Milioni di miliardi ma il mondo non ha vinto la lotteria

Federal Reserve, mille miliardi di dollari, BCE 750 miliardi di euro, Fondo Salva Stati, cinquecento miliardi, Germania cinquecento cinquanta, Francia trecento, e tutti a promettere “tutto il necessario, fino a quando sarà necessario”.

Milioni? Macchè, milioni di miliardi!

In pratica sembra che il mondo, grazie al coronavirus, abbia vinto la lotteria. “Milioni? Macchè, miliardi!” Avrebbe detto Toto’. A pioggia. Per imprese, Paesi indebitati, artigiani,  commercianti, famiglie, baby sitter e badanti, sanità, polizia ed eserciti, ospedali, scuole, palestre, musei, agenzie di viaggi, compagnie aeree, palestre e beauty farm. Stando alle cifre, relazionate alle dimensioni della tragedia che stiamo vivendo, ce ne sarà per tutti. Per tamponare il disastro e possibilmente ripartire. Qualcuno si lancia anche in architetture ideali, genere mondo migliore, solidarietà europea, globalizzazione controllata, fine dei sovranismi.

Tutto bene? No, affatto, perché nessuno sa quando e se finirà la pandemia mondiale e nessuno riesce a prevedere come sarà la nostra vita in un domani ravvicinato. Ma almeno molti governi e L’Europa, dopo esitazioni e qualche gaffe, stanno prendendo, come si dice, il toro per le corna. Meglio non pensare oggi a come queste risorse verranno reperite, a quanta speculazione provocheranno e a come i debiti – perchè di debiti pur sempre si tratta – saranno un giorno ripagati.

Però una domanda possiamo porcela. Se governi, entità sovranazionali e istituzioni internazionali sono pronti a iniettare una massa enorme di denaro per affrontare un disastro paragonabile ai danni economici e sociali della seconda guerra mondiale, per quali ragioni risorse finanziarie più modeste non sono mai state reperite per affrontare altre urgenze? Penso a guerre, carestie, catastrofi umanitarie, migrazioni, sviluppo sostenibile, inquinamento, aiuti al Terzo Mondo. Urgenze la cui gravità non è meno grave per numero di vittime anche se “circoscritta” e non “pandemica”.

Per queste urgenze (e nobili cause), abbiamo spesso assistito a vertici inconcludenti, in cui si litigava su percentuali del Pil, talvolta con scarsa considerazione e sarcasmo nei confronti di quanti lanciavano l’allarme e si battevano per una causa.

L’Europa poi, non avendo ancora una Banca centrale che funzioni come una Banca centrale, è rimasta paralizzata da veti e norme, dai vincoli del Patto di Stabilità imposto dalla Germania, dai rigori di bilancio. Lo strappo alla regola è avvenuto solo all’indomani della crisi finanziaria, con il “bazooka” di Mario Draghi e si prepara oggi, a causa del coronavirus, per salvare il salvabile. Niente strappi per la crescita, la cultura, le energie rinnovabili, le infrastrutture, l’occupazione, la ricerca scientifica, le bonifiche del territorio.

Oggi tocchiamo con mano le insufficienze dei sistemi sanitari di tutti i Paesi, i ritardi nella ricerca, la sottovalutazione di allarmi epidemici più volte annunciati da esperti scientifici e persino da rapporti governativi. Oggi sappiamo che l’inquinamento atmosferico può essere correlato alla diffusione del virus, può essere una concausa di morte, se non altro per ‘indebolimento delle difese, in particolare della popolazione più anziana.

Ma solo oggi, di fronte alla catastrofe, si trovano le risorse per affrontarla. E’ una constatazione naturalmente ingenua, la stessa di quanti, di fronte alle macerie delle città europea e all’immensità dei cimiteri, si chiedevano se la guerra potesse essere evitata e il Nazismo si potesse fermare in tempo.

Ben venga dunque la “lotteria” dell’emergenza. Ma questo mondo alla rovescia, la prossima volta, potrebbe perdere il biglietto vincente.

Tags: banche Nava
Condividi:
Altri Articoli
Remocontro