
Pandemia, dal greco ‘pandemos’, che significa ‘tutta la popolazione’ ” (demos-popolazione, pan-tutti). ‘Pandemos’ è quando si ritiene che l’intera popolazione mondiale sarà probabilmente esposta ad un’infezione e potenzialmente una parte di loro si ammalerà. Il termine si applica solo a malattie o condizioni patologiche contagiose. Patologie che colpiscono l’intero pianeta, per esempio il cancro, non sono ‘pandemie’
Epidemia, sempre dal greco (sopra il popolo, sopra le persone), è quando una malattia infettiva colpisce quasi simultaneamente una collettività di individui, una data popolazione umana, con una ben delimitata diffusione nello spazio e nel tempo e con la stessa origine.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le condizioni perché si possa verificare una vera e propria pandemia sono tre:
L’OMS descriveva il processo con il quale un nuovo virus influenzale procede dalle prime infezioni iniziali nell’uomo arrivando ad una pandemia. Escalation in sei fasi. Si inizia con un virus che infetta principalmente gli animali (periodo inter-pandemico), seguito da alcuni casi in cui gli animali infettano le persone, quindi passa attraverso la fase in cui il virus inizia a diffondersi direttamente tra le persone (periodo di allerta panemica) e termina con una pandemia quando le infezioni del nuovo virus si sono diffuse in tutto il mondo (pandemia).
La Covid-19 è la seconda pandemia di questo secolo, comparsa a 11 anni dalla pandemia dell’influenza A/H1N1, la cosiddetta ‘influenza suina’. Come allora, ogni Paese è tenuto a rispondere mettendo con piani per gestire l’organizzazione di ospedali e terapie, in linea con quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è stabilito in modo chiaro il momento in cui un’epidemia diventa una pandemia e in generale si parla di pandemia quando in più Paesi avvengono epidemie con una trasmissione molto sostenuta, che non può più essere messa in relazione con il focolaio originario della nuova malattia. L’ultima dichiarazione di pandemia da parte dell’Oms risale al 2009, quando l’influenza H1N1 colpì circa un miliardo di persone nei primi sei mesi, causando 600.000 morti.
Quella del ‘coronavirus SarsCoV2’, è anche la seconda pandemia in un mondo globalizzato e nella quale il virus si è spostato rapidamente da un continente all’altro a bordo degli aerei, proprio come aveva fatto il virus dell’influenza H1N1. A renderla unica è stata la risposta del mondo scientifico, che ha ottenuto l’identikit genetico dell’agente responsabile con una rapidità mai vista finora. Profondamente diversa, invece, la situazione ai tempi della Spagnola del 1918, che aveva provocato circa 50 milioni di morti superando con il suo bilancio di vittime quello della Prima Guerra Mondiale. http://www.remocontro.it/2020/02/29/un-secolo-fa-un-virus-chiamato-spagnola-fece-50-milioni-di-morti/
I virus attraversavano i continenti molto più lentamente anche ai tempi della pandemia dell’Asiatica del 1957, che uccise 1,1 milioni di persone, e della Hong Kong del 1968, che uccise un milione di persone.
Domenico Arcuri, l’uomo che guida la lotta contro il virus. Calabrese, 57, presidente di Invitalia, , l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa dal 2007, primi passi all’IRI, nel lontano 1986. Invitalia, sotto la guida di Arcuri, ha gestito diverse crisi industriali, come quella di Termini Imerese e Bagnoli. Attualmente chiamato dal governo per intervenire sull’ex Ilva di Taranto per il rilancio di Whirlpool Napoli. In passato si è parlato di lui come possibile candidato al vertice di Cassa Depositi e Prestiti, Eni e Leonardo.