
Desta indubbiamente sorpresa la vittoria, nelle recenti elezioni irlandesi, dei nazionalisti del Sinn Féin. Anche se non si è trattato di un successo travolgente, tale da garantirne l’ingresso al governo, è pur sempre un dato molto significativo poiché mai questa formazione politica era riuscita a piazzarsi al primo posto nella storia dell’Eire.
La sorpresa, tuttavia, viene anche dai commenti di molti analisti che etichettano senza esitazioni il Sinn Féin come partito “di sinistra”. E’ davvero così? Qualche dubbio è più che lecito se si rammenta da dove viene il Sinn Féin e qual è la sua storia.
In realtà, da sempre il Sinn Féin è una formazione ultranazionalista, come testimonia il suo stesso nome che in italiano può tradursi con “Noi stessi” o “Noi soli”. E’ stato considerato per molto tempo il “braccio politico” dell’Irish Republican Army (IRA), il movimento che lottò armi in pugno contro la presenza inglese nell’Irlanda del Nord, e che venne sempre definito “terrorista”.
Pur avendo rinunciato ufficialmente alla lotta armata e ai metodi terroristici, ha continuato a mantenere una certa ambiguità, incarnata dal precedente leader, Gerry Adams, presidente del partito fino al 2018. Dopo aver condannato ufficialmente un sanguinoso attentato dell’IRA, Adams portò a spalla, durante il funerale, la bara di un attentatore dell’Irish Republican Army rimasto ucciso.
L’attuale leader del partito, Mary Lou McDonald, è certamente meno coinvolta di Adams nelle vicende del terrorismo irlandese. Tuttavia molti hanno l’impressione che il Sinn Féin non abbia rotto del tutto con il passato. E, del resto, neanche potrebbe farlo, giacché il suo nazionalismo a tutto tondo impone di considerare l’unificazione dell’isola, e la definitiva cacciata degli inglesi dall’Ulster, quale obiettivo principale.
I termini “sinistra” e “nazionalismo” non vanno molto d’accordo. Alcuni commentatori si fanno ingannare da un programma politico che punta a una maggiore giustizia sociale da ottenersi, eventualmente, anche con la redistribuzione di reddito e ricchezza.
Basta, questo, a definire “di sinistra” il Sinn Féin? Se fosse così dovremmo classificare di sinistra anche, per esempio, Juan Domingo Peron, ed è lecito manifestare qualche dubbio in proposito.
In realtà una larga fetta di elettori irlandesi, come accade ovunque in Europa, ha premiato il populismo e il sovranismo, allineandosi così a una tendenza che ha preso sempre più piede non solo in Europa, ma anche in America e in Asia (si veda l’India di Narendra Modi).
La confusione, terminologica e sostanziale, deriva dai cambiamenti di un panorama politico che sta cambiando dappertutto nel mondo, e che impediscono agli analisti, spesso ancorati a vecchie categorie, di comprendere appieno quanto accade.