Russia, solo 300 casi e non c’è trucco dice l’OMS. Marc Innaro: come e perché

Con poche centinaia di casi accertati, finora la Russia sembra essersi salvata dal contagio diffuso. Come Singapore. Eppure, a differenza della minuscola città-stato asiatica, la Federazione Russa ha una popolazione di quasi 150 milioni di abitanti e un territorio immenso di 17 milioni di chilometri quadrati. 

Quanto sono veritieri i dati ufficiali sul contagio in Russia? Per capirlo, lo abbiamo chiesto a Melita Vuinovic, da 3 anni a capo dell’ufficio di Mosca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“Da quando a gennaio è scoppiata l’epidemia in Cina, noi dell’OMS lavoriamo a strettissimo contatto con il governo e con le autorità sanitarie russe. Le posso dire che la Russia ha adottato da subito un pacchetto completo di misure. A cominciare da una ricerca molto aggressiva, molto intensa, di tutti quelli che avrebbero potuto essere contagiati, isolandoli immediatamente.  Hanno subito individuato tutti i contatti. Chiunque provenisse da una zona a rischio è stato messo in isolamento per 14 giorni. Appena si scopre un sintomatico, viene portato in quarantena in ospedale, e gli viene fatto il tampone, per capire se si tratta davvero di coronavirus, e soprattutto per rintracciare tutti i suoi possibili contatti. Qui i contatti vengono individuati entro le 24 ore. A Mosca si stanno usando tutte le nuove tecnologie, a cominciare dalle telecamere a riconoscimento facciale. Chiaramente, queste misure hanno suscitato grande preoccupazione. Ma noi riteniamo che così facendo la Russia abbia adottato un modello che finora sta funzionando”.

Quindi, lei esclude che la Russia stia nascondendo qualcosa?

“A noi non risulta che stiano nascondendo qualcosa. C’è un monitoraggio molto capillare  di tutti quelli che potrebbero essere stati esposti al contagio. Al momento, in Russia vi sono 27.mila persone sotto costante osservazione sanitaria, ma non tutti in ospedale. Tantissimi sono in isolamento a casa. Questo significa che se una persona proviene da una zona a rischio, la sua famiglia decide se isolarla in un altro appartamento, oppure se mettersi tutti in quarantena. Appena insorge il primo sintomo di disagio respiratorio, si fa il tampone. Qui il test non si fa su coloro che hanno un sintomo qualsiasi: sarebbe un gigantesco spreco di tempo e di risorse. Al momento, in Russia si fanno solo test mirati. Al momento sono stati oltre 150.mila. Ma in parallelo, si stanno applicando le nostre raccomandazioni OMS di distanziamento sociale, che si intensificano man mano che aumenta il rischio. E si è anche cominciato a fare subito il test su chiunque fosse affetto, in ospedale, da polmonite. Insomma, è stato innalzato ovunque il sistema di prevenzione. E si stanno facendo corsi di formazione per medici e infermieri del pronto soccorso, su come debbano prevenire il contagio. Come OMS, noi riteniamo che questo pacchetto integrato di misure sia stato finora molto efficace, considerando anche che c’è il convinto sostegno di tutti i mass-media e una massiccia campagna d’informazione”.

Quindi, voi escludete che in Russia possa accadere quel che stiamo vedendo in Italia o in Spagna…?

“Non si può escludere nulla. Tutto dipende dalla capacità di monitorare costantemente la situazione. Può sempre esserci qualcuno, del tutto asintomatico, che sfugga al controllo. Ecco perché qui il livello di sorveglianza sta aumentando gradualmente, città per città, quartiere per quartiere…”

C’è chi dice che Mosca, con i suoi 15 milioni di abitanti, potrebbe essere completamente isolata…

“Finora, le autorità di Mosca hanno applicato uno straordinario sistema di gestione e di risposta operativa, assieme all’analisi quotidiana della situazione sul territorio. Decideranno di chiudere Mosca solo se ce n’è realmente bisogno, in funzione del rischio e della situazione epidemiologica. Nessuno sa con precisione come si comporta questo virus. Si può solo fare del proprio meglio per rallentarlo, per appiattire la curva dei contagi. E’ quel che stanno facendo i russi. Vanno avanti su questa strada, fornendo il massimo sostegno sociale alla popolazione, per consentire alla gente di continuare a vivere il più normalmente possibile.”

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