
Una Italia vergognosamente assente dopo l’emergenza migranti che torna in Libia a proporre ovvietà. ‘Fate la pace non fate la guerra’ detto ad Al Serraj e Haftar da uno sconosciuto ministro italiano a mani vuote e idee anche, quando ormai mezzo mondo è sceso in campo con soldi, armi o soldati, in cambio di tutto quello che la Libia può dare, compreso quel po’ gas e di petrolio già trovato dall’Eni perforando a terra e quello Libia e Turchia ora che sparano di rubare in mare alla vicina Cipro. Strategia politico energetica italiana ‘non pervenuta’, e il resto, tra il sorridere e il piangere. Mentre in Libia, oltre alla guerra ormai vera tra Serraj e Haftar, è arrivata la Russia con centinaia di mercenari del Wagner group, armati salafiti sostenuti e finanziati da Egitto e Emirati Arabi Uniti. E la Turchia di Erdogan, sostenitrice da tempo del governo di Tripoli, che promette i suoi soldati a Tripoli. Noi, dopo Salvini solo migranti, schieriamo la colomba Di Maio a volo radete.
In Mali, Niger e Ciad è scontro militare tra Russia e Francia. Almeno 2mila mercenari, legati al Cremlino, combattono nel Sahel dove Parigi è sempre più in crisi. Ci sono in gioco interessi miliardari legati soprattutto alle risorse energetiche, ci avverte Francesco Palmas su Avvenire. «È una guerra dietro le quinte, combattuta a colpi di forze speciali e mercenari. In palio c’è la supremazia geopolitica in quel che resta dell’ex impero coloniale francese d’Africa». La poco denunciata «terza colonizzazione» di quel continente divorato dalla cupidigia bianca e gialla. Ultimi arrivati i russi, che però stanno dilagando. «Duemila irregolari, scalzando i francesi in Centrafrica e in altre marche di frontiera continentali. Putin è il nuovo sponsor forte della Cirenaica libica. Ha messo fuori gioco le potenze occidentali, al punto che la partita libica sembra ormai una faccenda a due fra Russia e Turchia. Quasi una riedizione dello spartito siriano».
Dopo la Libia nel Sahel in subbuglio. 4mila chilometri per mille di deserti ma non solo. Gruppi terroristici che lo dominano e ignorano confini solo sulla carta. E francesi e i russi che ignorano a loro volta i tracciati ufficiali. Ed ecco che -ci spiega Francesco Palmas- il Mali, il Niger e il Ciad diventano un unico teatro, la Libia mediterranea ‘a fare da trampolino di lancio’. Ma i francesi sono una ex potenza ormai in declino. «Ecco perché il teatro sfugge per lo più al suo controllo e si presta al gioco di un nemico sfuggente e di una potenza scaltra come la Russia. I jihadisti stanno progressivamente rialzando la testa». Il sanguinosissimo attacco del Daesh in Niger, con Macron costretto a rinviare il vertice in cui avrebbe dovuto incontrare i capi del G5 Sahel. Peggio: «Ha dovuto ammettere che nella regione delle tre frontiere, fra il Mali, il Niger, e il Ciad la bilancia pende ormai a favore dei jihadisti. Quasi un’ammissione d’impotenza».
Il ministro della difesa del Mali aveva avvertito: «in dicembre l’arrivo di militari russi nel Paese, per supportare tecnicamente le forze armate locali». Cremlino disponile di corsa. Pronto anche per il Sahel. A discapito dei francesi, ovviamente. «Fanno gola le risorse economiche e il bacino di voti all’Onu». Mosca ha ‘sparigliato le carte’, cui suoi mercenari a sostenere l’inefficace generalissimo Haftar contro Tripoli, ora penetra il confine meridionale. Mercenari a forse non solo: «Sarebbero già in migliaia a operare in Centrafrica (200), Libia, (1.200) Sudan (100), Madagascar (50) e nel nord del Mozambico (100»). Secondo fonti d’intelligence citate dalla France Presse, «la compagnia Wagner avrebbe già fatto capolino a Bamako e il comandante della società, colonnello Dmitrij Utkin, in tour in Mali». Annotazione finale su Avvenire: «Mosca dispone di mezzi d’influenza in loco, come il canale televisivo RT in lingua francese o l’organizzazione ‘Patrioti del Mali’, apertamente antifrancese»..