Oggi prigionieri in casa, ma dopo? L’economia post-virus

Nell’immediato bisogna predisporre le munizioni per affrontare il mostro. Il Paese si sta fermando, ma se manca il reddito ed il lavoro, non si vive e non si mangia. 25 miliardi a muoverne 350. Garanzie statali fondamentali, assieme alla collaborazione di banche ed investitori. Il decreto “cura Italia” giusta strategia per aggredire e contenere il male.

Come camperemo dopo?

Parlare di economia può sembrare fuori luogo in questo momento. La vita, però, continua ed il decreto “cura Italia” proprio a questo mira: a renderci presente e futuro meno duri. Senza entrare nel merito dei singoli provvedimenti, gli obiettivi che persegue sono molteplici: reperire medici e medicine; procurare liquidità e mezzi di sostentamento a famiglie ed imprese; evitare, in prospettiva una crisi dell’economia reale; sostenere il sistema finanziario pubblico e privato.

Munizioni contro il Mostro

Nell’immediato, bisogna predisporre le munizioni per affrontare il mostro. Ecco allora altri dieci mila medici immessi direttamente in servizio senza passare per gli esami di abilitazione; predisporre nuovi ospedali e letti di terapia intensiva; favorire l’acquisto di presidi di protezione e macchine di ventilazione; riavviare la loro produzione in Italia, visto che per buona parte non si faceva più.

Situazione congelata

Il Paese si sta fermando, la gente non va quasi più a lavorare, i ragazzi non vanno più a scuola. Se manca il reddito ed il lavoro, non si vive e non si mangia. Il decreto provvede alla cassa integrazione, vieta per due mesi i licenziamenti, sospende tasse e contributi, fornisce entrate aggiuntive, sostituisce in parte le entrate che vengono meno alle famiglie, si preoccupa dei piccoli imprenditori, degli autonomi che hanno sospeso ogni attività. Questo ampio spettro di interventi dovrebbe garantire ossigeno almeno finché la situazione non comincia a normalizzarsi.

Oggi duro, domani peggio?

Provvedimenti di sostentamento e di gestione ordinaria. Ma bisogna guardare più in là. L’economia italiana è praticamente ferma: in primis il turismo, i viaggi, le attività di svago e di ristoro. Ma anche alcune produzioni manifatturiere e quant’altro. Se la situazione perdura, le imprese falliscono e l’Italia crolla. Ecco seicento milioni per il settore aereo ed altre provvidenze. L’Alitalia approfitta del momento contingente e finalmente trova la strada che cercava da tempo: la nazionalizzazione. Speriamo che questo serva, una buona volta, per farla tornare profittevole quando la buriana sarà passata.

25 miliardi a muoverne 350

Il decreto stanzia 25 miliardi di euro complessivamente, ma ha un effetto leva che dovrebbe riuscire a mobilitare circa 350 miliardi a favore del sistema economico e produttivo. Di primaria importanza, in questo contesto, la sospensione delle rate di mutuo e la possibilità data alla Cassa depositi e prestiti di garantire i prestiti bancari a favore delle imprese. Questo ci introduce al capitolo del sostegno al sistema finanziario.

Coronavirus + 2007

Già gli strascichi della crisi del 2007 ancora perdurano. Se aggiungiamo quello che si va profilando, veramente è la fine. Mai come in questo momento le aziende hanno bisogno di soldi per fronteggiare le esigenze di gestione, se non quelle di investimento. In giro c’è molta liquidità, è vero, le banche possono approvvigionarsi a tassi irrisori, ma sono restie a fare prestiti senza adeguate garanzie, per non doversi sobbarcare altre probabili inadempienze.

Nuovi debiti di Stato

Ecco perché le garanzie statali sono fondamentali. Ma si tratta di una sorta di do ut des. “Io ti aiuto a svolgere il tuo lavoro di banchiere e, nello stesso tempo, tu ti impegni a sottoscrivere i nuovi titoli di Stato che saremo costretti ad emettere per finanziare tutto questo”. La questione non è di secondaria importanza e ne abbiamo avuto un assaggio con la maldestra frase di Christine Lagarde, presidente della BCE, che ha fatto schizzare in alto lo spread ed ha affossato la borsa di Milano. Tanto da costringere il nostro presidente della Repubblica ed il ministro del Tesoro a fermi e decisi interventi.

Dopo Lagarde, anti ‘raider’

Conosciamo la miserevole condizione delle nostre finanze pubbliche. Emettere un’altra montagna di titoli, pur in regime di allentamento del patto di stabilità, rischia di provocare un ulteriore salasso, con lo spread che viaggia intorno ai 250 punti. Assicurarsi l’alleanza e la collaborazione di banche ed investitori non è quindi strategia sbagliata. Come non è sbagliato attivare la “golden power” (provvedimento che rende la vita difficile a raider, scalatori disinvolti e speculatori senza scrupoli) a protezione di tutte le aziende strategiche del Paese.

Il decreto “cura Italia” è bene impostato, come sembra giusta la strategia per aggredire e contenere il male. Tanto che molti Paesi “amici” si stanno adattando ad introdurre le stesse misure: a partire da USA, Gran Bretagna, Francia e Germania. Strano, non ci siamo abituati, ma l’Italia sta facendo scuola.

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