
Nel 1999 le Nazioni Unite hanno istituito la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La data scelta è stata il 25 novembre, in ricordo dell’uccisione delle tre sorelle Mirabal: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, assassinate nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 per la loro resistenza alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Lo scopo della giornata è sensibilizzare il mondo dove tutt’oggi le donne sono soggette a stupri, violenze domestiche e altre forme di prevaricazione violenta.
Il femminicidio, bruttissima parola ormai entrata nel lessico corrente, l’assassinio di una donna, è la più estrema forma di violenza in genere sessista e maschile. Assassini e assassinati, carnefici o vittime, è efferatezza di genere maschile. La maggior parte delle vittime di omicidio è di sesso maschile (pensiamo alla criminalità), ma le donne uccise inseguono nell’orrore e nelle statistiche, ed hanno più probabilità dell’uomo di morire per mano di qualcuno che conoscono.
Secondo uno studio delle Nazioni Unite, il 58 per cento degli omicidi di donne riportati nel 2017 è stato commesso dal partner, da un ex partner o da un familiare.
L’80,5 per cento di loro è morta a causa di una persona che conosceva: nel 43,9 per cento dei casi è stato il partner o l’ex partner, nel 28,5 per cento un familiare e nell’8,1 per cento un’altra persona conosciuta. Gli uomini uccisi sono stati 234 e gli omicidi sono stati commessi principalmente da sconosciuti o persone non identificate.
In Italia gli omicidi volontari sono sensibilmente diminuiti negli ultimi dieci anni. Ma a essere sceso è soprattutto il numero di omicidi di uomini. Il numero di vittime femminili, benché sensibilmente più basso, continua a restare stabile nel tempo. Il calo di vittime di genere maschile è dovuto a una contrazione dei reati violenti legati alla criminalità organizzata.
Nel 2017 – con 234 omicidi di uomini e 123 di donne – per ogni vittima femminile ci sono state due vittime maschili, mentre nei primi anni novanta il rapporto era di cinque a uno. Dal 2008 i dati sulle vittime di genere femminile non hanno registrato cambiamenti significativi, mentre il numero di uomini vittime di omicidio si è quasi dimezzato.
Per il 24% degli italiani la causa è il modo di vestire. Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita, secondo quanto emerge da un report choc dell’Istat.
Tra i tanti dati che lasciano allibiti del report Istat su “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale”, cui hanno risposto maschi e femmine, è che il 6,2% della popolazione è convinto che “le donne serie” non vengono violentate. Ed ancora: il 7,4% ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato o flirtato con un altro uomo e il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Quasi il 18% ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare della propria moglie o compagna e l’1,9% è convinto che non si tratti di violenza se un uomo obbliga la propria moglie o compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
Una donna su 3 nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale ad un certo punto della sua vita, il più delle volte dal proprio partner. Solo il 52% delle donne sposate prende liberamente le proprie decisioni sul sesso, l’uso della contraccezione e l’assistenza sanitaria. Quasi 750 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo si sono sposate prima del loro diciottesimo compleanno. Più di 200 milioni di donne e ragazze hanno subito mutilazioni genitali femminili.
Oggi la violenza contro le donne e le ragazze, secondo quanto sottolinea l’Onu, è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti al mondo. Rimane anche una delle violazioni meno segnalate a causa dell’impunità, del silenzio, dello stigma e del senso di vergogna che lo circondano. Le conseguenze psicologiche, sessuali e riproduttive negative di tale violenza colpiscono le donne in tutte le fasi della loro vita.
Ma le donne non sono vittime solo di la violenza sessuale: ad esempio l’abbandono scolastico precoce nega loro il diritto all’istruzione impedisce alle donne di accedere all’istruzione superiore e dunque le ghettizza nel mercato del lavoro. L’Onu ribadisce inoltre come la violenza contro le donne continua ad essere un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo, della pace e della realizzazione dei diritti umani.