
L’improvvisa scoperta della possibilità/necessità di lavorare da casa o di effettuare le lezioni scolastiche o di organizzare acquisti e vendite, sembra abbia causato spesso intasamenti delle reti telematiche, con la rincorda a provvedimenti d’urgenza per scongiurare il collasso della rete. «Secondo le analisi di Ookla, una società che mette a disposizione una piattaforma per verificare la velocità di connessioni, -scrive Paolo Mauri su Inside Over-, nella prima settimana di marzo e nei giorni successivi si è verificato un netto calo della velocità media sulla rete fissa». E Netflix, la famosa piattaforma web di contenuti video a richiesta, ha deciso di ridurre la qualità video del suo servizio in Europa per ‘salvare’ (-25%) capacità di trasmissione dati.
«Una parte dei 25 miliardi di euro del decreto Cura Italia sarà destinata alle telecomunicazioni. In particolare si legge nell’articolo 82 che ci saranno “misure destinate agli operatori che forniscono reti e servizi di comunicazioni elettroniche” chiedendo alle aziende responsabili dei servizi telco di avviare iniziative per potenziare le reti e garantire l’accesso ininterrotto ai servizi di emergenza». Massima priorità –dice il decreto- alle richieste provenienti dai settori ritenuti “prioritari” individuati dalla ‘Unità di emergenza’ della Presidenza del Consiglio o dalle unità di crisi regionali. Insomma, catastrofi naturale o a allarmi sanitarie.
«La pandemia da coronavirus ha quindi fatto emergere la debolezza infrastrutturale della rete web», denuncia Paolo Mauri. Una emergenza che sta già cambiando la nostra vita quotidiana, e l’approccio nei confronti delle nuove tecnologie. «La scoperta della possibilità di lavorare, o studiare, da casa e quindi la rimodulazione dell’impianto lavorativo e didattico, se non verrà abbandonata passata questa pandemia – e non è affatto detto che succeda – porterà con sé la necessità di avere reti telematiche più capaci per supportare l’aumento progressivo del carico di lavoro delle stesse».
Il futuro nella rete 5G, a prescindere da polemiche spesso strumentali su spionaggio cinese di chi altro. Va detto che il flusso di dati nel mondo, il 95-97% delle informazioni, scorra attraverso una fitta rete di cavi che corrono per più di 1,2 milioni di chilometri tra tutti i continenti.
Come assicurare una rete funzionante e in grado di sopportare il carico di lavoro in casi di emergenza? Chi avrà il controllo di tale rete e delle infrastrutture annesse? È giusto affidarsi a società straniere per la costruzione e gestione di cablaggi, cabine server, ripetitori e altro? In Italia esiste ‘Golden Power’, una normativa a regolare tra le molte cose , «la sicurezza in rete e la tecnologia spaziale o nucleare». Ma la rete globale chi la controlla?
«Alcuni Paesi hanno infatti capito questa criticità e si sono attivati di conseguenza». La Russia sta attivando la sua rete telematica, chiamata Runet, che può funzionare o essere scollegata da quella globale del World Wide Web. La Francia ha intrapreso una strada simile, con la creazione di Qwant, un motore di ricerca e navigazione che utilizza nel suo sistema amministrativo per scollegarsi dai server di Google.