Valeria ha un quadernetto. E sul quadernetto prende appunti con grafia delicata. Segna parole. Lo fa per ricordarle. Dissemina il suo pensiero di inciampi, qua e là. Piccole tracce di momenti e ipotesi. Una parola e poi un’altra.
Non si sa quando queste parole verranno usate, né perché le mette in fila una dopo l’altra. Ma le servono come fiammiferi nella notte. Per accendere qualcosa che possa, chissà, divampare in un incendio. Quindi Valeria è un po’ incendiaria. E questo è il dato interessante: vuole incendiare la prateria usando piccoli fiammiferi. E con voce suadente, delicatezza e immaginazione.
La prateria è la conoscenza. Il fuoco è il desiderio. L’incendio è la conquista.
Valeria è una scrittrice e anche giornalista. Si chiama Valeria Ancione e quando parla con i ragazzi delle scuole ha accanto a sé quel quadernetto. Presenta il suo libro, certo. Ma lo fa in un modo inedito, da giornalista direi. Intervistando a turno i ragazzi che la ascoltano, che intervengono e parlano delle proprie esperienze, delle paure, delle frustrazioni, della fiducia o sfiducia che hanno nei confronti del futuro. Lei li stimola e lascia che loro escano dal guscio, che pronuncino le loro parole, che le scelgano con cura per identificare quella giusta per ragionarci su.
Discriminazione, determinazione, accettazione, giudizio…
Si parlava del libro, “Volevo essere Maradona” e della storia di una ragazzina di Tor Bella Monaca che sognava di fare la calciatrice e che poi, determinata, ha fatto la calciatrice, Patrizia Panico. In fondo all’aula, ho ascoltato i racconti di Valeria e quelli dei ragazzi. E mi sono sorpreso. Loro, i ragazzi, hanno parlato delle cose che vivono, con coraggio e gentilezza. Senza giudizio, passeggiando lungo le parole e costeggiando la vita, infilandosi dentro, esprimendo paure e gioie, dubbi e meraviglia. Poi hanno scritto le loro parole sul quadernetto.
Mi è sembrato un piccolo miracolo. Proprio nelle scuole pubbliche così tanto vituperate. Un miracolo di cura e attenzione, di civiltà. I ragazzi si sono aperti all’incontro mettendo a nudo se stessi. Non si vede da nessuna parte, mai. O, per lo meno, non si vede spesso tra gli adulti questa capacità di ascolto e di dialogo, questa forza sovversiva nei confronti del conformismo dominante. Per questo ringrazio Valeria per la lezione, per le sue paroline-fiammifero e perché la prateria torni a incendiarsi di cultura della vita e non di omologazione culturale.