Se è il soldo che governa il mondo chi è che governa il soldo?

Se il soldo governa il mondo

Il soldo governa il mondo. E’ stato sempre così. Si possono comprendere coloro che inveiscono contro banche e banchieri, ma bisogna prendere atto di questa realtà. Non sono riusciti a cambiare le cose neanche nei Paesi comunisti, figuriamoci come può essere difficile in quelli capitalisti. Il capitale condiziona Paesi e governi, esprime potere di ricatto. Hanno voglia i “sovranisti” a puntare il dito contro questo o quello, contro i “poteri forti” o l’Europa. Il mondo è andato avanti così da secoli. Nel 1400 e nel 1500 la famiglia Medici acquisiva potere a Firenze e sosteneva finanziariamente il papato ed il re di Francia. Il pontefice Martino V, il romano Oddone Colonna, doveva restaurare il dominio temporale pontificio? Eccoli intervenire in suo aiuto con un grande prestito finanziario. Ma i veri elemosinieri del papato erano i Fugger di Augusta, in Baviera. Jakob Fugger, detto “Il ricco”, nel 1500 divenne banchiere dei papi e finanziò perfino l’istituzione della Guardia svizzera pontificia. Nel 1508 la banca prese addirittura la gestione della zecca romana e coniò per sedici anni le monete dei papi.

I Medici e banchieri non sempre magnifici

Queste famiglie, inizialmente di grandi commercianti ed affaristi, condizionavano la storia e la politica dell’epoca. I Fugger avevano il dominio nell’Europa centrale e propaggini anche in Italia. Nel Trentino, i loro discendenti conservano ancora magnifiche residenze. Molto proficua e duratura la loro relazione con gli Asburgo. Venivano in soccorso dei potenti anche per far fronte alle spese di guerra. Conflitti che in quei secoli erano sempre all’ordine del giorno. Il loro intervento era fondamentale perfino nella elezione di re ed imperatori.  La banca tedesca raggiunse l’apice del potere e del prestigio nel 1519, quando fu determinante, con un finanziamento di 500 mila fiorini, per l’elezione a imperatore tedesco del re spagnolo Carlo V. Con la loro attività questi banchieri-imprenditori non raggiunsero solo potere e ricchezza, ma arrivarono a fregiarsi di titoli nobiliari. Nel 1913 il re bavarese Ludovico III conferì addirittura ad un ramo della famiglia il titolo di principi

Rothschild barone di Francia

Lo stesso capitò ad un altro famoso banchiere, James de Rothschild, il fondatore della dinastia, nominato barone in Francia per meriti pregressi. Ebreo nato in Germania, brutto in modo indicibile, James arrivò a Parigi nel 1811, mentre il fratello Nathan era già a Londra ed aveva dato inizio al ramo inglese della famiglia. I loro discendenti sono tuttora sulla cresta dell’onda. Nathan ebbe un ruolo fondamentale nell’avvio della carriera di James, principalmente perché favorì la sua amicizia con il duca d’Orléans, il futuro Luigi Filippo. Fino alla sua morte nel 1868, James sviluppò i suoi affari in Francia, non disdegnando di svolgere anche il ruolo di informatore del principe di Metternich. Spie, affari e potere hanno viaggiato sempre insieme. Alla corte di Luigi Filippo era sempre il benvenuto, ma quando nel 1848 la repubblica ebbe il sopravvento, non si fece scrupolo di fornire supporto finanziario anche a questa. Un colpo al cerchio ed uno alla botte: i soldi non conoscono etica e sentimenti. Anch’egli divenne proprietario di residenze magnifiche in Francia.

Villa Pignatelli alla Chiaia di Napoli

Una curiosità: i Rothschild acquistarono la magnifica villa Pignatelli che abbellisce la riviera di Chiaia a Napoli. Qui il Banco di Napoli, in tempi più recenti, ha trasferito la sua collezione d’arte, dando vita ad un museo. All’inaugurazione partecipò un discendente della famiglia, David de Rothschild. Anche il sionismo deve molto a loro: a Tel Aviv, il boulevard Rothschild è una delle arterie principali della città.
Dicerie mai confermate fanno risalire la fondazione della banca Morgan addirittura al patrimonio del famoso pirata: leggende metropolitane. Lo scrittore Elio Capriati ci fa conoscere i Meuricoffre ed il nonno del pittore Degas, che fondarono banche a Napoli e finanziarono i Borboni.
Questi intrecci tra potere, politica ed affari annoverano molteplici esempi. Tanto per ricordarne qualcuno più vicino nel tempo: lo scandalo della Banca Romana travolse l’allora premier Giovanni Giolitti; il famoso ministro delle finanze, Quintino Sella, diede vita alla omonima banca, tuttora viva ed attiva, specialmente nel campo della gestione di patrimoni.

Marciunkus e ‘lo sterco del diavolo’

Anche il Vaticano ha avuto, ed ha ancora, ruolo attivo nel maneggio dello “sterco del diavolo”, come viene definito da taluni il denaro. Emblematico il caso dell’Istituto opere di religione e di monsignor Marcinkus. Ma di questa, e di altre storie contemporanee, parleremo la prossima volta. Qui preme sottolineare – portando appunto ad esempio la storia – che non è poi tanto strano se sul finire del secolo scorso il “famigerato” George Soros scommette al ribasso contro la lira, guadagna mille miliardi dell’epoca e mette in crisi l’Italia ed il suo governo. O se potentati internazionali sottoscrivono parte dello spaventoso debito pubblico italiano e, al momento opportuno, tirano per la giacchetta gli inermi governi del Paese. Nessuna meraviglia. Qualcosa del genere può capitare anche al più potente Stato del mondo, gli USA: metà del suo debito è in mano alla Cina. In questo caso, però, parliamo di giganti ed è molto difficile che si arrivi ai ferri corti, o a soluzioni traumatiche. Sommari aspetti del deprecabile capitalismo. Altri ne vedremo.  

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