La Wada (Agenzia mondiale antidoping), ha comunicato di aver escluso, per i prossimi quattro anni, la Russia dalle competizioni olimpiche. Russia recidiva, accusata di aver falsificato i dati dei controlli.
Sostanze chimiche per super atleti artificiali. Chi nel mondo è senza peccato… Alla ‘Wada’, l’agenzia mondiale antidoping, non leggono il Vangelo ma i dati del laboratorio anti doping di Mosca che risulterebbero manipolati. E la punizione è severissima. Nei prossimi 4 anni, alle Olimpiadi del 2020 a Tokyo e a quelle invernali del 2022 a Pechino gli atleti russi potranno partecipare solo come individui: non gareggeranno sotto la loro bandiera e niente inno in caso di vittoria. Per i mondiali di calcio di Qatar, troppi soldi in ballo, l’idea folle di una ‘squadra neutrale’, nazionale marziana? A rischio a questo punto almeno una dozzina di altre competizioni, tra cui il campionato mondiale di pallavolo nel 2022, il campionato mondiale di hockey a San Pietroburgo e le Universiadi a Ekaterinburg nel 2023.
«Un danno colossale per un paese che sin dai tempi dell’Urss ha promosso lo sport anche come volano per la propria promozione nel mondo», ricorda Yurii Colombo da Mosca sul Manifesto. Sport e politica troppo spesso assieme, anche nelle punizioni? Ma la Russia -scopri- non è il paese con il maggior numero di doping accertati, e allora c’è qualcosa che forse non va.
Classifica per nazioni di atleti scoperti a gareggiare dopo aver assunto sostanze proibite nel periodo preso in esame dalla Wada (2015), i casi che coinvolgono atleti russi sono inferiori a quelli di Francia, Stati Uniti, Australia e Belgio. Anche se si calcola il numero di casi di doping in relazione al numero di controlli, la Russia resta indietro rispetto a nazioni come Turchia e Francia, e con percentuali simili a quelle degli Stati Uniti (1,18% della Russia contro 1,02% degli Usa). Del resto è segreto di pulcinella l’uso di sostanze dopanti in tutto il mondo dello sport professionistico.
Da Mosca, assente Putin al vertice per la pace in Ucraina, replica il premier Medvedev. «Decisioni su atleti che sono già stati puniti, suggerisce l’idea che questa sia una continuazione di questa isteria anti-russa, che ha ormai acquisito una forma cronica». E l’accusa alla ‘Wada’ diventa politica. «Ormai non c’è sfera delle relazioni sociali internazionali in cui la Russia non sia sotto sanzione: dal commercio di prodotti alimentari al mondo della tecnologia, una russofobia montante che non sembra conoscere limiti».
«È scoppiata la guerra fredda mondiale dello sport», ironizza Alberto Negri. «Ieri è toccato alla Russia, esclusa per doping dalle Olimpiadi e dai Mondiali di calcio, domani potrebbe essere il turno della Cina o di chiunque altro». Si salva, in parte, soltanto il calcio, il più sacro e il più ricco degli sport. La Russia, bandita anche dall’organizzare eventi mondiali per 4 anni, potrà comunque ospitare il suo girone degli Europei di calcio 2020 (itineranti) e la finale di Champions League 2021 a San Pietroburgo. «Quindi il calcio, anche quello russo, si salva perché non si sa mai che si possano intaccare gli interessi dei grandi investitori che reggono la baracca. È nella logica delle cose perché quello finanziario non è doping, salvo quando scoppiano le «bolle» lasciando con il sedere per terra speculatori e risparmiatori».