
«Mentre la tempesta Clara si abbatteva sull’Irlanda, il ciclone Sinn Féin si scatenava nelle urne». Il partito repubblicano di sinistra, guidato da Mary Lou McDonald, è stato infatti il più votato alle elezioni politiche dello scorso sabato, ottenendo il 24.5 per cento delle preferenze. Inseguono i due partiti di centro-destra che da anni si alternano al governo del paese, Fianna Fáil (22) e Fine Gael (21).
«Per dare un’idea dell’enormità del risultato- scrive Vincenzo Maccarone da Dublino-, nelle elezioni del 1997 Sinn Féin aveva ottenuto soltanto il 2.5 per cento.
Da allora il partito ha registrato una crescita costante, ma il risultato di sabato è davvero storico e ridisegna le geografie politiche del paese, da più di ottant’anni governato esclusivamente dall’uno o dall’altro partito di centro-destra».
Il Sinn Fein è il primo partito nel Paese e il secondo partito nel Parlamento irlandese. Partito di ispirazione socialista che fu l’organo politico dell’Ira (l’organizzazione clandestina armata che combattè per decenni contro l’occupazione britannica), e che nel 1998 favorì l’Accordo del venerdì Santo che pose fine alla sanguinosa rivolta armata, è la vera rivelazione di questa tornata elettorale. Vittoria politica netta, pasticcio governativo certo.
La partita per la formazione del governo e per l’indicazione del premier, carica che Mary Lou McDonald, leader dello Sinn Féin sorpresa, portabandiera dell’unificazione con l’Ulster e soprattutto di un programma economico-sociale radicale, rivendica per sé. I repubblicani di sinistra vincitori politici ma le due formazioni di centro-destra possono raccogliere una precaria maggioranza di seggi. Ma se le negoziazioni dovessero fallire, si tornerebbe a elezioni
Su questi temi il Sinn Féin è riuscito a impostare una campagna solida, in un contesto in cui molti elettori volevano un cambiamento vero rispetto all’alternanza tre i due conservatoriasmi che si sono alternato al governo negli ultimi decenni. La Brexit, su cui aveva puntato forte il Fine Gael, il partito del premier uscente Leo Varadkar, è stata indicata come questione principale solo dall’un cento degli elettori, così come l’immigrazione, completamente assente dal dibattito elettorale.
«Sull’onda del Sinn Féin registrano un buon risultato elettorale quasi tutte le forze progressiste. I verdi raggiungono il 7 per cento a livello nazionale ed eleggono più di dieci deputati, anche se avevano aspettative forse ancora superiori. La sinistra radicale di People Before Profit-Solidarity dovrebbe riuscire a confermare cinque dei sei deputati uscenti. Va male invece il Labour Party, che ha perso lo scettro di principale partito di sinistra a favore del Sinn Féin». Ormai sotto il cinque per cento a livello nazionale, i laburisti faticano a riprendersi dalla disastrosa esperienza di governo con il Fine Gael durante gli anni della ‘Troika’.
Mary Lou McDonald, la leader e principale artefice della vittoria politica, ha indicato una possibile alleanza di forze progressiste come l’opzione di governo preferita dal Sinn Féin, ma dovrebbero mancare i numeri in parlamento. McDonald si è comunque detta disponibile a dialogare con tutti, compresi Fine Gael e Fianna Fáil, ad alcune condizioni. Prima tra tutte, un referendum sull’unificazione irlandese. Partita a rischio politico elevato per tutti e possibile un vicino ritorno alle urne. Col Sinn Féin con suoi candidati in tutti i collegi, e altri possibili risultati in seggi. La partita Irlanda è appena iniziata e Cameron è avvertito.