I nostri eroi del paesaggio sono contadini e vignaioli

Vanno raccontate le persone belle che tengono in vita un sogno, l’ipotesi che una magnifica terra possa essere disegnata e agita attraverso il lavoro. Attraverso la fatica di ogni giorno, nel rispetto delle stagioni, nella cura e nell’attenzione. Con cuore.
Vanno narrati gli esseri umani che solcano la terra, la colorano con l’azione quotidiana, seguendo il tempo della vita, facendo sì che questa terra, la Val d’Orcia, possa continuare a essere un patrimonio per tutta l’umanità. Grazie alla meraviglia dell’incontro sapiente tra il lavoro sapiente e la natura.
Questi uomini e queste donne hanno un nome, famiglie, sorrisi da elargire ai figli, ai nipoti, mani possenti che si muovono con delicatezza, rughe scavate dal sole, sguardo nell’orizzonte e poesia. Silenzi, attesa del tempo giusto. Possiedono la ricchezza dei campi, dei boschi, del sapere antico. Sono contadini e vignaioli. Persone che vivono del lavoro di ogni giorno. Senza la loro bellezza non ci sarebbe questa bellezza.


Vanno raccontati perché sono eroi.
Eroi della normalità che ci sta sfuggendo di mano, della dolcezza che perdiamo senza accorgercene, schiavi come stiamo diventando di una grettezza ignorante che domina i rapporti. Di una volgarità di fondo, fatta di indifferenza e egoismi. Costi quel che costi. 
Se si perde di vista il rapporto fertile tra uomo e natura, tra semplicità e gentilezza, si perdono le radici. Se prevale il profitto cieco, il mercato ottuso e la modernità farlocca distruttiva, a perdere sarà l’intera comunità umana. Non solo chi vive nella valle – rischiando di veder scomparire questo prodigio della storia e della creatività – ma anche chi vede in questo spirito rurale una possibilità, l’ultima, estrema e faticosa possibilità per sottrarsi dall’arbitrio della bruttezza, dalla ferocia di un sistema che non si interroga sul futuro, che non si interessa della vita degli esseri umani, figuriamoci della bellezza di un territorio, della possibilità che esistano animali, boschi e non solo macerie culturali del profitto senza riguardo per nessuno. 

Per questo, anche per questo occorrono cantori. Occorrono poeti. Occorrono persone che vanno al di là del buon senso e delle mode, delle tendenze fighettine e moriture che ci stanno conducendo in un vicolo cieco scintillante e bieco. L’utopia concreta è quella che si realizza nelle piccole cose che danno futuro; e noi, che siamo partigiani, stiamo dalla parte di chi agisce nel rispetto per quelli che verranno dopo di noi e per il territorio. Non ci arrendiamo e raccontiamo le storie dei vignaioli indipendenti, delle loro mani; i lineamenti e la memoria, la profondità di uno sguardo che è visione. Una narrazione più soave e lenta, paziente e anche magica. Qui nella magnifica terra, sotto la sacra montagna dell’Amiata. Coltivando cultura come è necessario che sia. 

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