Dopo un mese di proteste e 48 ore di intense trattative, il presidente Sebastián Piñera e l’opposizione hanno raggiunto l’accordo per avviare le modifiche della Costituzione firmata 40 anni fa dal massacratore Augusto Pinochet.
E’ stato il presidente del Senato, Jaime Quintana ad annunciarlo. Il prossimo aprile il referendum che porterà alla stesura della nuova Carta costituzionale. E’ arrivato così al suo epilogo il drammatico periodo di manifestazioni e scontri che ha sconvolto il paese, facendolo per certi versi tornare indietro ai tempi del golpe e delle repressioni del generale Augusto Pinochet. Ma il coprifuoco e le insensate durezze dell’esercito non sono riuscite a spezzare la protesta popolare che ha invaso le strade delle maggiori città cilene a partire dal 18 ottobre scorso, quando fu annunciato un aumento del prezzo dei trasporti pubblici.
L’intesa sul referendum è stata raggiunta tra gli 11 partiti di maggioranza e opposizione che siedono al Congresso di Santiago dopo una lunga nottata di trattative. Quello che è stato firmato congiuntamente è stato chiamato “Accordo per la pace” e ha stabilito su quali quesiti si dovranno esprimere i cittadini. Le domande saranno due: se si ha intenzione di modificare la Costituzione in vigore dal 1980, al tempo della dittatura, e in che modo procedere.
Nel primo caso si riscriverà la Carta su un “foglio bianco” cioè, da capo e interamente. Si deve poi decidere se a farlo dovrà essere il 100% di delegati eletti o un numero diviso al 50% tra eletti e nominati. In ogni caso conterà molto il contenuto della nuova Costituzione nella quale dovranno essere presenti molte delle rivendicazioni portate avanti dal movimento di protesta di questi mesi.
Il Cile è infatti un paese dalle fortissime diseguaglianze sociali, con bassi salari e alti costi per istruzione e assistenza sanitaria, mentre l’economia è nelle mani di poche famiglie ricche. La Costituzione attuale inoltre non impone allo Stato di aver cura dei bisogni per la popolazione, a partire dal diritto al lavoro equamente retribuito. Il presidente Sebastiano Pinera all’indomani della sua elezione, lo scorso anno, aveva subito fatto sapere che non avrebbe messo mani alla Carta contraddicendo l’intenzione del suo predecessore, la socialista Michelle Bachelet. Ma ha poi dovuto cedere alla piazza.
Molto hanno contato i sondaggi che hanno mostrato come il 75% dei cileni fosse d’accordo con il movimento di protesta nonostante le violenze, e che un numero ancora superiore (l’87%) aspirasse a riscrivere le regole per il governo del paese. Il prezzo pagato per ottenere questo risultato è stato però molto alto: almeno 20 sono stati i morti nel corso degli scontri con i Carabineros e l’esercito. L’Istituto nazionale per i diritti umani ha avviato un’indagine e un’azione legale su almeno 180 casi di violazioni: si parla di presunti omicidi, violenza sessuale e torture.