La democrazia asimmetrica terreno fertile per il fascismo

Qualche tempo fa, su questa rubrica, mi chiedevo e chiedevo ai lettori da quando l’ignoranza e la ferocia fossero diventate rispettabili categorie filosofiche, o per meglio dire, il terreno preferito sul quale agire nella dialettica. “Da quando l’ignoranza e quel non sapere e non capire niente di più complesso dell’etichetta della birra, con la convinzione di aver chiaro tutto, sono diventati valori sui quali essere orgogliosi?”

Era il settembre del 2017. Ammettendo di non aver una risposta, ponevo la domanda per cercare di analizzare il crescente potere della bruttezza, della volgarità, della cattiveria umana, della prepotenza. Di stampo fascista, aggiungevo. Perché questo nella nostra storia e nella nostra memoria è chiaro: il disprezzo per tutto quello è identificato come diverso, che vagamente ha un minimo di consapevolezza sociale e culturale, o lievemente più complesso di un calcio a un barattolo vuoto di Fanta per strada, ha quella matrice.

Il corto circuito del senso critico, del pensiero, dell’umanità, è storicamente l’arma del potere per reprimere ogni forma di opposizione culturale e, quindi potenzialmente politica. Perché il potere possa mostrare con eleganza la sua ferocia, necessita di quel livello di brutalità e di ingiustizia indiscutibile che storicamente viene portata in dote da chi si allena alla violenza cieca, al ricatto mafioso, al controllo del territorio con metodi squadristi.

E l’ignoranza porta vantaggi enormi.

Chi non sa, non pensa, non si pone il dubbio quindi non esercita quel senso etico ed estetico che serve all’intelligenza per costruire relazioni sociali sane, per capire il bene e il male, le differenze, la bellezza.  Chi ignora esegue. La manipolazione mediatica, fatta di slogan e di una realtà raccontata senza pensare, ad uso di una democrazia formale e ottusa, al servizio di un liberismo furibondo, sta creando mostri. Da tempo. E di questo dobbiamo occuparci. 

Penso che l’ignoranza non abbia preso il potere. “Ma come è accaduto per il fascismo, rappresenta il tappetino dove il potere può poggiare i piedi senza sporcarseli. Ci pensano gli schiavi a combattere per spezzare ogni opposizione, ogni resistenza, ogni dialettica civile. Brutti, sporchi e cattivi e al servizio di un’idea di società che preveda meno diritti (e neanche uguali per tutti), ricatti come fossero dogmi e tanta tanta bruttezza. Obbedienza ottusa a comportamenti di massa spregevoli, sui social come sulle spiagge, nelle città del turismo dove la declinazione ovvia del pianeta ignoranza è il viaggiare senza rispetto. Gonfi di quel senso di onnipotenza che viene dal pensare di avere fatto il pieno dei diritti senza occuparsi manco un minuto dei doveri verso il prossimo.

Scrivo sull’ignoranza come paradigma. Non ci sono riferimenti politici né nostalgie di passato.

Anche perché credo serva una coscienza civile accesa, resistente e attiva tra i cittadini pensanti, che impedisca ai nostri figli di finire sotto gli influssi mediatici e politici di un fascismo anche peggiore: razzista, xenofobo, da paura e stupidità. Ma anche allegro, modaiolo, disinvolto e arrogante, che ama i ragazzetti clonati tatuati ciondolanti con le birrette in mano. Precari, alla moda, trasgressivi e succubi. Cioè l’altra faccia della medaglia: da una parte l’incattivito utile, dall’altra lo schiavetto creativo contento, alla moda e metropolitano. Due aspetti della subalternità culturale inaccettabile che priva di senso critico e getta le basi per la resa finale”.

La democrazia neoliberista (scusate la chiarezza e l’uso di termini inaccettabili per i media) si nutre di questo, di un’idea distorta della libertà. Dove tutti possono fare tutto, i fasci, i razzisti come i pipponi modaioli alternativi e trasgressivi.  Senza un fine. In un agire sonnambulo in cui mai affiora un’idea di giustizia sociale, di eguaglianza di diritti, di bellezza, di amore per il territorio, per il futuro, per la vita. Come se la realtà fosse tutta racchiusa in una rappresentazione plastico-teatrale virtuale. Dove l’unica realtà percepibile è che le ingiustizie sono destinate a crescere, così come la diseguaglianza sociale. E il fascismo degli atteggiamenti è l’unica risposta. Perché questa libertà sulla quale poggia i piedi la democrazia asimmetrica in cui viviamo (e che ci siamo dimenticati di combattere) è il miglior fertilizzante per questi fascismi utili e feroci che prendono spazio.

Siamo in pericolo? Non da oggi, da decenni, da quando abbiamo accettato di vivere, senza porre alternative, in un sistema strano, economicamente e militarmente basato su crudeltà e ingiustizie.

Da quando, offuscati dalla pioggia di informazioni, abbiamo perso coscienza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, accettando senza fiatare le efferatezze più grandi. Si tratta di un problema culturale che culturalmente dobbiamo tornare ad affrontare prima che sia troppo tardi, prima che sia necessario tornare a difendersi, per difendere le idee per le quali hanno combattuto e hanno versato sangue i nostri padri.

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