
«Il presidente russo Vladimir Putin ha presentato la bozza di riforma sugli emendamenti alla Costituzione della Federazione Russa alla Duma. I rappresentanti del presidente russo durante l’esame della bozza di riforma nella Duma saranno i co-presidenti della commissione costituzionale Klishas, Krasheninnikov e Khabriev», ha dichiarato ai giornalisti oggi durante la conferenza stampa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Secondo gli autori della bozza di riforma, una delle questioni chiave dovrebbe essere la determinazione del ruolo e dello status del Consiglio di Stato nel sistema di potere e lo sviluppo dei principi chiave per la sua interazione con gli altri organi statali.
Ci prova Giorgio Ferrari su Avvenire. «Formalmente la riforma costituzionale annunciata da Vladimir Putin allo scoccare dei vent’anni della sua salita al potere e a quattro anni di distanza dalla scadenza del suo mandato sembrerebbe congegnata per indebolire i poteri presidenziali a favore di una ridistribuzione della sovranità nei confronti della Duma e dei governatori offrendo al Parlamento il potere di confermare il primo ministro e il suo governo e preparare così una successione non traumatica al putinismo.
Putin, «Il quale, lo si capisce bene, non ha alcuna intenzione di lasciare il potere fra tre anni, semmai ha la ferma volontà di eternizzarlo, come sta tentando di fare in Turchia Erdogan, come ha fatto in Cina Xi Jinping, come provano a fare tutti i leader delle democrazie autoritarie, dal brasiliano Bolsonaro all’indiano Modi, solo che Putin cerca di farlo usando i guanti bianchi».
«Quale formula troverà maggiormente conveniente per perpetuare la sua presenza ai vertici della Federazione Russa non è dato al momento sapere. Potrebbe astutamente mettersi da parte come fece Deng Xiaoping mantenendo un controllo d’acciaio sulle leve del potere cinese, oppure trasferirlo a un organismo esterno al Parlamento e ai singoli ministeri come ha fatto il kazako Nazarbaev».
Tre piaghe affliggono la Russia di oggi: il drammatico crollo demografico, la crisi economica (i salari medi prossimi al livello di guardia, la contestata riforma delle pensioni) aggravata dalle sanzioni insieme con il calo del prezzo delle materie prime.
Governo sotto tiro e popolarità dello stesso «Putin in calo, al quale non bastano gli indubitabili successi in politica estera -in primis il ruolo di nuovo grande arbitro dello scacchiere mediorientale- per rimontare la china». E Giorgio Ferrari ripesca addirittura Machiavelli nel principe.
«Gli uomini sono ’ingrati, volubili, simulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno, quando il bisogno è discosto; ma, quando ti si appressa, si rivoltano. E quel Principe che si è tutto fondato in sulle parole loro, trovandosi nudo di altri preparamenti, rovina».
«E sulla mutevolezza di amici e alleati l’ex dirigente del Kgb Vladimir Putin ha una vastissima esperienza e qualche nervo scoperto».