Conflitto o guerra parole mutanda a negare la pace

Parole ‘mutanda’ e pace natalizia

Fateci caso, ma esistono le parole bugiarde. Parole che dicono e non dicono, che nascondono o creano il falso. Conflitto è una di quelle. Conflitto come? A parole e insulti o a fucilate e bombe? Conflitto è in genere il sinonimo ipocrita di Guerra ed è il falso corrente per nascondere una guerra.
Conflitto è una parola “mutanda”, di quelle usate spesso per coprire le vergogne meno confessabili. Conflitto, nella nostra attualità di guerra Preventiva e Permanente, è una parola da presa per il sedere. La usano Trump o Putin o il nostro Presidente del consiglio, che sia sia, e i vari conduttori televisivi da Studio o da zerbino.
Il tempo che occorre per arrivare via satellite dalla Casa Bianca o dagli studi televisivi di Atlanta (Cnn) o Sax Rubra (Rai) o Cologno Monzese (Mediaset) al campo di battaglia, ed ecco che, zacchete, la parola Conflitto, sulla bocca del testimone sul campo diventa “Guerra”.
Problema di tempo e luogo, direte voi. Un po’ come le bombe e i missili, che partono intelligenti e diventano cretini e assassini in prossimità del bersaglio.

Conflitto è una parola da Porta a Porta, mentre Guerra è parola da trincee maleodoranti in Siria o Iraq o Libia e ieri in Kosovo e Afghanistan e l’eterno medio oriente di chi vince sempre e di sempre le ‘prende’. Conflitto è parola interlocutoria mentre Guerra è parola definitiva. Conflitto è parola da Bruno Vespa e Guerra è parola da cronista dal centro del bersaglio. Grossolana forse, ma esplicitamente veritiera.
Conflitto è una parola duttile e ospitale, al contrario di Guerra che è sempre categorica e settaria. Dentro un Conflitto ci sta l’Azione di Interposizione, la Difesa preventiva, l’Intervento Umanitario. L’ossimoro di “Guerra umanitaria” riesce soltanto a qualche giornalista troppo zelante. La Guerra seria non sopporta aggettivi qualificativi (avete mai letto sui libri di storia di una Guerra Ingiusta?), ma soltanto quelli numerativi: Prima, Seconda, Terza… Ultima.

Conflitto è una parola che ti consola, mentre Guerra, se non guardi il telegiornale, riesce persino a farti paura. “Guerra fra bande”, titola qualcuno sulla più recente strage di camorra di mafia o n’drina, e al massimo vivi qualche inquietudine sino a fine lettura o ascolto.
“Guerriglia all’Olimpico” o al Meazza o al tuo stadio di casa, e ti girano le balle a buttare l’abbonamento già pagato. Vuoi mettere la morbidezza di un “Conflitto d’interessi”?
Quale Conflitto poi? Nei tempi di Berlusconi ancora tra alcove e governo, polemiche a raffica che oggi ci apparirebbero discussione educate. Lui si fa le leggi sulle sue televisioni? Finalmente un uomo di governo che legifera su qualcosa di cui s’intende. Lui toglie le tassa di successione e fa risparmiare ai figli qualche milione di euro? La virtù del risparmio si impara in famiglia. Lui si fa la legge sul falso in bilancio? Finalmente un provvedimento concreto contro l’intasamento dei tribunali e l’accanimento dei giudici iscritti alla Loggia delle Toghe Rosse. Sull’attualità il buon gusto dei silenzio come prece e riguardo al Natale.

Il Conflitto dunque è astratto, ondivago e incerto. Ora c’è, ora non c’è, come la barzelletta sul funzionamento delle frecce sulla macchina dei carabinieri: ora Si, ora No. Conflitto è quindi parola rassicurante. Volendo buttarla in politica, la potremmo definire una parola Moderata.
L’esatto contrario della inquietante e pessimistica e agitatoria parola Guerra. Guerra è chiaramente una parola di Sinistra, da cui guardarsi. Dal moderatismo del Conflitto, Guerra dopo Guerra, uno potrebbe persino scivolare baratro eversivo della parola Pace.

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