
Si fa presto a dire che il nostro Paese sullo scenario internazionale conta come il due di coppe a briscola quando regna bastoni. Che dovrebbero fare di più di quanto fanno o non fanno quelli che governano? Gestiscono una barchetta che naviga a vista, impegnati da decenni a fare la centesima legge elettorale, la millesima legge sul decoro, a inseguire misero consenso sparando alzo zero, a combattere nelle arene televisive per lo slogan più accattivante, per cavalcare il brivido del marketing della politica.
Che dovrebbero decidere, di testa loro e per il bene del Paese, quando le decisioni le prendono altrove, in altre sedi, per altre finalità strategiche. Viviamo in una democrazia a sovranità limitata. Ci sono delle regole da rispettare. Alcune fatte di trattati, alleanze e rapporti tra governi; altre oscure, figlie di quel livello segreto che innerva la democrazia asimmetrica.
Dovrebbero provare a tenere la schiena dritta sul piano internazionale? Pretendere rispetto istituzionale? Ma avete presente che cosa è oggi il turbocapitalismo? Chi comanda le democrazie? Come si muovono i mercati?
E a voi, poveri illusi, opinionisti quattro stagioni sembra una cosa da niente? Ma per caso avete dato uno sguardo alla storia recente del nostro Paese, a quello che è accaduto su queste nostre strade dal dopoguerra a oggi? Sapete della strategia della tensione? Del tintinnare di sciabole? Degli omicidi selettivi, della presenza per decenni di tutte le forme di eversione democratica conosciute? Conoscete la storia di Enrico Mattei? E quella di Aldo Moro che col Muro di Berlino in piedi, e una guerra fredda ancora in azione, voleva sdoganare il Pci?
E Gladio? E la quantità enorme di uomini di giustizia e speranza fatti fuori selettivamente? E la mafia invincibile, non ci avete fatto caso? E Andreotti? E Craxi? E le privatizzazioni insensate del patrimonio nazionale?
Ancora mi venite a dire che il nostro Paese conta zero? Conta quello che vale.