiani. Per cui, visto come vanno le cose, pensiamo solo ad uscirne vivi. Stiamo in casa!  

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