Petrolvirus, «guerra del barile» tra Russia, Arabia Saudita & Usa

Guerra in casa Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, che, regolando quanto petrolio e gas estraggono da sottoterra, decidono quanto il mondo pagherà per far funzionare le sue industrie, i suoi trasporti, le sue case.
A sorpresa, la settimana scorsa, il fallimento dei negoziati a Vienna tra i Paesi Opec e quelli non-Opec, il cosiddetto Opec+ che negli ultimi tre anni ha sostenuto i prezzi del barile. Un sistema basato sulle relazioni Russia-Arabia Saudita.

Russia contro sauditi & Usa

Il prezzo del petrolio a picco, «ma Mosca è disposta a svuotare il fondo sovrano pur di non darla vinta a sauditi e shale oil Usa», avverte il Sole24ore. Il barile precipitato intorno ai 30 dollari, un crollo non si vedeva dalla prima Guerra del Golfo di Bush padre, nel 1991. «Tutti contro tutti», all’apparenza, ma non ‘solo petrolio’. Posta in gioco oltre il mercato dell’energia con obiettivi geopolitici non limitati al Medio Oriente.

Guerra a colpi di petrolio

La ‘dichiarazione di guerra’ è arrivata venerdì 6, «Goccia che ha fato traboccare il vaso, il tentativo dell’Arabia Saudita di costringere la Russia a nuovi tagli della produzione di petrolio». Mosca arrabbiata, «Da aprile non ci saranno più restrizioni a produrre né per l’Opec né per i Paesi non Opec», ha avvertito il ministro russo dell’Energia Alexandr Novak abbandonando il vertice di Vienna.

Non solo petrolio e gas

Posta in gioco oltre il mercato dell’energia con obiettivi geopolitici non limitati al Medio Oriente. «Con le quotazioni del barile che crollano ormai senza freni, Mosca ha annunciato di essere pronta a bruciare le proprie riserve valutarie pur di non cedere terreno agli avversari e di essere in grado di resistere fino a dieci anni con il petrolio a 25-30 dollari», scrive Sissi Bellomo sul giornale economico di Confindustria.

Troppo petrolio e coronavirus

Mai accaduto prima, un enorme eccesso di offerta di petrolio e allo stesso tempo un calo pesante della domanda. «Anche l’Ocse, come avevano già fatto altri analisti, ha tagliato drasticamente le stime sui consumi petroliferi a causa del coronavirus». Previsione, «2020 contrazione della domanda di almeno 90mila barili al giorno: era dal 2009 che non si registrava un calo su base annua e la circostanza si è verificata solo altre tre volte negli ultimi quarant’anni».

Emergenza recessione

Nei giorni scorsi, per affrontare l’emergenza recessione, il regno saudita aveva proposto un taglio di ulteriori 1-1,5 milioni di barili al giorno. La Russia si è opposta a sacrifici di cui avrebbero potuto approfittare altri produttori di petrolio, come quelli «shale» americani, rileva su Repubblica di Stefano Agnoli. E la guerra la vincerà chi ha meno bisogni di soldi dal petrolio. Fino 40-50 dollari al barile la macchina statale di Mosca riesce a funzionare senza eccessivi affanni finanziari, dicono gli analisti. Per l’Arabia Saudita, il «punto di pareggio», secondo il Fmi, sarebbe intorno agli 80-85 dollari. In questo scenario i produttori «shale» americani in grave difficoltà.

«Insomma, Mosca potrebbe avere accarezzato con il suo rifiuto il proposito di indebolire tanti «rivali» e procurarsi potenziali vantaggi negoziali dal punto di vista geopolitico. E gli scacchieri delicati sono tanti: Siria, Iran, Libia , ad esempio».

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