Più ‘effetto Greta’ dell’impeachment ma contro Trump ancora non basta

Elezioni Usa, cresce l’effetto Greta

Elezioni Usa, effetto Greta. La domanda è: quanti degli elettori statunitensi sensibili alle tematiche ambientali si recheranno alle urne alle prossime elezioni presidenziali del 2020? Il quesito scaturisce da un sondaggio recente dai risultati abbastanza sorprendenti. La consultazione è stata realizzata dall’organizzazione Enviromental Voter e mostra come il 14% degli elettori interpellati si sta interessando sempre più alle questioni relative ai cambiamenti climatici e problemi dell’ecologia.

Quanti alle urne?

Gli intervistati hanno risposto che la priorità principale della politica deve essere quella di “affrontare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente”. La percentuale di chi la pensa in questa maniera è notevolmente aumentata rispetto a tutte le altre questioni. Prime delle scorse elezioni era tra il 2-6%. Il sondaggio ha anche mostrato come gli elettori “ambientalisti” sarebbero anche quelli più motivati a recarsi alle urne. Come ha riportato il Guardian, per Nathaniel Stinnett, fondatore del progetto che mira a identificare gli ecologisti inattivi e trasformarli in attivisti ed elettori coerenti: «ci sono quasi 30 milioni di elettori del clima là fuori che sono già registrati per votare. È un collegio elettorale enorme».

Numeri da capogiro dunque che diventano ancora più eclatanti se paragonati ad altri, ad esempio a quelli dei membri dell’NRA ( la lobby delle armi National Rifle Association) inferiori di quattro volte. Inoltre la crescita ambientalista è recentissima e risale a non più di due o tre anni fa. La rilevazione statistica mette in risalto anche il fatto che i più sensibili all’ambiente sono anche quelli in precedenza non avevano avuto una grande predilezione per il voto, ne discende dunque che potrebbero trarne vantaggio candidati capaci di campagne di sensibilizzazione su queste tematiche.

Maneggiare con cautela

Per quanto importante però, il sondaggio deve essere trattato con cautela, innanzitutto perché svolto esclusivamente on line e poi le risposte potrebbero non essere del tutto veritiere. Ad esempio l’89% ha dichiarato di votare regolarmente anche se dalle verifiche è risultato che la percentuale sarebbe notevolmente inferiore, il 59%. Confermando che la strada di portare elettori alle urne nel 2020 è ancora lunga.

Vantaggio democratico

In ogni caso il sondaggio conferma che a godere di un vantaggio da un’eventuale affluenza ecologista al voto sarebbero i democratici, viste le posizioni di Donald Trump. Il dibattito politico recente lo conferma con i Dem sempre più impegnati a inserire la crisi climatica all’interno delle loro piattaforme di campagna elettorale. Da Bernie Sanders ad Elizabeth Warren è stato sottolineato come i progressi sul clima non avverranno senza riforme per affrontare la corruzione. Mentre Joe Biden ha affermato che i lavoratori impegnati in settori industriali che usano combustibili fossili saranno in grado di passare a lavori ecologici ad alto rendimento.

Vince ancora l’economia

Ma attenzione perché tra la maggioranza dei votanti, anche dello schieramento progressista, sono altre le questioni sono in cima alle loro preoccupazioni. L’assistenza sanitaria infatti è ancora in testa alla lista di priorità, e il cambiamento climatico scende al quarto posto dopo l’economia, il lavoro e l’immigrazione.

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