
Dal ‘cessate il fuoco’ alla tregua, e poi, se mai sarà, la pace. Così il cessate il fuoco accettato da Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj, su richiesta di Turchia e Russia, ha aperto uno spiraglio per la diplomazia. Il premier libico, l’Al Sarraj di Tripoli, che vola tra Roma e Istanbul da Erdogan, il suo sponsor armato. Alla mezzanotte di domenica la prima svolta nel conflitto. Dopo nove mesi di offensiva su Tripoli, Haftar ha accettato di fermarsi, ‘temporaneamente’, minaccia lui. Alcune ore dopo il suo rivale asserragliato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso. L’intesa Mosca-Ankara.
Non è scontato un faccia a faccia tra i due leader libici, già sfumato lo scorso mercoledì dopo il tentativo del governo italiano a palazzo Chigi. Il capo del gruppo di contatto russo in Libia, Lev Dengov: «Sarraj e Haftar avranno incontri separati con i funzionari russi e gli emissari della delegazione turca che sta collaborando con la Russia su questo tema. Rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto saranno probabilmente presenti come osservatori ai colloqui». Attesi a Mosca anche i ministri degli Esteri e della Difesa turchi, Mevlut Cavusoglu e Hulusi Akar.
Testimoni sul terreno hanno riferito che il fuoco di artiglieria è cessato nella notte alla periferia sud della capitale, finora il principale teatro dei combattimenti. A metà giornata le forze armate a protezione di Tripoli hanno confermato una situazione di ‘calma in prima linea’, armi pesanti silenziose, ma ci si ammazza ancora con altre armi. Violazioni della tregua da ambedue la parti. Tregua, ma soltanto un po’, e non è detto che duri e che funzioni, ed ecco la convocazione a Mosca, perché Putin nella diplomazia inserisce sempre un chiaro a inequivocabile rapporto di forza.
Una liturgia laica, di potere. La tregua libica oggi potrebbe essere consacrata in maniera solenne da Vladimir Putin al Cremlino. A Mosca inviatati anche Agila Saleh, presidente del parlamento libico che dal 2014 si è spostato a Tobruk. E Khaled Mishri, il presidente dell’High State Council di Tripoli, una sorta di ‘senato’ creato con gli accordi Onu di Skirat che hanno dato vita al governo di ‘Unità nazionale’, unità mai esistita. Grande accortezza da parte russa, l’allargamento della leadership libica e favorire equilibri interni, e un impossibile No all’invito deciso che viene da Mosca.